Come conciliare “attenta analisi del gesto tecnico” con spensieratezza dello sport?

“Hai un rispetto maniacale per lo sport, dici che potrà salvare il mondo e che è la miglior cosa per combattere lo stress che è il male maggiore del nostro tempo. Poi però non si capisce se spingi più per uno sport veramente divertente come dici spesso che deve essere o per uno sport “importante” la cui pratica non può essere superficiale ma deve essere davvero attenta per non cascare nel pressapochismo. Deciditi: è più importante lo sport serio o quello spensierato per combattere lo stress? Quale dei due pensi che ci possa davvero salvare?…”

Domanda da cento punti, dove rispondere in modo pressapochista sarebbe semplicemente imperdonabile.

Io sono per uno sport “importante” su questo non ci sono dubbi. Sono per uno sport talmente importante che lo metto addirittura in concorrenza con il mondo del lavoro oltre che con la scuola e con tutto il modello di vita che ci viene propinato da più parti.

Con questo non sto dicendo che lo sport deva essere un secondo lavoro. Al contrario sto affermando che se vogliamo che ci salvi davvero dall’eccesso di lavoro deve essere talmente coinvolgente da farci superare a livello emotivo le forti ansie che può crearci la professione soprattutto in un’ epoca dove il lavoro è precario che più precario non si può e la garanzia di una continuità di occupazione non ce l’ha più praticamente nessuno.

Dunque il mio concetto di “spensieratezza nello sport” è un concetto un po’ falso o meglio è un concetto un po’ complesso che, per dire, poco si rifà allo spirito davvero leggero degli incontri di calcio fra scapoli ed ammogliati. Con questo non sto dicendo che quello spirito sia da disprezzare ma dico che in certe età (tipo quello del massimo rendimento sportivo per esempio, tra i 20 ed i 30 anni) non sia assolutamente sufficiente per poter apprezzare a fondo la pratica sportiva. Il giovane di 25 – 30 anni per conto mio, se non ha paura di farsi male (le partite scapoli ammogliati sono pericolosissime…), fa bene a partecipare pure a quelle ma è inutile che ci raccontiamo balle perché se ha seri problemi causati dal lavoro non è certamente con quegli incontri che se li fa passare. Il lavoro ti serve per mangiare ma non è giusto che ti devasti la vita più di tanto ed in una società civile un lavoro che ti devasta la vita lo si può anche abbandonare per un altro. Non è certamente grazie alle partite fra scapoli ed ammogliati che uno può trovare il coraggio di cambiare lavoro se dove è occupato viene schiavizzato e sfruttato senza poter godere di un’ accettabile quota di tempo libero.

Alla fine lo sport vero è decisamente in competizione con il danaro. Non si fa sport per far danaro. Quello lo fanno solo i professionisti ed io mi preoccupo gran poco di quelli, mi piacerebbe solo che trovassero la forza di liberarsi dell’ipocrisia del doping per essere meno “gladiatori” e più sportivi liberi, liberi anche di aver paurosi cali di rendimento. Al contrario si fa sport per liberarsi dalla schiavitù del danaro, per dare il giusto peso al nostro tempo che non può essere certamente occupato in modo troppo consistente alla ricerca della produzione di ricchezza.

Lo sport davvero spensierato è quello dove anche il mitico “C.d.A.” passa in secondo ordine e per staccare la testa da quello occorre ben altro che uno sport superficiale.

Per cui il mio motto è “Impegno ed attenzione affinché lo sport possa essere davvero spensierato e non fintamente spensierato” ed ancora una volta con questa affermazione sembro cascare in contraddizione.

Io dico che l’analisi del gesto tecnico nello sport è una cosa sacra e se non è giusto propinarla ai bambini é più che lecito farla considerare a qualsiasi sportivo adulto perché non si fa sport per fare fatica ma per farne meno possibile. Il culto della fatica è un falso mito. Lo sportivo non vuole fare tanta fatica, vuole semplicemente rendere di più e se la fatica è uno strumento per rendere di più è disposto a cuccarsi pure quella. Pensare allo sport che si pratica è il miglior modo per poterlo praticare meglio e fare in modo che possa essere davvero spensierato. Non è spensierato uno sport dove vai lì fai un po’ di fatica e torni a pensare subito a quanto avvenuto nel C.d.A.

Per cui la contraddizione è che nello sport “spensierato” si pensa davvero tanto allo sport, non in modo professionale perché poi che vinci o perdi non devi rendere conto a nessuno sponsor ma in modo autenticamente emotivo riuscendo miracolosamente almeno per un po’ a far passare in secondo piano le pesanti ansie derivanti dalla professione. Solo in quel modo lo sport ha esercitato la sua vera funzione di “distrazione” dove la parola distrazione pare che sia la vera origine del termine sport (anche se per i professionisti non è per niente così…).

Dunque, ricapitolando, a mio parere lo sport deve essere davvero coinvolgente e solo in quel modo può essere vissuto pienamente ed esercitare i suoi effetti benefici sulla psiche e sulla mente. E’ chiaramente uno sport che porta via tanto tempo e potrebbe sembrare una cosa per ricchi. Io dico che in una civiltà equa ed evoluta non è per niente una cosa da ricchi e se lo è vuol dire che in quella società qualcosa non funziona.

Allora lo sport è anche quella cosa rivoluzionaria che ti fa dire che in una società dove solo pochi pochi possono trovare il tempo per praticarlo davvero probabilmente ci sono molte cose che non funzionano, dalla scuola al mondo del lavoro. E’ la nostra società dove al telegiornale ti dicono che l’importante è il PIL e per la tua salute stanno studiando delle pastigliette nuove.