“In linea teorica le tue osservazioni sono interessanti e condivisibili, al lato pratico non fai i conti con una realtà che è radicata in modo secolare nella scuola italiana.
Quando parli del metodo del confronto parli di cose che probabilmente si possono applicare facilmente nel mondo dello sport. Te lo vedi un insegnante di storia che applica quel metodo suggerendo la lettura di due testi per poter fare un confronto fra le varie fonti? E’ già tanto se a quell’insegnante non tagliano le gomme della macchina. Sono proprio gli studenti a pretendere un certo metodo per non essere costretti a ragionare troppo. Si adattano a memorizzare ma non vogliono studiare davvero. “Studiare da pagina 212 a pagina 236″ è voluto dagli studenti non dai professori che sarebbero ben contenti di avere una classe reattiva, pronta ad andare a fondo sui vari argomenti….”.
Si parte da quello sapendo che si parte da una situazione non ideale ma non ci si può accontentare di accettarla com’è. Aggiungo che sono addirittura i genitori a desiderare il voto perché sono loro che vogliono sapere se il figlio a scuola va bene o male, non se ha effettivamente imparato qualcosa. Siamo immersi nella cultura del voto e sarà difficile venirne fuori se effettivamente vogliamo venirne fuori perché la mia sensazione è che alla fine non ci sia nessuna voglia di cambiare. Troppa fatica, dopo non si sa nemmeno più da che pagina a che pagina bisogna studiare…