Non che mi vada l’idea di campare altri 100 anni, ritengo che il problema di tentare di campare meglio sia più importante di quello di tentare di campare a lungo e pertanto spero di campare decentemente per un periodo “umano” piuttosto che indecentemente per un periodo “troppo” lungo però se potessi tornare indietro fra cent’anni (come in una bella canzone di Ron) sarei curioso, fra le altre, di spiare almeno tre cose: 1°) Se hanno battuto il record mondiale dei 400 metri piani femminili di 47″60 di Marita Koch; 2°) Se siamo riusciti finalmente a mollare il petrolio per far andare avanti le nostre stramaledette auto e poi, 3°) Se in Italia finalmente abbiamo deciso di accettare e applicare con precisione le disposizioni di legge sul peso degli zaini che possono portare a scuola i ragazzi.
Questa terza è quella un po’ più strana che penso che nessun altro ultra ultra centenario si sognerebbe di verificare immediatamente in relazione ad una sua apparizione sulla terra in un futuro distante.
La Koch è quella che mi fa dire che l’atletica di adesso ha qualcosa da invidiare a quella di un tempo, il petrolio è quello che mi stupisce e mi fa pensare che la tecnologia sia schiava dell’economia, il trolley a scuola non so se mi getta nella disperazione o se mi fa ridere: per evitare di applicare la legge contro gli zaini pesanti si sono sognati di dire che con il trolley il problema è risolto, praticamente il trolley te lo portano a scuola loro e può pesare quanto si vuole.
Poi so benissimo che l’unica cosa sulla quale mi arrabbierei è l’eventuale abbattimento del mondiale della Koch. Qualcuno avrebbe il coraggio di dire che quel record è durato così tanto solo per la raffinatezza del sostegno farmacologico offerto agli atleti della DDR a quei tempi, ignorando che le pratiche dopanti di praticamente tutti i paesi si sono notevolmente evolute e diffuse in tempi successivi e pertanto se la Koch ha segnato un tempo stratosferico allora ciò deve essere ricercato in un modo di fare atletica e di studiare la preparazione sportiva che adesso non siamo più in grado di intendere, al netto di ogni discorso sui trattamenti farmacologici dai quali non ci siamo certamente liberati. Io sostengo proprio che l’atletica non si sia più evoluta per colpa del doping e pertanto la penso in modo diametralmente opposto: un tempo ci si allenava molto meglio, adesso ci si dopa molto meglio (al punto tale che gli atleti che vengono trovati positivi sono molto pochi) ma è scaduta la qualità delle esercitazioni di allenamento.
Sul petrolio non mi arrabbierei, ormai sono vecchio per arrabbiarmi per quelle cose: il mondo non è comandato in modo razionale, il mondo è in mano ai ricchi e se ai ricchi fanno comodo sistemi anche poco razionali per portarlo avanti va bene così. La tecnologia va bene solo quando fa comodo ai ricchi non quando può recare loro problemi organizzativi.
Sul trolley sarei molto curioso, ho rischiato di arrabbiarmi lo scorso anno quando ho scoperto che in Italia esiste una normativa chiarissima che viene costantemente disattesa da tutti gli istituti scolastici, ma anche lì non mi arrabbio più perché è notorio che la prassi consolidata è molto più forte di ogni legge, per chiara che sia (praticamente sarebbe come chiedere che gli italiani si fermino sulle strisce pedonali).
Ebbene in questi giorni (ed è per quello che forse fra cento anni potremmo essere al momento giusto…) viene fuori che in cinque città italiane (Milano, Torino, Biella, Verbania e Trapani) nelle scuole dell’obbligo non verranno dati i famigerati compiti a casa agli scolari. Mossa per me splendida. E sapete cosa c’entra con gli zaini troppo pesanti? C’entra perché la legge sul peso degli zaini non viene applicata altrimenti gli insegnanti si trovano nella condizione di non poter dare più compiti a casa agli allievi. Praticamente i genitori vorrebbero anche che i ragazzi andassero a scuola con uno zaino un po’ più umano ma quando viene risposto loro che per esigenze organizzative di compiti casa è praticamente impossibile avere uno zaino leggero allora mollano l’osso e si rassegnano ad accompagnare a scuola il ragazzo in auto con il pesante fardello.
Per conto mio una scuola senza compiti è una cosa fantastica. E’ sempre stato il mio sogno di asino da bambino e continua a restare il mio sogno di asino da adulto. C’è un problema, che da ragazzino io non ero un asino. Praticamente senza mai aver fatto un compito a casa (giocavo a calcio tutto il pomeriggio, sport nel quale ero negato ma mi è servito per prendere entusiasmo verso lo sport e per recuperare un po’ un fisico che era stato minato da un’infanzia in centro città) ero fra i migliori della classe. Sono peggiorato poi, sotto il peso dei compiti che mi hanno fatto odiare alcune materie che avrei potuto benissimo continuare ad apprezzare.
