Per me potrebbero scoprire che Schwazer si è bevuto anche suo nonno in carriola per andare più forte nella marcia che sono convinto che sia l’unico atleta italiano che ha tentato di fare un po’ di chiarezza sul doping negli ultimi 40 anni. Mi auguro che la verità venga a galla e che quando sarà venuta fuori davvero lui sia ancora in attività perché ha un tot. di sassolini dalla scarpa da togliersi e, a quel punto, non sarà più importante se sarà ancora in grado di marciare ad alti livelli perché comunque la sua sfida l’avrà vinta. La sfida con chi ha fatto finta di niente.
Non si può capire il doping se non si tenta di capire l’inefficienza e l’ipocrisia dell’istituto dell’antidoping. C’è stato un processo a Bolzano che rischiava di far chiarezza su questo argomento. Qualcuno poteva provarci (mi viene in mente il calciatore Vialli al famoso processo contro la Juve, zittito subito dal PM, almeno ci ha provato…). Bastava che un solo qualsiasi atleta italiano di spicco si spendesse per affrontare l’argomento. Ne hanno sentiti tanti. Non c’è stato nessuno che ci ha provato. Tutti a recitare la poesia a memoria di questo sport che deve andare avanti così e può andare avanti solo così.
L’unico colpevole è Schwazer. E gli atleti russi. Gli altri sono tutti santi perché l’antidoping funziona alla perfezione. E l’antidoping determina chi è un santo e chi è un demone. I giornalisti non hanno nulla da dire perché i giornalisti per compito istituzionale hanno il dovere di scrivere cose che non rompano le balle.
Io mi sono annoiato di scrivere di queste cose e faccio il tifo per Schwazer perché sono pure convinto che questa volta non c’entri niente. Sarò un illuso. Casualmente stanno perseguitando lui che è l’unico che ha avuto il coraggio di dire qualcosa su questo argomento che scotta. Quelli che sanno e non parlano mi danno fastidio. Ma di queste cose non si può assolutamente parlare perché ti querelano. Bisogna tenere alta l’immagine dell’Istituto dell’Antidoping. La salute degli atleti è un optional…