Commento al “Decalogo del buon sportivo”

“Bello il decalogo del buon sportivo ed in linea teorica del tutto condivisibile, peccato che non tenga conto di alcune realtà che inquinano un po’ lo sport. Punto per punto:

1 ) – Lo sport effettivamente insegna a perdere ma insegna anche molto a vincere e si può vincere in tanti modi diversi

2) – Ricordarsi dell’avversario è un fatto di educazione, se non esiste lui non può esistere lo sport.

3) – Più o meno tutti gli atleti gareggiano sempre per vincere, solo chi gareggia tantissimo a volte opera una specie di selezione per impegno delle gare che per lo più è informata dal criterio del ritorno economico.

4) – Questo punto è collegato al successivo e non sta in piedi a certi livelli. Lo sport è salute solo fino ad un certo livello, da un certo livello in poi della salute non gliene frega niente a nessuno

5) – Come l’hai messa giù tu è da mondo delle favole. Nell’alto livello la quantità di farmaci impiegati per migliorare il rendimento è inimmaginabile, molto più che un tempo e si spendono un sacco di soldi per controlli antidoping decisamente finti ed eludibili che servono solo per pescare qualche amatore sprovveduto o qualche professionista che deve essere fermato per chissà quali motivi, talvolta pure per dimostrare che l’antidoping funziona bene.

6) – Questo punto è centrale e decisivo. Molta gente in effetti non pratica sport per motivi economici o smette di praticarlo per quello. Questo è un vero problema ma se senti chi giunge a queste decisioni ti dice che non poteva fare a meno. E’ un problema sociale, ma c’è di peggio, pensa ai ragazzi che smettono di praticare sport a 15-16 anni perché hanno troppo da studiare. E non mentono, è proprio vero che hanno troppo da studiare ed allora questa cosa è ancora più grave di chi ha troppo da lavorare e terribile per la salute dei ragazzi.

7) – Il cittadino onesto è anche uno sportivo onesto, sarebbe bello che tutti gli sportivi dimostrassero che il fatto sportivo e di salute prevarica quello economico ma purtroppo non è così, al contrario molti sportivi smettono proprio nel momento in cui si rendono conto che non riusciranno mai ad avere vantaggi economici dalla loro pratica sportiva

8) – L’umiltà è fondamentale come in tutto, lo sportivo poco umile può sopravvivere solo nell’ambiente professionistico ma viene stroncato nello sport di medio livello dove la gratificazione è proprio nel rapporto umano.

9) – Alcune regole del gioco sono decisamente sbagliate: si pensi ai compensi stratosferici che prendono i numeri uno confrontati con le cifre esigue che circolano per far funzionare lo sport per tutti. Oppure l’antidoping che sanziona più che altro gli amatori. Il singolo atleta non può farci niente, anzi in tema di antidoping c’è un’altra regola d’oro sbagliatissima: bisogna stare zitti per non venire perseguitati dalla giustizia sportiva (ogni riferimento al caso Schwazer è puramente voluto…).

10) – A volte è impossibile non arrabbiarsi, ci sono vincoli di ordine burocratico che limitano lo sport e lì è chiaro come lo sport sia immerso nel tessuto sociale: in un paese dove la burocrazia dilaga anche lo sport ne subisce le conseguenze.

Il monito finale è condizionato da questa realtà. è chiaro che sarebbe bello poter diffondere uno sport dove l’importante è la salute e vincere è un’opzione. Poi però gli sponsor coprono d’oro il gladiatore che compie gesta eccezionali ed intervengono in modo un po’ fiacco a sostenere lo sport di base. Allora forse sarebbe il caso che almeno i fondi pubblici fossero destinati con più chiarezza a questo tipo di sport, visto che allo sport per vincere ci pensano già gli sponsor privati lo stato deve intervenire per sostenere lo sport per la salute. Detta così è tanto semplice, da mettere in pratica non lo è per niente…”

No comment, io volevo solo fare un tranquillo articolo estivo con cose carine da dire. Forse era meglio se mi concentravo sulla “Settimana Enigmistica”. Almeno lì la soluzione l’avrei trovata…