Una signora passando per il parco vede il mio gruppo che fa ginnastica e chiede: “Come si chiama questo tipo di ginnastica?”. Rispondo: “Si chiama ginnastica, semplicemente ginnastica” e ci resta malissimo, come se l’avessi presa in giro. Credeva che si chiamasse “Metodo Kranzen”, oppure “Cin ciun cian”, oppure “Trilates” o chissà come. Il fatto che si chiami semplicemente ginnastica l’ha lasciata sconvolta. Avrei potuto almeno dirle “Metodo Emilio Baumann” citando il noto bolognese inventore della ginnastica italiana. Almeno se andava in una palestra chiedendo se facevano il “Metodo Baumann” si mettevano a sorridere ma potevano risponderle “Si facciamo anche il metodo Baumann…”. Invece se va in una palestra e chiede semplicemente di fare ginnastica le rideranno dietro. E’ come andare in una pizzeria e chiedere una pizza margherita. Perché mai prendere una pizza margherita quando ci sono centomila sistemi per prendere un qualcosa che con una vera pizza ha poco a che fare e soprattutto costa molto di più? E così con la ginnastica, perché chiedere di fare della semplice ginnastica quando ci sono centomila proposte che con la vera ginnastica hanno poco a che fare e soprattutto si possono far pagare più care?
La cultura della ginnastica è stata infarcita di mille idee spesso un po’ bislacche e un po’ troppo originali che hanno via via sbiadito sempre più il concetto della ginnastica tradizionale e non ho mai visto un manualetto di ginnastica che si intitoli “Ginnastica” e basta. Le cose semplici non vanno di moda. E allora si potrebbe davvero rispolverare Emilio Baumann che molti italiani non conoscono per dare un nome un po’ più originale alla ginnastica tradizionale. Così come si sono reinventati il Pilates che del vero Pilates originario ha poco o nulla, ci potremmo inventare il “Metodo Emilio Baumann” e forse potremmo stare anche più vicini alla proposta del fondatore della ginnastica italiana che non proponeva niente di trascendentale e di molto complicato da emulare come le proposte di Joseph Pilates.
No, forse Emilio Baumann non ci sta e si rivolterebbe nella tomba ad essere evocato per soli fini commerciali e chi vuole studiare cosa ha combinato in vita fa bene a studiarlo ma non è opportuno che il nome Baumann appaia su mille locandine per lanciare un prodotto che ha più di cento anni. Purtroppo c’è che la comunicazione semplice pare che non sia amica del mercato. Ciò che è troppo immediatamente comprensibile è privo di fascino e così come se ad un soggetto dite che la bevanda che disseta di più è l’acqua se dite che uno dei sistemi più semplici per stare in forma oltre che camminare è fare ginnastica questa cosa disorienta.
Siamo portati a pensare che per dissetarsi veramente occorra bere chissà quale bevanda bilanciata e studiata proprio per combattere la sete e sapere che questa bevanda è stata inventata dal Padreterno prima di tutte le altre bevande ci disorienta.
Ecco la ginnastica non è stata inventata quando è stata inventata l’acqua ma è molto più antica ed efficace di mille menate che hanno inventato dopo per ampliare l’offerta commerciale. Andate in una palestra e chiedete di fare ginnastica e se vi chiedono: “Quale ginnastica?” chiedete pure: “Perchè? Ce n’è più di una?” Perchè il succo del discorso è proprio questo, se parliamo di ginnastica ed evidentemente deve essere tarata e applicata sulle esigenze del soggetto che ci sta di fronte, ce n’è proprio una sola. Le altre sono proposte di moda e magari pure divertenti ma non “ginnastica” perché di ginnastica ce n’è una sola. E non c’è nemmeno necessità di scomodare Emilio Baumann, bolognese di nome tedesco ma italiano, stranamente italiano, per buona pace di tutti gli inglesismi che pullulano sui volantini che pubblicizzano le attività della maggior parte delle palestre private.