Premetto che quanto segue emerge da un’esperienza maturata soprattutto con le fasce d’età un po’ “su” mentre quanto osservato con ragazzini e bambini non è suffragato da una miriade di dati ed è soprattutto frutto di un confronto con l’altra esperienza, detto questo, le osservazioni sono indubbiamente personali e rapportate al tipo approccio con l’allievo che tendo ad avere io, è possibile che qualche altro insegnante abbia pure indicazioni di segno opposto.
Per iniziare subito dal fondo io dico chiaramente che a mio parere la continuità didattica ha un significato via via crescente man mano che si sale con l’età e se con bambini piccoli non ha questa grande importanza arrivando ai soggetti in terza età ha una importanza fondamentale, al punto che è la maggior responsabile, quando manca, della maggior parte degli abbandoni di un’attività motoria sistematica da parte dei soggetti “molto maturi”.
Molto umilmente provo ad ipotizzare perché possa essere non necessaria con riferimento ai bambini, meno umilmente sosterrò come una marea di dati mi abbiano convinto del contrario man mano che si sale con l’età.
Intanto togliamoci dalle scatole un termine di inglese che da spesso molto fastidio quando si parla di questioni legate all’attività motoria: il termine in questione è “feedback” e sta a significare “retrazione” o risposta ma a noi serve un termine assolutamente italiano che si chiama “interazione” che ci serve molto più per analizzare in modo compiuto il rapporto allievo insegnante. Un buon “feedback” posso averlo anche da una macchinetta da caffè se funzione bene, difficile che abbia una “interazione” significativa con la stessa.
L’interazione in un rapporto allievo-insegnante quando l’allievo è un bambino è diversa (difficile dire se più bassa o meno bassa, diciamo “diversa”) rispetto a quando l’allievo è più maturo. Per il bambino è molto importante costruire un ampio alfabeto motorio, è importante giocare, è importante che il suo istruttore abbia un ottimo approccio pedagogico, è pure abbastanza importante che l’attività proposta non sia troppo strutturata e codificata. con una brutta espressione io dico che con i bambini più casino c’è e meglio è. Ovviamente è un “casino” controllato e, per quanto utile ai bambini, questa sana confusione deve poter garantire un minimo di sicurezza nella conduzione della lezione perché il compito principale dell’insegnante, più che fornire stimoli per l’acquisizione di nuovi schemi motori che nascono spontaneamente senza nessuna indicazione particolare, è quello di controllare che i bambini non si muovano in modo troppo pericoloso. Io sono un grande sostenitore della figura del maestro nella conduzione dell’attività motoria nella scuola primaria. In questa convinzione vado contro agli interessi della mia categoria ma dico che se il problema è l’assunzione di nuovo personale, l’utilizzazione di quello già esistente (i maestri appunto) può comunque consentirci di aumentare in modo urgente (è un’emergenza nazionale) la quota di attività motoria da distribuire ai nostri pargoli che troppo spesso sono bloccati nel resto della giornata in una società che è un inno alla sedentarietà. Dopo di che sono d’accordo che un piano articolato che preveda anche l’introduzione dell’insegnante di educazione fisica nella scuola elementare possa essere certamente utile ma quella è un operazione che con i tempi italiani di attuazione di queste cose deve certamente essere preceduta da interventi urgenti agendo su ciò che già abbiamo.
In sintesi per conto mio nella distribuzione dell’attività motoria presso i bambini il problema non è di continuità didattica o di metodo di insegnamento. A tal proposito torno a dire che per conto mio il maestro, ottimo pedagogo, è decisamente attrezzato ad affrontare l’attività motoria dei bambini. Il problema è invece offrire occasioni molteplici di movimento a questi bambini in luoghi sicuri all’interno della scuola e fuori dalla scuola. A scuola è il maestro stesso a reclamare la compresenza di un istruttore o insegnante di educazione fisica (ma potrebbe benissimo essere un altro maestro) fuori dalla scuola dove non c’era praticamente nessuno a coordinare l’attività fisica dei ragazzini in tempi andati ma che non risalgono all’età della pietra il problema è ben diverso: non è che manchi qualcuno, c’è semplicemente la presenza continua di una cosa che ha stravolto la nostra vita nel bene e nel male, l’automobile. L’automobile, un po’ come la televisione, ha migliorato la nostra vita nel momento in cui si è messa al nostro servizio e si è inserita in modo discreto nella nostra società e, sempre come la televisione, ha iniziato a toglierci libertà e a devastare le nostre vite causando anche gravi problemi alla salute quando ha cominciato ad indirizzare le nostre vite più che aiutarle. Fuori da scuola non mancano istruttori, ci sono semplicemente troppe macchine, i migliori calciatori del mondo non li abbiamo prodotti per il lavoro precoce di chissà quali tecnici ma solo per il fatto che in giro c’era un numero di auto compatibile con il gioco dei bambini. Il numero di auto circolanti in Italia attualmente (qualcosa come 40 milioni o giù di lì…) è assolutamente incompatibile con il gioco dei bambini, è un problema di spazi oltre che di regolamentazione razionale. Anche che riesci a regolamentare meglio il traffico selvaggio dando più spazio alle aree residenziali (le cosiddette zone 30 dove, anche se non lo sa nessuno, il pedone ha la precedenza assoluta sull’autovettura) in ogni caso il numero di auto è tale che ti manca proprio lo spazio per giocare. In strada non si gioca più, la strada è stata letteralmente sequestrata, il gioco lo fai solo al campo sportivo quando ti accompagna la mamma o il papà e ci vai rigorosamente in auto perché mamma e papà non hanno tempo di accompagnartici a piedi.
