“…Come sempre confondi l’ideale con il reale. Sono gli sponsor a far andare avanti lo sport, non il Ministero della Salute e così c’è un ipotetico bando di concorso per tre atleti in grado di correre i 100 metri in 10″ netti (oppure tre atlete in 11″ netti) e non un milione di ragazzi in grado di correre la distanza in 11″ (o 12” per le ragazze).
Lo sponsor non è il Ministero della Salute, ma guarda che se parliamo di cose che non funzionano non c’è bisogno di scomodare lo sport. La scuola, che tu tanto invochi per avere uno sport migliore, ha problemi ben più gravi. La competizione scolastica eccessiva non è casuale. I “secchioni” moderni sono ragazzi affannati che sanno che sì e no uno su due di loro riuscirà a trovare lavoro in tempi ragionevoli e si illudono di aumentare le loro possibilità di collocamento nel mondo del lavoro migliorando i loro risultati scolastici. Pensa se possono avere spazio nella loro testa per risultati sportivi accettabili che possono anche essere divertenti ma costano un sacco di tempo (come dici tu si tratta di allenarsi quasi tutti i giorni, non due volte alla settimana)”.
Muto e rassegnato. Anzi no, ho capito che ci sono problemi ben più gravi ma non è rimbecillendo i ragazzi di nozioni che possiamo migliorare le loro possibilità di diventare dei lavoratori felici e di renderli futuri protagonisti di una società che dovrà comunque cambiare per essere più vivibile.
Io penso addirittura che il cambiamento deva partire soprattutto dai giovani non certo occupando le scuole, come avvenne in quel mitico ’68 che non riuscì a cambiare praticamente nulla, ma tentando di portare entusiasmo ed innovazione. Forse i gruppi sportivi scolastici potrebbero partire proprio da idee dei giovani e non penso che gli insegnanti di attività motoria andrebbero a reprimere questi “moti” intimando di non rompere le scatole e di tornare ai telefonini rimbecillenti. Non è una guerra contro la scuola ma un concorso a tentare di smuoverla. Semmai la guerra è proprio con i telefonini e con tutte quelle cose terribilmente innovative che stanno congelando il progresso. Il progresso non lo puoi congelare, nemmeno con il telefonino di ultima generazione. Sarò illuso ma sono convinto che i giovani sapranno reagire anche ai telefonini. Anche se poi noi ci inventeremo certamente qualcos’altro per tenerli buoni ed innocui. Ma se amiamo i nostri figli ci rendiamo conto che la loro salute non si misura dal loro grado di adeguamento sociale ma nella loro capacità di costruire un futuro nuovo. Questo nello sport e pure in tutto il resto.