“L’ironia dell’articolo sui “minimi sistemi” non è nemmeno troppo velata e pungente, purtroppo, in una società dove non è più garantita nemmeno la libertà di cura ed il diritto al gioco più che un diritto allo sport per tutti si traduce in un diritto ad una diffusione clamorosa della ludopatia, c’è poco da attendersi che la cultura dell’attività fisica informi la società.
E’ una società innegabilmente conformata alle dinamiche dei flussi finanziari dove difficilmente si muove qualcosa se non c’è una determinata motivazione economica e così le guerre si fanno non certo per ideali di Patria ma per delicati equilibri economici, e pure i modelli sociali sono ispirati ad esigenze di mercato, non al benessere della popolazione.
La rivoluzione dello sport che in un’apoteosi dell’ideale di De Coubertin insegna che l’importante è partecipare e dunque l’importante è vivere, esserci con la propria dignità e non come pedine di un ingranaggio mostruoso che obbedisce solo alle logiche del dio danaro, è una rivoluzione un po’ utopistica, forse bella da scrivere ma impensabile da mettere in atto così come quella altrettanto irrealizzabile delle città che tornano ad essere a misura d’uomo grazie alla bicicletta.
Probabilmente se un regista un po’ bizzarro producesse un film che narra una società simile non farebbe successo perché verrebbe definito troppo fantascientifico, troppo fuori dalla realtà anche per il cinema.
Forse questa cosa, se raccontata seriamente può anche fare un po’ sorridere, oppure può far piangere perché mette a nudo i limiti di un sistema che è bloccato dalle logiche dell’economia. Non è l’economia che è al servizio dell’uomo ma l’uomo che è al servizio dell’economia. Sarebbe utile indagare se questa cosa è venuta fuori cosi casualmente oppure se dipende da scelte di persone che hanno un po’ troppo peso nella società contemporanea…”
Il bello è che quando io racconto queste cose non sono per niente ironico, sono semplicemente tonto e così come penso che esista un modello semplice e lineare per far funzionare bene il proprio fisico senza torturarsi, senza coercizioni (la famosa attività fisica divertente che fa bene al fisico e alla mente) penso che esista anche un modello altrettanto semplice e lineare di società che si occupa in prima istanza delle esigenze primarie della popolazione di tutto il mondo e solo in un secondo tempo dell’incremento della ricchezza globale. La ricchezza globale per conto mio è semplicemente un obiettivo cretino come quello dell’atleta che pensa a vincere a tutti i costi pure con il rischio di rimetterci la salute (ogni allusione all’abuso dell’ausilio farmacologico nello sport di alto livello è puramente voluto…) per il semplice motivo che con un semplicismo atterrante e veramente tonto io penso che, nello sport come nella vita in genere, l’importante sia la salute e non il risultato o l’arricchimento.
Ognuno è libero di pensarla diversamente peccato che chi la pensa diversamente molte volte sia convinto che si può “solo” pensarla diversamente e pertanto punti ad un modello sociale dove si ragiona esclusivamente in ottica di arricchimento.
Se vogliamo è un po’ ciò che a grandi linee sta avvenendo anche a livello scientifico dove alcuni scienziati si stanno arrogando il diritto di stabilire delle linee guida di cura alle quali deve attenersi l’intera popolazione, per buona pace di secoli di finta democrazia e per il trionfo dell’economia di mercato pure in materia di assistenza sanitaria.