CI RISIAMO

Scrivendo di attività fisica per tutti ho portato sfortuna. Il Covid sta risalendo in modo impetuoso e siamo tornati al rischio di chiusura delle palestre. Io penso che in una palestra di 800 metri quadrati (i palazzetti hanno quelle misure) un gruppo di 15-20 persone possa tranquillamente fare attività motoria senza nessun rischio di contrarre il Covid visto che ci si ritrova qualcosa come 200-250 metri cubi di aria a testa. Ma non potendo distinguere (perché non si può?) fra palestre piccole e palestre grandi andrà a finire che chiudono tutte le palestre che da un punto di vista normativo è più semplice senza perdersi in tanti cavilli (come se le legislazione del nostro paese non fosse abbastanza cavillosa).

A quel punto spero che non ci ritroviamo a fare attività fisica chiusi in casa magari a cinque metri dal parente malauguratamente positivo al corona virus. Spero almeno che vi sia la possibilità di accedere ai parchi e alle aree verdi e che ci dicano se dobbiamo essere a cinque metri uno dall’altro o a dieci se possiamo essere in venti o al massimo in dieci ma che insomma consentano alla gente di fare attività fisica perché  come è importante la scuola lo è pure l’attività fisica e si deve capirlo pure in questo paese.

Se passa il concetto che l’attività fisica è una cosa superflua allora vuol dire che come cultura della prevenzione siamo veramente a zero e non abbiamo nemmeno capito che una delle armi da usare contro il Covid è anche quella di rinforzare le difese immunitarie per affrontarlo meglio. Costringere la gente alla sedentarietà o a svolgere attività fisica in casa in un ambiente insalubre vuol dire minare le difese immunitarie e offrire un’opportunità in più a questo stramaledetto virus. Non penso che ci sia bisogno di una equipe di insegnanti di educazione fisica all’interno del comitato tecnico scientifico per capire queste cose e spero che tale comitato si faccia sentire affinché le norme adottate tengano conto delle necessità di movimento della popolazione, importanti non solo da un punto di vista psicologico ma anche da un punto di vista fisico come si è ben capito nel primo lockdown patito durante questa pandemia.