CONFRONTO AUSTERITY 1973-LOCKDOWN 2020: PERCHE’ ALLA FINE L’AUTOMOBILE VINCE SEMPRE

Ci sono stati due momenti strani nell’epopea dell’automobile in Italia durante i quali il primato dell’automobile su tutti gli altri mezzi di trasporto ha rischiato un po’, sono stati due momenti molto diversi fra loro e pure molto distanti, tanto è vero che non molte persone hanno avuto la fortuna di viverli entrambi: l’austerity del 1973 ed il recente lockdown. Per certi versi il più pericoloso è stato proprio questo ultimo momento anche se non era mirato a bloccare l’auto ed è stato più pericoloso per un motivo molto semplice: mentre nel 1973 il giocattolo era seminuovo e praticamente nessuno ci stava ad abbandonarlo quasi subito, adesso il giocattolo non è più proprio nuovo, si è evoluto molto meno di quello che pensavamo si potesse evolvere ed inquina ancora quasi nello stesso modo di quanto inquinava allora, anzi visto che il numero dei mezzi impiegati è decisamente superiore ci tocca ammettere che inquina pure di più perché l’aumento del numero dei mezzi in circolazione supera la diminuzione di capacità in inquinante dei singoli mezzi.

I due momenti sono difficilmente confrontabili perché oltre ad essere separati da quasi mezzo secolo hanno avuto modalità di concretizzazione decisamente diverse. Nel 1973 bisognava consumare meno carburante, il petrolio costava molto caro e la necessità di fermare le auto dipendeva essenzialmente dalla necessità di contenere i consumi. Dopo anni di grande escalation della vettura privata negli usi e costumi degli italiani, con le domeniche a piedi ci si è finalmente resi conto che l’inflazione del numero di auto in circolazione era un po’ anche un’autentica rottura di scatole e sì è capito in poche giornate che un mondo senza automobile o come minimo con un uso dell’automobile ben regolamentato poteva essere anche decisamente meglio di quella bolgia infernale alla quale ci siamo abbandonati in pochi anni con la scusa del boom economico. In ogni caso l’autovettura aveva già fatto breccia nella quasi totalità delle menti degli italiani, era vista come simbolo di libertà, come conquista sociale, per alcuni addirittura come status symbol per farsi vanto di una condizione sociale invidiabile e quasi nessuno ci avrebbe rinunciato in modo netto e drastico

Lo scorso anno le condizioni erano molto diverse e l’auto ha rischiato molto di più tanto è vero che il mercato ha preso anche una botta mica da ridere con una contrazione delle vendite di portata storica. La scusa non è stata ridurre il consumo di carburante e nemmeno ridurre l’inquinamento che poteva pure essere una scusa molto valida ed interessante per limitare l’uso dell’auto. No, la scusa è stata la pandemia e così oltre alle auto nei garage si sono bloccati anche i pedoni nelle case. In questo modo non c’è stata la possibilità di rendersi conto dei grandi benefici riscontrabili in termini di salute dal blocco delle auto. La salute che potevamo conquistare all’aperto in fantastiche città senza auto ce la siamo giocata chiusi nelle case a contagiarci a vicenda in quello che forse è stato l’errore più clamoroso nella lotta al Covid: la segregazione totale. In quei giorni la Germania, quella stessa Germania che adesso è messa molto peggio di noi aveva meno di un decimo dei contagi che avevamo noi. Avevano capito che segregare la gente in casa senza dare nemmeno la possibilità dell’ora d’aria era una mossa decisamente irrazionale. Se ne sono dette centomila di idiozie su questa pandemia e la più grossa mi viene da scriverla ora nel contesto di questa analisi delle città senza auto: “Ma di cosa avevano paura negandoci anche l’ora d’aria per mantenere la salute: che ci rendessimo conto che le città senza auto sono semplicemente fantastiche?!?”. E’ chiaro che questa è l’osservazione più idiota che si possa fare, loro erano solo convinti che più la chiusura era spinta e migliori effetti potesse avere e non si erano resi conto che la Germania solo concedendo un po’ di attività fisica quotidiana all’aperto ai cittadini ma prendendo gli stessi provvedimenti sulle altre cose è riuscita a mantenere la popolazione in salute molto più di quanto non siamo riusciti a fare noi in quel periodo. C’è poco da elogiare la Germania perché poi durante la seconda ondata quando si è messa a lanciare gli spot televisivi che più si stava in casa e meglio era è riuscita a fare anche peggio di noi. Evidentemente la pandemia era più facile combatterla fuori dalle mura di casa che non dentro costantemente a contatto con il virus di soggetti che non si sapeva nemmeno essere contagiati.

Pandemia a parte, la grande occasione persa del lockdown di primavera 2020 è stata quella di non capire che il “Grande Esperimento” della città senza auto doveva avere un seguito e che quel seguito andava messo in scena semplicemente concedendo ai cittadini di tornare in strada senza auto. La cosa più graduale che si poteva fare era proprio lasciare i cittadini liberi di tornare per le strade e poi in un secondo tempo, solo in una fase successiva della pandemia, si sarebbe potuto riaprire anche alle auto. Tale miracolosa sfasatura temporale non c’è mai stata, ed anzi c’è mancato poco ad un certo punto che lasciassero scendere in strada le auto ma senza automobilisti per tornare alla normalità dei consumi pre Covid e non sconquassare il mercato più di tanto. Insomma ancora una volta le logiche di mercato e dell’economia hanno prevalso su quelle della salute e il Grande Esperimento della città senza auto vivibile per tutti non è andato in scena, ce l’hanno solo fatto vivere per televisione in un ricordo mesto di giorni buttati alle ortiche. Fuori non c’erano le auto ma non c’eravamo nemmeno noi.

La necessità di non intasare gli autobus per problemi di distanziamento ha fatto pensare ad un nuovo uso della bici ma quello non è stato altro che un pensiero fugace perchè, di fatto, il numero stordente incontrastato di auto in circolazione ha impedito ogni possibile rivoluzione della bicicletta e più di un anno dopo possiamo tranquillamente dire che i miseri provvedimenti adottati per incentivare l’uso della bici non hanno sortito nessun effetto: le nostre città sono sempre più dense di auto come non mai e siamo ancora immersi cronicamente nell’era dell’automobile. La questione climatica bussa alle porte e se si ha il buon senso di capire che va affrontata anche limitando l’uso dell’auto potrebbe ripresentarsi anche un terzo momento storico di potenziale esperimento della città senza auto: se ciò dovesse avvenire speriamo che ci colga un po’ più attenti e meno distratti da cataclismi tipo la pandemia, chissà che non riusciamo a capire che una nuova salute si può conquistare anche limitando l’uso del grande giocattolo.