Dopo quello che consiglia di spararsi in vena il disinfettante (è forse l’uomo più in vista della terra dopo il papa che, per quanto criticato ed osteggiato, per fortuna gode di una lucidità indiscutibile) e quello che scrive sul suo quotidiano che chi fuma non prende il corona virus (è vero, non fa a tempo perché muore prima di cancro…) posso permettermi di scrivere di tutto.
Allora come scrivevo dei monopattini che, per quanto grossa rottura di scatole e mezzo assolutamente non idoneo a risolvere il problema del traffico, erano comunque i benvenuti perché portavano in campo un tema urgente che doveva essere assolutamente affrontato, quello della vivibilità delle nostre città che sono delle cloache di gas di scarico, adesso scrivo che la pandemia del corona virus ci sta aiutando in certe cose se è vero che, per esempio, a Milano i tavolini dei bar invaderanno le strade e certe strade saranno messe ai 30 all’ora per renderle più vivibili.
Ci voleva il corona virus per capire che nelle nostre città non bisogna solo produrre ma bisogna anche vivere? E’ un vezzo radical chic fare in modo che i cavalli esuberanti della tua bella macchinina stile ventesimo secolo te li tieni frenati fin che sei in città e li liberi solo quando sei in tangenziale e non ci sono più pedoni e bici?
Uno svizzero, imprenditore che ha investito una bella cifra nella produzione di bici elettriche, dice che le strade per le bici esistono, non c’è bisogno di costruirle, basta solo fare delle leggi per utilizzarle. Ha perfettamente ragione, il problema della ciclabilità non è un problema di investimenti, è un problema politico. E’ un problema di investimenti com’è concepito adesso nel senso che il ciclista che va in mezzo alle auto che filano ai 50 all’ora viene investito e pertanto… è un problema di investimenti in quel senso. Ma se con un colpo di testa “politico” meno folle di quello che suggerisce di spararsi il disinfettante nelle vene o di quell’altro che dice di fumare per non prendersi il corona virus, decidi che in città si va piano punto e basta e tutta la città è zona ciclopedonale allora improvvisamente ti trovi chilometri e chilometri di piste ciclopedonali che i mezzi pubblici puoi tranquillamente riservarli ad anziani e disabili che non hanno mezzi da usare sulla ciclabile.
Ora lo so che questa è un’uscita grottesca che non posso permettermi perché non sono un capo di stato e nemmeno il direttore di un quotidiano, però è inutile che stiamo a trattare se la mascherina va messa quando sono a 2 chilometri dal pedone più vicino e, se per maggior sicurezza devo pure camminare con i guanti in lattice, quando non abbiamo il coraggio di prendere decisioni che sono urgenti già da ben prima del corona virus e che è chiaro che hanno un impatto economico assolutamente rilevante ma è anche chiaro che esistono i correttivi per tutelare le categorie che vengono danneggiate da tali scelte politiche.
Come insegnanti di educazione fisica stiamo a rompere il capello in quattro sul fatto di utilizzare i pesi in un certo modo piuttosto che in un altro nello stesso tempo nel quale abbiamo perso la possibilità di poterci muovere a piedi e/o in bici nelle nostre città. Non è che siamo diventati un po’ miopi? C’era bisogno del corona virus per capire che l’attività motoria all’aperto è più importante di quella al chiuso? C’era bisogno del corona virus per capire che in palestra ti metti in grado di camminare bene ma poi, una volta che la tua stramaledetta muscolatura è sistemata ed equilibrata, va usata all’aperto e non al chiuso?
Mi ha fatto impressione un esperto del comitato scientifico che sta informando il governo che in questi giorni ha commentato: “Noi non decidiamo nulla, diamo solo dei pareri. La politica è la prima volta che ci sta ascoltando”. Si è fermato lì e non ha proseguito per non essere più impattante di chi ci allieta la quarantena con le uscite ad effetto ma poteva benissimo aggiungere che il cancro non ce lo siamo inventati in questi giorni e le patologie degenerative da inquinamento fanno già milioni di morti all’anno normalmente senza che venga allestita nessuna task force per affrontarle.
Spero che Milano lanci un segnale e che la salute possa davvero diventare il criterio che informa l’organizzazione delle nostre città, non solo per difenderci dal corona virus ma anche da tutto ciò che già ben prima stava minando la nostra salute in modo drammatico. Non buttatevi in vena nessun disinfettante e non fumate, quelle sono solo gag per farci sorridere in tempi difficili.