La continuità didattica comincia ad avere un certo significato quando si va a trattare di adolescenti e lì direi che si tratta ancora di un aspetto pedagogico più che tecnico di evoluzione degli schemi motori. Se da un punto di vista pedagogico dicevo che il maestro è molto ben attrezzato a coordinare l’attività dei bambini (ma attenzione che la strada, senza nessun istruttore, a volte insegnava ancora di più…) con riferimento agli adolescenti c’è da aggiungere che l’importanza di un punto di riferimento comincia a farsi sentire e può anche essere talmente importante da suggerire un concetto di continuità didattica già a questa età. Ridicolo dirlo, ma mentre il bambino gioca sempre, basta che gli dai gli spazi, anche se il suo maestro scappa alle Maldive, l’adolescente per certi versi si comporta già come il soggetto in terza età ed è pure possibile che abbandoni un certo sport solo perché è cambiato l’allenatore con il quale aveva un’interazione (e non un “feedback”…) decisamente proficua e che oltre che un allenatore era un maestro di vita, un adulto del quale fidarsi e con il quale parlare male dei professori che a volte, anche se con i ragazzi ci stanno molte ore, pensano solo al “feedback” e non all’interazione (in questo senso affermo che una maggiore presenza dello sport a scuola è fondamentale anche per cambiare il rapporto fra insegnanti e allievi che è stagnante e legato agli stereotipi di più di cinquant’anni fa).
Nell’età adulta, triste dirlo, gli allievi hanno bisogno di un buon “baby sitter” non di un istruttore. Paradossale ma l’età adulta è quella nella quale c’è più ignoranza in tema di abitudini motorie, è quell’età nella quale se non hai un buon istruttore alle calcagna rischi di abbandonarti ad una sedentarietà decisamente pericolosa. E’ per quello che esistono i “personal trainer baby sitter” è per quello che esiste questo sito che fondamentalmente ti dice che devi muoverti anche se non puoi permetterti il personal trainer stile americano, stile vip con i soldi, stile baby sitter appunto.
L’età adulta è un discorso molto complesso di cultura dell’attività motoria dove mi sono reso conto che la continuità didattica anche se non molto ricercata dall’utente (al contrario vi sono certi allievi che “scappano” dal buon insegnante perché hanno capito che fin che c’è quello non avranno più scuse per ignorare un’attività fisica che è sacrosanta e irrinunciabile anche se hai il più soffocante dei mestieri della terra che ti tortura l’esistenza) è comunque importante perché più aumentano gli acciacchi dell’età e più è importante che questi siano conosciuti bene anche nelle loro reazioni all’attività motoria da parte dell’insegnante.
In terza età il bisogno di continuità didattica è conclamato ed invocato a gran voce dagli utenti che ti chiamano il loro “maestro” e che arrivano al fatidico “Io se non c’è il nostro “maestro” non mi iscrivo più…” Questa tipica frase la dice lunga sul rapporto che si crea negli anni fra insegnante di attività motoria per la terza età ed allievo. Sarebbe quasi da prevenire questo atteggiamento continuando a cambiare l’insegnante per non creare questo tipo di rapporto ma non sarebbe un buon servizio per gli allievi in terza età che hanno nella fiducia dell’insegnante uno degli ingredienti principali per poter continuare la loro sana attività motoria.
Il rapporto insegnante-allievo di terza età è decisamente interattivo e anche se il soggetto in terza età per certi versi è quasi meno complesso dell’adulto e dell’adolescente è comunque fondamentale inquadrare bene il bagaglio delle sue capacità motorie residue per non fare castronerie imperdonabili nella proposizione dell’attività.
Così come dicevo che per i bambini il maestro è ben attrezzato a svolgere un’attività proficua e certamente utile con riguardo alla terza età purtroppo mi tocca rilevare come anche il più qualificato dell’insegnanti e con chissà quanti master negli Stati Uniti e pure ad Honolulu a volte può sbagliare decisamente a calibrare l’attività se non ha un grande bagaglio di esperienza con i soggetti in terza età e mi tocca aggiungere pure con quella classe specifica ed è sulla base di questo che affermo che ogni cambio di insegnante di classe di terza età è sempre un terno al lotto anche se arriva un nuovo insegnante molto qualificato. Questa esigenza molto spesso si scontra con le realtà organizzative di un’attività che soprattutto nel nostro paese non è ancora strutturata in modo razionale e purtroppo vive anche sulle disponibilità di tempo di insegnanti che, per quanto qualificati, devono fare i “salti mortali” per sbarcare il lunario.