Sul “come” si corre si sta scrivendo abbastanza, per non dire abbastanza tanto e la cosa mi fa sorridere ma non mi dispiace per nulla. Mi pare più che giusto che a costo di scrivere castronerie abbastanza eclatanti ci si provi ad interrogare sul “come” si corre perché anche se la domanda è posta in modo maldestro è comunque una domanda che può portare a considerazioni utili ed interessanti. Forse più che interrogarsi su come “bisogna” correre bisognerebbe cominciare a pensare “come” si corre senza pensare se la propria corsa sia corretta o meno ma semplicemente tentando di capire proprio in che modo si corre.
I discorsi attorno alla tecnica di corsa sono molto complessi ma utili per capire alcune cose. Quando su Internet vedo i consigli dei santoni della corsa poi mi viene un po’ da ridere perché mi pare che facciamo ancora fatica a prendere le distanze da un modello di corsa universale ritenuto funzionale ed approvabile per tutti. Io ritengo che tale modello non esista e tanto per tirare in ballo due colossi della corsa di epoche diverse mi va di citare l’attuale Eliud Kipchoge autore dello stratosferico record del mondo nella Maratona di 2h01’39” ed un meno attuale Robert De Castella, maratoneta australiano, capace di correre in 2h07’51” più di trent’anni fa. Ebbene tutto si può dire tranne che i due siano confrontabili nella tecnica di corsa. Se il modello di corsa è Kipchoge, qualcuno potrebbe ipotizzare che con quel tipo di corsa Robert De Castella avrebbe potuto correre in 1h59′. Invece probabilmente tentando di correre come Kipchoge, De Castella sarebbe riuscito ad infortunarsi in breve tempo senza riuscire a compiere nessuna impresa leggendaria. Il giochino funziona anche al contrario perché se qualcuno proponesse a Kipchoge di correre una maratona con il tipo di corsa che caratterizzava De Castella il grande asso contemporaneo probabilmente più che riuscire a correre in 2h07′ riuscirebbe a farsi del male nel giro di pochi chilometri di corsa. Allora forse dobbiamo rassegnarci a dire che non esiste un modello assoluto di corsa ma esistono tanti tipi di corsa quanti sono i corridori sulla terra. Molti keniani si assomigliano nella corsa, non tutti gli australiani corrono come correva De Castella ma se dobbiamo cercare uno con una corsa simile a quella del campione australiano forse è più facile che lo troviamo fra i bianchi che non fra i keniani. Pizzolato e Poli hanno vinto a New York con una tecnica di corsa che è piuttosto diversa eppure i due provengono da luoghi che sono distanti poco più di cento chilometri fra loro. C’è chi dirà che correva meglio Pizzolato e chi dirà che correva meglio Poli, probabilmente i tifosi del primo sostengono la prima tesi ed i tifosi del secondo la seconda tesi. Quello che io penso che sia certo che se Pizzolato avesse provato ad imitare la tecnica di corsa di Poli probabilmente non avrebbe vinto a New York così come se Poli avesse imitato la tecnica di corsa di Pizzolato non sarebbe riuscito nell’intento di vincere nemmeno lui. Ad ognuno la sua tecnica di corsa. Il grande Marcello Fiasconaro per certi versi correva pure un po’ male eppure con quella corsa un po’ strana ci ha fatto un record del mondo sugli 800 (1’43″7 nel 1973) e certamente qualcuno sarà a dire che quella era la miglior tecnica di corsa possibile per gli 800 metri. Se qualcuno dice che l’ottocentista di tipo veloce tende a correre così posso benissimo citarvi Donato Sabia, altro ottocentista velocissimo perché capace di correre i 400 in meno di 46″ (il mitico Sebastian Coe non ci è mai riuscito) che correva in un modo che con la corsa di Fiasconaro proprio non c’entrava nulla. Lo stesso Coe che per molti è stato un modello di corsa alle Olimpiadi di Los Angeles le ha prese sonoramente da Cruz che aveva una corsa decisamente diversa da quella di Coe. La scena è stata poi dominata