“Le tue osservazioni sui consumi inutili sono ancora una volta utopistiche, come accade un po’ troppo spesso nei tuoi scritti e non fanno i conti con abitudini che nella nostra società sono radicate in modo molto forte e quasi inattaccabile. Con il tuo italiano un po’ criptico in sintesi dici che potrebbe arrivare anche il momento che la gente la smette di comprare la pastiglietta assolutamente inutile che secondo la pubblicità fa passare tutti i mali e si mette per esempio a fare davvero attività fisica per tentare di stare in salute. Dimentichi che la pastiglietta inutile alimenta un business che fa andare avanti un certo tipo di economia e che invece l’attività fisica per tutti è un costo insostenibile per una società che non riesce nemmeno a provvedere alle esigenze impellenti della gente massacrata dal virus sul piano economico oltre che fisico. La società ideale siamo capaci tutti di immaginarla. Tutti con un lavoro, tutti contenti e con un lavoro che ci lascia pure tempo libero per fare una sana attività fisica. Purtroppo quelli che hanno un lavoro devono lavorare anche per quelli che non ce l’hanno ed il tempo libero per molti è solo un sogno. Rivedere questo tipo di società sarà molto difficile e solo su una cosa sono d’accordo: che questo virus non se l’è inventato nessuno perché alla fine ha danneggiato tutti…”.
Non è difficile essere pessimisti in questo periodo. Molto più difficile essere ottimisti. Allora, senza rincorrere le utopie, potrebbe essere che immaginiamo che è davvero arrivato il momento di progettare una società nuova perché questa non funziona più.
Anche prima sapevamo che la pastiglietta pubblicizzata per televisione non fa i miracoli e probabilmente non serviva proprio a niente ma continuavamo a comprarla per abitudine. Adesso, in tempi di Covid, un atteggiamento così pressapochista sta diventando inaccettabile perché si è capito che con la salute non si può giocare. E così nell’ambito dell’attività motoria e dello sport anche prima sapevamo che se una squadra compra il giocatore che ci farà vincere lo scudetto o se la federazione trova l’allenatore che può rilanciare la nostra nazionale ciò non cambia la qualità dell’attività motoria che offriamo al nostro fisico. Adesso, se effettivamente riusciremo a pensare un po’ meglio e meno abbagliati dal sistema della pubblicità, potremo anche incominciare ad immaginare a qualcosa che nonostante il periodo di crisi economica serva davvero un po’ più a farci stare meglio.
E’ proprio perché soldi non ce ne sono più che quei pochi rimasti devono essere spesi bene. Spazio per le cose inutili non ce n’è più. Indubbiamente ciò provocherà un certo tipo di crisi economica ma potrebbe anche scatenare una corsa a modelli più sostenibili. Parafrasando con lo sport, se anche i nostri giocatori pagati di meno non riuscissero più a vincere un bel niente cosa ce ne frega se noi torniamo a giocare a calcio per buttare giù la panza invece di affidarci alla pastiglietta miracolosa che abbiamo già visto che miracoli non ne fa? Abbiamo bisogno di curare la nostra salute non quella del sistema televisivo, questo è il concetto e anche se può apparire un po’ utopistico va perseguito. Non è che dobbiamo metterci tutti in grado di vincere i mondiali di calcio o il cross delle Nazioni di corsa campestre ma se creiamo un sistema che ci fa vivere con meno cose inutili ma in modo comunque decoroso allora abbiamo vinto come società e come individui. Se ci si crede almeno ci si prova, se non ci si crede si continuano a rincorrere i sogni finti suggeriti dalla pubblicità.