“Hai l’abitudine di fare dei confronti fra apprendimento scolastico e ottimizzazione dell’allenamento per il miglioramento delle prestazioni sportive ma se si può giungere ad un ottimo risultato sugli 800 metri partendo da strade diverse non è che per studiare la “Divina Commedia” o imparare a risolvere delle equazioni ci possano essere tanti approcci differenti per cui è anche difficile fare un paragone fra certe materie scolastiche e l’attività motoria…”
Ognuno la vede a modo suo, sono totalmente in disaccordo con questa affermazione e anche se non ho mai fatto lezioni sulla “Divina Commedia” sono pure convinto che ci possano essere approcci differenti pure a questa così come non esiste un unico metodo per insegnare la matematica. Stando nel mio campo sono perennemente in conflitto con chi afferma che un muscolo perfettamente funzionante è sempre una grande conquista e premessa per ottimi rendimenti nello sport. Al contrario sono convinto che la teoria dell’allenamento sportivo ultimamente sia stata devastata dalla cultura dei muscoli e che non si possa prescindere da una grande attenzione all’aspetto neuro fisiologico del movimento che ha evidentemente molto a che fare con il cervello più che con i muscoli, per questo sostengo a spada tratta ogni confronto fra apprendimento di qualsiasi materia dello scibile umano (non solo letteratura e matematica, ma tutto, decisamente tutto ciò che vada a stimolare il nostro cervello, pure la “Settimana enigmistica” e non a caso nel mio articolo precedente ho elogiato i cuochi che hanno un approccio decisamente cerebrale ad una cucina di un certo livello) e apprendimento motorio.
In ogni caso, al di là delle tecniche di apprendimento adottate, io contesto alla scuola italiana la quantità di ore impiegate nel processo di apprendimento. Non è una mia invenzione che ragazzi di età compresa fra i 14 ed i 18 anni (nel pieno dello sviluppo quando l’attività fisica è importantissima) arrivino a dedicare allo studio anche 50 ore alla settimana fra ore passate a scuola e ore passate sui libri a rivedere quanto appreso a scuola. Qualsiasi lavoratore che lavora 50 ore la settimana viene considerato uno sfruttato ed un soggetto che comunque sta minando la sua salute per sostenere quei ritmi di lavoro, non si capisce perché anche uno studente che dovrebbe, teoricamente, lavorare un po’ meno di un adulto non deva essere tutelato in questo suo dramma. Io me ne occupo non in quanto sindacalista degli studenti che un sindacato non ce l’hanno ma perché l’attività fisica che è importante per tutti i soggetti lo è ancora di più per questi.
Il dramma scolastico si riversa sull’impossibilità materiale da parte dello studente di poter riservare un congruo numero di ore all’attività fisica e come scrivevo, anche razionalizzando al meglio, con grande maestria, un programma di attività fisica impostato su sei ore settimanali non si possono certamente fare miracoli. Il problema vero non è che questi ragazzini non possono ottenere prestazioni sportive nemmeno confrontabili con quelle di chi dedica molto più tempo all’attività sportiva ma il fatto che tali prestazioni irraggiungibili denunciano un altro dramma nel dramma: con sei ore di attività fisica alla settimana non solo non si riesce a fare sport in modo decente ma a quell’età non si riesce nemmeno a mettere in piedi uno straccio di programma di preparazione fisica per il mantenimento della salute che è la cosa che dovrebbero preoccuparsi di fare i quarantenni più che i quindicenni. Il fatto che stiamo ad ipotizzare un tipo di attività fisica per la salute per un quindicenne è semplicemente scandaloso perché l’unico problema del quindicenne dovrebbe essere battere in una certa disciplina sportiva tutti i suoi coetanei.
Per cui il primo problema di un’attività scolastica che si diluisce su un numero esagerato di ore è che va a creare problemi per lo svolgimento di una sana attività sportiva. Poi io sono convinto, per mie convinzioni personali, che tali metodi non spronino nemmeno ad una razionalizzazione delle tecniche di apprendimento perché come accade in certe preparazioni sportive esasperate in volume (e qui procedo con uno dei miei paragoni tanto contestati) quando il volume di carico è esagerato si finisce inesorabilmente per trascurare la qualità dello stesso.
La qualità dell’apprendimento di certe materie scolastiche è quasi sicuramente ancora più complessa della qualità dell’apprendimento necessario a produrre ottime prestazioni sulla disciplina degli 800 metri ma se affermiamo che per capirci qualcosa di Dante dobbiamo impararci a memoria la Divina Commedia probabilmente stiamo ragionando in termini che somigliano molto a quelli di chi dice che per affrontare bene lo sport occorrono in primo luogo ottimi muscoli.
Evidentemente sono in conflitto anche con i miei colleghi, figuriamoci se non sono in conflitto anche con colleghi che trattano discipline completamente diverse. Resto della convinzione che sia importantissimo a tutte le età avere un grande rispetto per lo studio di tutto ciò che ha a che fare con il funzionamento del sistema nervoso.
Così come ci sono quelli che dicono che un buon atleta parte da buoni muscoli io sostengo che una persona ben funzionante e quindi uno studente, un’atleta o un comunissimo lavoratore parte da una grande consapevolezza della plasticità del suo sistema nervoso e del fatto che è l’informazione ad agire su questo più che l’addestramento muscolare. Per certi versi Dante può anche aiutare molto l’ottocentista di alto livello, invece che ostacolarlo. Ma su questo non mi dilungo altrimenti vengono a prendermi gli uomini con il camice bianco…