da un keniano elegantissimo, Kipketer, che è riuscito a limare un paio di volte il mondiale degli 800 così come ha fatto l’attuale Rudisha (addirittura tre volte) pure lui Keniano ma con una tecnica di corsa che con quella di Kipketer non c’entra proprio nulla. Passando alla velocità Ben Johnson strapazzava Carl Lewis correndo in modo ben diverso da questi e Bolt andava a segnare tempi migliori di entrambi con un’altra tecnica di corsa. Tecnica di corsa diversissima da quella di un altro grandissimo, Michael Johnson che sui 200 ha corso veloce quasi come Bolt. Fra i bianchi Valerj Borzov faceva strage con una tecnica di corsa diversissima da quella di Pietro Mennea, poi il record del mondo lo farà Mennea che in casa non ricorda neanche lontanamente Berruti autore di altre gesta leggendarie. Forse, giusto per dire che ogni tanto qualcuno che somiglia ad un altro c’è, potremmo dire che l’attuale Filippo Tortu assomiglia un pochino nella tecnica di corsa a Livio Berruti ma allora dovremmo attendercelo insuperabile nei 200 quando questo, invece, al momento le cose migliori le ha fatte sui 100 metri.
Ecco, questa panoramica di citazioni per insistere sul fatto che ognuno ha la sua tecnica di corsa, tarata sulle sue caratteristiche fisiche e così per esempio quando si lanciano i dibattiti impossibili tipo “Avampiede o pianta?” ci si dimentica di dire se questo dubbio amletico è per uno che ha il 40 o per uno che ha il 46 e se sempre lo stesso tormentone è proposto ad uno che vuole correre i 200 in venti netti oppure ad uno che vuole fare i 1500 metri in 4’30”.
La tecnica di corsa cambia a seconda delle circostanze e, tanto per dire, durante l’esecuzione di un allenamento sul lungo-lungo può addirittura cambiare più volte all’interno della stessa seduta di allenamento.
Oscillazione del busto, angoli delle braccia sono tutte cose che vanno contestualizzate in una situazione ben precisa. Difficile fare discorsi generici anche se è ovvio, per esempio, che se la corsa è simmetrica è meglio di una corsa asimmetrica, che se la corsa è poco saltellata è meglio di una corsa più saltellante dove il baricentro percorre strani tragitti, ma anche quando ci sono tali anomalie più che mettersi a condannarle sarebbe opportuno tentare di capire il perché della loro presenza.
A mio parere lavorare sulla tecnica di corsa è molto importante e, se fatto con i dovuti accorgimenti, pure utile da un punto di vista del rendimento però bisogna fuggire dalla tentazione di inseguire un modello ideale perché questo modello ideale non esiste e se proprio esiste è la messa a punto su misura per un particolare atleta e potrà essere scoperto solo alla fine del processo di revisione. Pertanto si lavora alla cieca senza sapere quale sarà l’obiettivo finale ma sapendo solo che nel bene e nel male le variazioni sulla tecnica di corsa sono determinanti nel processo di allenamento e possono condizionare anche il potenziamento automatico di alcuni gruppi muscolari che devono intervenire in un certo modo per produrre una corsa ottimale. Se il potenziamento muscolare a carattere generale può essere fatto anche con esercitazioni extra corsa quello specifico può essere fatto solo correndo in un certo modo perché un certo schema motorio porterà al reclutamento di alcune fibre muscolari. Non si costruiscono i muscoli per correre in un certo modo, si corre in un certo modo che è bene che sia più consapevole possibile ed in conseguenza di ciò si vanno a segnare alcune mappe cerebrali e si creano i presupposti per una certa strutturazione muscolare, può apparire anche un discorso difficile ma lo è solo se rifiutiamo di accettare possibile un “nostro”modello di corsa e continuiamo a cercare sull’album delle figurine il modello del super eroe. Il super eroe probabilmente è tale anche perché se n’è sempre fregato di cosa facevano gli altri.