Commento a “Educazione sul doping a scuola”

“Sono d’accordo con te quando affermi che il miglior modo per sconfiggere la piaga del doping sarebbe quello di spiegare cosa fanno davvero gli atleti professionisti. Così facendo agli amatori passerebbe la voglia stupida di imitarli  e si sgonfierebbe un business colossale che alla fine è tenuto in piedi proprio dagli amatori…”

 

 

In effetti, anche se non si chiama così, il vero doping è un fatto essenzialmente di atleti di alto livello ma il vero business, anche se è un doping per modo di dire, è quello alimentato dagli atleti delle categorie amatoriali.

E’ un giochino di matematica a farlo capire. Se anche il 99% dei professionisti usa farmaci per sostenere la preparazione (e speriamo che siano meno del 99%…) quel numero è comunque un numero di soggetti piuttosto contenuto. Stiamo trattando di alcune decine di migliaia di soggetti in tutto il mondo. Quando invece trattiamo il discorso degli atleti non professionisti andiamo a considerare centinaia di milioni di persone. Qui c’è qualcuno che afferma che la percentuale di soggetti che va in farmacia con il preciso scopo di aumentare il rendimento sportivo va anche sul 3-4 %. Ora c’è da sperare che questa percentuale sia inferiore ma purtroppo pensare che almeno un atleta su cento di queste categorie usi i farmaci per tentare di rendere di più non è assolutamente insensato. Dunque stiamo parlando di alcuni milioni di soggetti e non le decine di migliaia come i professionisti. Lì c’è il business e le case farmaceutiche non hanno nessun interesse a smontarlo.

Che poi la follia del doping (se così si può chiamarlo) degli amatori possa essere quasi più pericolosa dei trattamenti farmacologici dei professionisti quella è una cosa di poco conto. Ma allora per combattere questa esiste questo finto istituto dell’antidoping che chiaramente non può sorvegliare milioni di dilettanti e che non ha assolutamente i numeri per fare in modo che l’uso di farmaci venga bandito dallo sport di alto livello.

Del resto non si capisce nemmeno se abbia senso limitare l’uso di farmaci nello sport di alto livello visto che il vero problema in quel tipo di sport sono i super carichi di allenamento che gli atleti devono sostenere per produrre risultati sportivi che a volte di fisiologico hanno ben poco. In realtà i medici sportivi non dopano nessuno, intervengono con i farmaci solo a limitare eventuali danni che allenatori poco accorti rischiano di creare agli atleti con preparazioni esagerate.

La calunnia non è quando si afferma che il medico interviene quasi sempre con i farmaci in queste situazioni ma quando si sostiene (e qui si che può scattare la denuncia per diffamazione…) che qualche medico direbbe al tecnico “Tu carica pure che poi se sballano certi valori ci penso io…”. Li apriamo discorsi molto complessi con implicazioni di carattere legale e l’unica cosa che si può osservare è come stranamente le pene sancite dall’antidoping nei confronti degli atleti professionisti sono sempre state più severe quando l’atleta ha cercato difese che andassero ad ampliare l’orizzonte delle indagini (uno per tutti il caso Schwazer in Italia).

Insomma la questione doping non è per nulla semplice, parlarne con pressapochismo è il miglior sistema per fare ulteriore caos, è opportuno chiarire che i veri presi in giro sono gli atleti che credono di scimmiottare i professionisti, hanno miglioramenti risibili del rendimento in virtù di quelle quattro porcherie che buttano giù, rischiano la salute per quei tentativi scriteriati come e forse più di professionisti che in quanto tali sono monitorati giorno per giorno e fanno pure la figura dei veri dopati perché poi ai controlli antidoping risultano anche positivi.

L’antidoping attuale è una vera presa in giro, questo lo sanno più o meno tutti, se serva per far finta che lo sport di alto livello sia pulito o per tentare di disincentivare davvero il consumo di farmaci nello sport dilettantistico non si sa, è certo che una vera campagna di informazione sull’uso dei farmaci nello sport potrebbe essere molto più utile di un antidoping simile. Purtroppo bisogna tutelare l’immagine immacolata dello sport professionistico e questo è anche un problema di grandi sponsor che legano il loro marchio alle gesta eroiche degli atleti professionisti. Forse i veri eroi sono solo quei ragazzini che, pur essendo distanti ancora due secondi pieni dal record del mondo dei 100 metri, continuano la pratica sportiva anche se qualche professore ha già cominciato a rompere le scatole a scuola chiedendo rendimenti superiori nello studio. La filosofia del doping inizia già dai “ricostituenti” che si davano ai ragazzini negli anni ’60 per fare in modo che fossero più svegli a scuola.