“…non è vero che le cause economiche sono solo marginali nella questione dell’organizzazione dello sport per i giovani in Italia. Se pensi alla differenza di trattamento abissale che c’è fra un campione che con pochi anni di lavoro (per lui è assolutamente un lavoro) si sistema per tutta la vita ed un buon atleta che anche se è un buon atleta se non entra nel giro dell’elite non vede il becco di un quattrino allora capisci che per il buon atleta la tentazione di smettere è molto forte anche perché il buon atleta per restare competitivo nei confronti del professionista dovrebbe allenarsi secondo ritmi per lui impensabili. Le cause economiche sono probabilmente la prima causa su questa strana distribuzione dello sport che vede pochi atleti impegnarsi veramente nell’età migliore e troppi ragazzini impegnarsi esageratamente in età precoce oppure anche amatori scatenati come se fossero dei professionisti alla ricerca di una gioventù che non c’è più…”
Probabilmente questa analisi spietata è un po’ più azzeccata della mia e allora bisogna ammettere che lo sport spettacolo che avevamo sempre creduto come buon traino per l’attività di base almeno parlando di atleti nel cuore della maturazione sportiva funge invece da freno, chi resta tagliato fuori da quel carrozzone si sente demotivato e si rifugia nello sport amatoriale prima ancora di essere entrato nell’età dove ha senso gareggiare con quello spirito. E’ un peccato perché il buon esempio più che da quindicenni scatenati o da quarantenni repressi potrebbe arrivare proprio dagli atleti nell’età del massimo rendimento che potrebbero dimostrare che si fanno cose egregie a quell’età anche senza essere dei divi della televisione. Stando così le cose l’unico esempio può arrivare solo dai professionisti dello sport che molte volte non è nemmeno questo grande esempio perché anche i bambini sanno che arrivati al vertice dello sport non tutto è trasparente come si potrebbe sperare. L’esempio degli atleti normali fuori da quel tipo di sport purtroppo non è un esempio molto edificante perché è spesso quello di ragazzi che hanno mollato anzitempo ogni ambizione di buon risultato sportivo ed hanno smesso di sognare un po’ troppo presto. Senza sogni nello sport non si va da nessuna parte nel senso che l’adolescente sogna di diventare un campione, l’atleta più maturo dovrebbe sognare di dimostrare che fra lui ed il campione non c’è questa grande differenza, questo sogno se lo rifiuta lui lo recupera il quarantenne assatanato che più che dimostrare che a quell’età può ancora essere performante quasi come i campioni veri dovrebbe limitarsi a controllare la parabola discendente divertendosi il più possibile.
Certamente è un fatto economico di sponsorizzazione dello sport di elitè e minore attenzione per lo sport normale io dico che è comunque anche un fatto culturale perché se sei davvero innamorato dello sport continui comunque a praticarlo con lo spirito giusto anche quando ti accorgi che non ti servirà per risolvere i problemi economici di una vita intera, questo spirito “giusto” torna solo molti anni più tardi ma a quel punto ormai non è più giusto perché… ogni frutto ha la sua stagione ed un quarantenne non può certamente recuperare i carichi di allenamento con la stessa facilità con la quale li recupera un giovane di 25 anni.