Mi si accusa di non avere uno sponsor. Anche il più straccio dei siti ha uno sponsor, un inserzionista pubblicitario. Alla fine è quello che ti da credibilità. Io, per esempio, per essere inquadrato, attendibile e rassicurante dovrei essere sponsorizzato da una ditta di integratori alimentari. Così si potrebbe capire perché scrivo tante cose strane.
“Si, scrive tante cose strane ma sono giustificate dal fatto che deve vendere integratori alimentari, è tutto comprensibile, ovvio, non c’è niente strano.”
L’anomalia fa paura. Un sito che parla di attività motoria nuda e cruda senza fare la pubblicità a nessun prodotto disorienta. Si cerca una chiave di lettura che non si riesce a trovare.
Una delle battute più enigmatiche, ma forse anche azzeccate, la feci quella volta che, ad un mio amico che mi invitava a fare come tutti gli altri e fare pubblicità almeno a me stesso mettendo una bella foto con il mio faccione, risposi: “Ma scherzi, non è possibile, devo mantenere assolutamente l’anonimato perché questo è un sito sponsorizzato dalla vecchia DDR…”
La vecchia DDR, un “mostro” di organizzazione sportiva che è stato solo che demonizzato al crollo del muro di Berlino. Della DDR in termini di organizzazione sportiva si è parlato solo che male dalla sua caduta in poi. Peggio, parlarne bene è quasi apologia di reato. Come se la DDR fosse stata solo aberrazione dello sport. Così facendo si è buttato via il bambino con l’acqua sporca perché in realtà la DDR è stato un fulgido esempio di alta organizzazione nell’attività motoria da parte di uno stato che, tutto sommato, era poco più grande di una grande regione italiana.
L’ipocrisia del doping ha funzionato più che bene anche nel bollare ciò di buono che ha fatto la DDR. Tutto doping, solo doping, senza doping non avrebbero prodotto alcun risultato di rilievo. La cultura dell’attività motoria ignorata.
Non sto sostenendo il sistema politico della vecchia di DDR che ha prodotto aberrazioni da dimenticare (o da non dimenticare per non ricascarci dentro…) ma all’interno di quel sistema folle non si può non ammettere che l’organizzazione sportiva non era certamente la cosa peggiore e, di sicuro non era una cosa da gettare in toto.
Fosse anche solo per un aspetto poetico difficile da comprendere da parte di noi occidentali la DDR aveva in sé, nel suo modo di vivere lo sport, un qualcosa di magico. Lasciamo perdere un attimo il doping. Non ditemi che i calciatori della DDR erano più dopati degli altri in tempi nei quali il doping nel calcio era quasi del tutto assente. Ed allora al netto del doping, che non inquinava certamente il calcio come adesso, guardatevi su You Tube la partita di calcio Germania Ovest – DDR del 1974 vinta da questi ultimi per uno a zero. Se riuscite a capire la magia di quell’incontro avete capito molte cose dello sport che non ci sono scritte sui libri.
Lo sport come riscatto, lo sport come valore per chi non è molto fortunato perché è innegabile che in quella situazione i fortunati erano i tedeschi ovest e gli sfigati i tedeschi est. Ma gli sfigati avevano una cosa che funzionava bene, ed era proprio il sistema sportivo. In quel sistema sportivo i calciatori erano gli sfigati degli sfigati perché il calcio non era certamente visto come uno degli sport principali nella DDR e pertanto un calciatore della DDR poteva solo che invidiare per molteplici aspetti quello della Germania Ovest. Guardate l’esultanza dei tedeschi est nei momenti della concretizzazione del trionfo in quella partita e ditemi se in quella partita non c’è un qualcosa di magico, leggendario e forse irripetibile che solo lo sport può dare. Se l’avete capito l’articolo è finito qui. Nessuno sponsor. Solo sport, attività motoria fine a se stessa, per divertirsi, per stare bene, per stare in pace con sé stessi e con il mondo.
Se non l’avete capita, oggi, al primo acquisto inutile che vi capita di fare tentate di resistere, fate come fa un fumatore accanito di fronte ad una sigaretta che non deve fumare, un gesto eroico per riconquistare la sua salute. A questo gesto eroico abbinate una camminatina, una corsetta, un qualsiasi atto motorio che consacri questa rinuncia. Poi pensate a quello che avete fatto. Invece di comprare una cosa cretina assolutamente inutile avete trovato del tempo (che forse vi è costato molto di più di quanto vi sarebbe costato quell’oggetto cretino) per curare la vostra salute con l’attività motoria. Avete fatto un qualcosa di rivoluzionario, strano, incomprensibile, che non sta negli schemi. Per qualche secondo vi sentirete un pochino come quei calciatori della Germania Est che batterono i fratelli più fortunati della Germania Ovest. Poi capirete che la situazione non è quella, voi in realtà non siete schiavi di nessun sistema politico, la vostra schiavitù è solo il sistema della pubblicità. Se volete potete vincere la partita dello sport molte volte. Ci sono tantissime occasioni per farlo e dopo un po’ diventerà una banalità.
Fin che ce la faccio io resto pure senza sponsor, senza pubblicità, così potete pure dire che il consiglio ve l’ha dato un cretino sponsorizzato dalla ex DDR e che non fa pubblicità a niente e nessuno se non all’immagine dello sport come strumento di riscatto sociale. Però con la fantasia non scatenatevi troppo perché ad un certo punto potreste sentirvi addirittura una specie di Pietro Mennea o Cassius Clay. Io volevo fare la pubblicità solo alla DDR…