Io sono convinto che una scuola senza compiti a casa possa preparare molto bene. I ragazzi passano molte ore a scuola. Si tratta di ingolfare un po’ meno la memoria a breve termine senza far passare un’infinità di informazioni che sono semplicemente in “transito” nel delicato cervello del ragazzo per far lavorare di più la memoria a lungo termine e soprattutto le capacità critiche che sono quelle che anche se poi ti creano problemi nella vita ti possono aiutare a comprendere un po’ meglio il mondo. Non c’è dubbio che questo sia un modo rivoluzionario di intendere la scuola. Una scuola così intesa diventa molto più invadente ed incisiva nello sviluppo del ragazzo perché ciò che impari poi non ti molla più. Probabilmente se vogliamo che il bambino alle scuole elementari impari che la guerra non s’ha da fare e poi all’Università impari ad obbedire ed a capire perché per cento mila motivi da un punto di vista economico è proprio utile farla, dobbiamo insistere su una scuola che da molte informazioni ma non educa, in questo modo possiamo avere uno studente costantemente malleabile capace di buttare dentro informazioni sempre nuove.
Al di là di questi grandi temi ci sarebbe comunque un’ indicazione verso una scuola senza compiti proprio in quella insidiosissima normativa che suggerisce il peso ideale degli zaini per i ragazzi della scuola dell’obbligo. Se il peso ideale è nell’ordine del 10% del peso dell’allievo (e, francamente, con quel peso, per conto mio il ragazzino ci può tranquillamente fare anche due chilometri tutte le mattine…) allora spazio per i libri di testo nello zaino non ce n’è perché al di là di qualche quaderno, il diario, un astuccio (nemmeno molto pesante) e della merenda non ci sta nient’altro. A meno che non stiamo parlando di un bel ragazzino paffuto paffuto ed in deciso sovrappeso, ma allora quella è un’altra triste storia che si riaggancia agli altri fatti della scuola italiana.
Se vogliamo avere un esercito di ragazzini in sovrappeso che, visto che sono in sovrappeso, possono pure portarsi anche tutti i libri a scuola (quando sul tuo fisico hai costantemente 20 chilogrammi di troppo che questi siano 20 o 25 cambia abbastanza poco) si può ignorare del tutto il problema. Altrimenti, zaino pesante, compiti a casa e necessità di trovare i tempi per l’attività fisica al pomeriggio si fondono in un’ unica problematica che si risolve in un sistema organizzativo che è terribilmente semplice: al mattino si sta sui banchi ed al pomeriggio nelle strutture sportive. Ai miei tempi era al mattino a scuola e al pomeriggio in strada ma sto parlando di quasi cinquant’anni fa e dunque qualcosa è cambiato.
A dire il vero c’era già allora chi faceva il secchione e si limitava a stare in strada per un paio d’ore per poi andare a fare il secchione sui libri. I miei insegnanti dicevano che se io avessi fatto così sarei stato veramente un ottimo allievo perchè anche se ero già bravo si capiva benissimo che a casa non facevo proprio nulla. Ma io volevo diventare Gianni Rivera e non Giacomo Leopardi e a calcio ero così scarso che per recuperare il gap con gli altri bambini non mi potevano certamente bastare “solo” due ore al giorno.
Per i ragazzi di oggi è ancora più difficile, l’attività non si fa più in strada, c’è tanto di trasferimenti in auto in mezzo al traffico congestionato che portano via un sacco di tempo e per muoverti un’ ora sola finisci per perderne tre. Non parliamone se ti muovi in autobus perché la mamma non ce la fa a portarti. Giocavamo di più una volta e ci andava via meno tempo per giocare, questo è il paradosso. Siamo sinceri, gli asini di un tempo erano dei veri asini perché un po’ di tempo per studiare potevi sempre trovarlo se avevi la strada sotto casa pronta per giocare. Al giorno d’oggi se un ragazzo a scuola fa un po’ fatica perché non ha queste gran doti, per riuscire ad abbinare una sana attività fisica allo studio necessario per stare al passo con gli altri deve fare veramente i miracoli. Accade, e qui siamo al limite della discriminazione, che il meno bravo rinunci all’attività sportiva per riallinearsi con gli altri. Una volta c’era il secchione per passione adesso c’è il “secchione per necessità”. Questo è il ragazzo che a fine scuola dell’obbligo ha già gli occhiali ed è in netto sovrappeso senza aver mai avuto questa gran passione per lo studio ma solo perché ha già dovuto fare alcune rinunce per stare al passo con gli altri.
Ognuno ha il suo modo di vedere la scuola. Io, attualmente, vedo una scuola molto competitiva, che prepara ma prepara a senso unico sviluppando una gran capacità di stare sui libri più che le capacità critiche e che purtroppo molto spesso non lascia spazio all’attività fisica dei ragazzi. Con queste premesse sono ovviamente a favore di una scuola che alleggerisce gli zaini, anche togliendo i compiti per casa. So benissimo che tale scuola è osteggiata dai genitori più che dagli insegnanti, ma allora questa è la dimostrazione che troppo sport fa male alla salute, invece che sviluppare le mie capacità di adattamento ho prodotto una capacità critica ipertrofica che mi pone in contrasto con troppe persone. Nella prossima vita mollo prima il calcio.