Lo sport è il luogo ideale per studiare gli effetti della coercizione sulla psiche umana.
Esistono due tipi di coercizione: una trasparente, clamorosa, tipica dei regimi dittatoriali ed una meno trasparente, subdola e criptata che è quella dei sistemi cosiddetti democratici trainati dall’economia di mercato.
Questa coercizione subdola ormai è talmente diffusa che quasi non è più subdola e l’accettiamo comunemente come un qualcosa di normale anche se ha più o meno le sembianze della coercizione dei sistemi dittatoriali.
Si pensi a due casi clamorosi di coercizione da cose che dovevano dare la libertà; automobili e televisione. Le prime dovevano essere quel mezzo che ti consente di spostarti come vuoi, dove vuoi, in tempi brevi e di farti conoscere il mondo senza problemi. Sono diventate la schiavitù che ci costringe a sopportare un mondo caotico, inquinato e stressato ovunque perché sono onnipresenti in modo esagerato e non sono presenti invece quei sistemi di trasporto e quelle strutture che ti consentano di poter fare agevolmente a meno dell’auto privata.
La televisione doveva essere quell’accidenti che porta l’informazione in un amen in qualsiasi angolo della terra, altra grande libertà. Invece è diventato quel mezzo che riesce a deviare l’informazione e a costruire una realtà parallela programmata sulle esigenze del mercato per farti consumare ed inquinare in modo indecente anche se questo è il modo migliore per rovinarsi la salute e rovinarla all’intero pianeta.
Nello sport esiste una coercizione solo indiretta perché se ne esistesse una di tipo diretto sarebbe quella a decretare la fine dello sport. C’è, nello sport, la grande libertà di scegliere se provare a diventare un campione, un protagonista, un numero uno o se invece vivere lo sport in modo più giocoso e rilassato senza particolari ambizioni.
Poi si scopre che questa libertà esiste solo sulla carta ma confermiamo il fatto che comunque non ti costringono a diventare un campione, perché tutti, anche i tecnici più sprovveduti, sanno che quello sarebbe il miglior modo per ammazzare lo sport. Dunque non è certamente una coercizione assoluta.
Il problema si pone proprio per chi non ha l’ambizione di diventare un campione ma vuole ugualmente praticare sport ma non per finta, davvero.
Non divento un campione, non voglio i compensi, i premi, le attenzioni e l’assistenza di chi si applica per diventare un campione ma, accidenti, fammi fare sport.
Ieri sera ero al campo sportivo e, nemmeno tanto casualmente, ho finito per fare pubblicità a questo sito. E ad un altro.
Un ragazzo che si è allenato abbastanza bene quest’estate ha detto (senza troppe sorprese) che adesso in settembre avrà poco tempo per allenarsi e per andare in giro a fare gare perché vuole partire bene con la scuola e pertanto dovrà investire molto tempo su quella. Allora io ho detto che esiste un sito, che è il mio, che è praticamente uguale come contenuti ad un altro sito ben più importante e che speravo che tutti i ragazzi conoscessero (purtroppo, tragicamente, non è così) ma che si chiama con un altro nome. Il sito originale si chiama “Basta compiti” ed il mio che si chiama “Personal Trainer Gratuito” in realtà dovrebbe chiamarsi “Basta compiti” anch’esso perché è inutile occuparsi di sport ed attività fisica in generale se prima non ci preoccupiamo di ristrutturare una scuola che di fatto ci impedisce di condurre un’attività sportiva, razionale, continua e veramente efficace.
Insomma non si deve essere dei campioni o dei presunti futuri campioni per avere il sacrosanto diritto a fare sport tutti i giorni senza dover fare i conti con una scuola che ti contesta che un’attività sportiva quotidiana che ti porta via tutti i pomeriggi dopo che la mattina sei stato giustamente a scuola a smaronarti (perchè la scuola attuale per i più, per come è strutturata è un autentico smaronamento, non possiamo negarlo) è un lusso improponibile ed incompatibile con l’ambizione di essere uno studente che sta al passo degli altri.
La coercizione nello sport è una coercizione al contrario e vive sulla coercizione per nulla subdola ma chiara, netta e drammaticamente accettata, di una scuola che vuole dai giovani un impegno medio di 40-45 ore la settimana. Per la salute dei ragazzi questa è una cosa improponibile ma la questione crolla quando poi si va ad osservare che questa società ha problemi ben più gravi perché, per altre coercizioni striscianti, ci si trova ad aver a che fare con un mondo del lavoro dove a fronte dell’ ideale settimana lavorativa da trenta ore che si auspicava quando è arrivato lo stramaledetto computer, tantissimi lavoratori lavorano più di 50 ore la settimana senza fiatare e per paghe da fame.
La coercizione nello sport è trasparente e, quando presente si nota subito che fa danni esagerati e tarpa le ali di tutti gli atleti, da quelli di alto livello che si servono dello psicologo per affrontarla a quelli di livello infimo che si costringono a fare sport perché si sa che fa bene alla salute ma non ne trovano il tempo.
Ma la vera coercizione nello sport, allora (pure lo sport spettacolo nessuno ti costringe a guardarlo per televisione) non è quella dei comportamenti da attuare per ottenere certi risultati, bensì quella da combattere a livello sociale per poter fare sport.
Lo ripeto, il mio sito, per quanto predico continuamente ai ragazzi, potrebbe intitolarsi “Basta compiti” più che “Personal Trainer Gratuito” e tale considerazione nasce dalla constatazione che è inutile dispensare cavillosi consigli sulla preparazione fisica e sportiva se non c’è tempo per condurla perché viviamo in una società immersa nelle “coercizioni subdole”.
Non ho citato quella del telefonino ma chi mi conosce sa che la do per sottintesa, Un grande passo in avanti potrebbe essere ammettere che con il telefonino abbiamo scherzato. Può essere utile per quelle categorie di lavoratori che hanno urgenze improcrastinabili ma sul resto della popolazione ci siamo resi conto che peggiora inesorabilmente la qualità della vita. Non è una libertà, al contrario è una delle mille coercizioni subdole che ci portano via tempo per vivere. Il tempo per vivere non è molto, di questo ce ne accorgiamo quando diventiamo vecchi ma è giusto dirlo pure ai giovani. Altrimenti accettano senza protestare la scuola delle 45 ore.