“Il problema è che siamo tutti un po’ più poveri di quello che ci immaginiamo di essere. In buona fede i nostri nonni ci hanno costruito un mondo che se negli intenti doveva produrre ricchezza purtroppo così com’è non funziona e va ristrutturato. Noi abbiamo dormito sugli allori, ci svegliamo un po’ troppo tardi e d’improvviso ci accorgiamo che abbiamo appoggiato per vincente un sistema economico che non ha le basi per dare risposte alle domande che questo futuro che esiste già sta ponendo.
Se non fosse esistita Greta magari sarebbe andato sulla scena un signore attempato sull’ottantina e gli avrebbero dato del vecchio ubriacone, magari pure dell’ammalato di Alzheimer perché chiunque si occupa di ambiente da fastidio, sia un giovane o sia un vecchio. La questione ambientale è quella che mette a nudo le falle di un sistema economico che non sta più in piedi e non è per nulla vincente come hanno voluto farci credere i maghi della finanza che con questo sistema si sono arricchiti a dismisura.
La tua città, che con uno strano pudore (tu dici “per non far politica” ma politica ne fai eccome perché continui a mettere il dito nella piaga del sistema Italia) continui a tenere anonima, come molte altre non ha il coraggio di risolvere il problema piste ciclabili con la dovuta energia perché per farlo occorrerebbe fare scelte politiche di forte impatto che forse solo un referendum potrebbe giustificare. Per cui la tua città non fa eccezione, si comporta più o meno come tutte le altre e tutte le scelte di ciclabilità sono prese nella filosofia di salvare capra e cavoli, di dare il “contentino” ai ciclisti tutelando parallelamente l’impianto stradale che di fatto da assoluta precedenza al trasporto privato su auto. L’unica città italiana che probabilmente ha fatto scelte diverse si trova non molto distante da casa tua, è Ferrara e quella è la vera eccezione. Se i cittadini vogliono un modello simile devono solo chiederlo, è già stato sperimentato, ha i suoi pro ed i suoi contro ma è comunque una scelta politica di forte impatto sociale.
La tua città ha un’altra caratteristica: è praticamente collocata sopra all’incrocio delle due più importanti autostrade italiane ma c’è da precisare che non sono nate prima le due autostrade che per quanto vecchie non lo sono certamente come la tua città.
Il problema dell’inquinamento è globale e ognuno ha i suoi motivi per tentare di combatterlo e al tempo stesso per giustificare che i miracoli non si riescono a fare, Dimenticati di poter avere un’aria molto pulita nella Pianura Padana per i prossimi cinquant’anni. Si possono solo mettere dei freni, escogitare soluzioni di tamponamento ma non si possono certamente radere al suolo città come Milano o Brescia.
Venezia per certi versi è un emblema delle lotta ecologiche. E’ stata salvata dallo scempio di Porto Marghera ma quel salvataggio è stata la fine del partito dei Verdi in Italia. Venezia era la città più verde d’Italia da un punto di vista politico per il semplice motivo che la questione Marghera era drammatica. La questione è stata affrontata ma sono saltati qualcosa come 50.000 posti di lavoro, così i verdi si sono beccati l’etichetta di quelli che salvano le città ma fanno saltare i posti di lavoro. Risultato: Venezia è salva ma il partito dei Verdi in Italia non esiste più.
A Taranto c’è una situazione simile ma sostanzialmente non si sta facendo nulla perché anche se il dramma ambientale è sotto gli occhi di tutti (Taranto è una città che attualmente non può permettersi il lusso di ospitare un’ acciaieria, si potranno produrre calzature, abbigliamento, ma per l’acciaieria si è “bruciata” nell’ambizione di voler produrre acciaio per mezza Europa con lo stesso stile con il quale l’ha fatto la Ruhr tedesca una cinquantina di anni fa…) non si vogliono comunque perdere migliaia di posti di lavoro. Uno stato efficiente è uno stato che è in grado di intervenire in modo vincente su queste cose salvando i posti di lavoro e riuscendo a riconvertire un’industria che per ovvi motivi deve essere trasformata.
Insomma la scelta è fra salute e ricchezza e, se vogliamo è la scelta di fronte alla quale ci pone il Covid, che ci spacca fra quelli che dicono che l’importante è andare avanti e quelli che dicono che si va avanti solo se ci sono le garanzie per poterlo fare. E’ una scelta difficile e non scontata. La povertà patologica è comunque una condizione di potenziale malattia e non sarebbe divertente trovarsi nella condizione di scegliere se morire di Covid o di fame. E’ chiaro che mentre la fame si fa sentire prima di ammazzarti, il Covid è un po’ più rapido nel farti danni seri così come i tumori da inquinamento non ci impiegano molto per fare più vittime della fame.
Bisogna guardare alla ricchezza portata dall’ipersviluppo con un certo sospetto perché quasi sempre si porta dietro effetti collaterali anche non immediatamente percepibili. Allora bisogna trovare soluzioni che pur tentando di salvare l’ambiente non ci mettano tutti alla fame. Non è una situazione facile per chi vuole governarci perché qui non si tratta di combattere contro Greta ed il suo impermeabilino ma di rimettere in piedi un sistema economico che è collassato per colpa di un virus che fino ad ora ha fatto molte meno vittime della mitica spagnola. Come va rimesso in piedi questo sistema è un bel dilemma, forse anche costruendo piste ciclabili, ma attenzione che i milioni di lavoratori che vivono sul sistema auto non possono essere ignorati.”
Io continuo a scrivere che le piste ciclabili sono importanti, non chiedo che si spostino le due più importanti autostrade d’Italia ma, proprio perché la mia città si trova in quel posto potenzialmente scomodo e fortemente inquinato, possa almeno disporre di una buona rete di piste ciclabili che possa garantire l’uso della bici in sicurezza ai suoi cittadini. Poi forse il problema dell’inquinamento non sarà ancora risolto ma almeno si può andare in bici in città e dal punto di vista dell’insegnante di educazione fisica che dice che la sedentarietà si combatte in questo modo e non sollevando pesi in palestra, questa è una gran cosa.