Qualcuno dirà che maltrattando l’atleta Caster Semenya si è toccato il “mezzofondo” perché la fortissima sudafricana è una mezzofondista, in realtà io penso che la IAAF perseguitando la Semenya con le sue follie futuristiche abbia toccato il “fondo” nel senso che peggio di così non si può.
La sentenza che condanna la miglior ottocentista del mondo a trattarsi farmacologicamente se vuol continuare a gareggiare è l’apoteosi della medicalizzazione dello sport.
In uno sport che patisce già un eccesso di medicalizzazione imbarazzante con un antidoping che riesce a fermare solo gli amatori, perché di atleti di alto livello si fermano solo quelli senza copertura politica, questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Costringere un’atleta ad assumere farmaci solo perché naturalmente produce troppo testosterone è semplicemente folle, sconsiderato e probabilmente anche pericoloso da un punto di vista medico. In tal senso dovrebbero essere proprio i medici a ribellarsi all’assurdità di una decisione simile.
Non mi va di dilungarmi sull’argomento perché so che ci sono pure gli “sportivi” contenti di questa decisione perché così la gara degli 800 metri potrà essere più accessibile anche a chi non ha il talento della Semenya.
Ho la sensazione che la decisione sia soprattutto politica ed ho motivo di pensare che in tale situazione agire nel rispetto dell’atleta sarebbe stato molto più elegante, opportuno e corretto.