La scuola attuale non funziona perché vi si fa troppo poca attività fisica ed è schiava delle logiche del mercato e del mondo del lavoro in genere. Guarda a caso i problemi che si fanno patire ai bambini sono gli stessi che patiscono gli adulti. E’ come se volessimo “allenare” i bambini ad entrare in una società dove non avranno possibilità di fare abbastanza attività fisica e dove avranno costantemente l’incubo di confrontarsi con il mondo del lavoro che condizionerà sempre la loro esistenza in modo determinante.
I giovani percepiscono la scuola come un ostacolo da superare e non come un’opportunità da sfruttare. Per i giovani la scuola sarebbe quasi meglio che non ci fosse (ovviamente secondo loro…) e ti dessero subito il diploma con il massimo dei voti senza farti fare troppa fatica a scuola. Ovviamente questo per i giovani perché gli adulti sanno benissimo che c’è un bisogno disperato di scuola per formare i giovani. Però gli adulti lasciano che i giovani percepiscono la scuola in questo modo ed è assurdo affermarlo ma pare che ci sia una specie di vendetta degli adulti nei confronti dei giovani nel momento in cui non si offre loro nessuna possibilità di cambiare la scuola. Pare che si imponga un ragionamento del genere: “Se non riusciamo noi a riformare il mondo del lavoro è inutile che vi lasciamo riformare la scuola così dopo abbiamo una scuola evoluta ed un mondo del lavoro ancora fermo alle logiche di mercato.”
E questo ragionamento, per assurdo, ha una sua logica perché una scuola evoluta crea il conflitto sociale in quanto crea le basi per una ristrutturazione del mondo del lavoro. Una scuola evoluta fa politica, la vera politica non quella finta delle tangenti, e con la vera politica si possono mettere in discussione anche le basi sociali dell’organizzazione del mondo del lavoro. La politica è bandita dalla scuola da circa cinquant’anni, da quando ci si è resi conto che la politica a scuola era una bomba innescata, da quando una minoranza di studenti si sono serviti in modo maldestro della politica, credendo di fare politica ma hanno fatto solo casino, e con quel pretesto volevano riformare la scuola in modo unilaterale con idee nate esclusivamente dagli studenti. Evidentemente ci si deve rendere conto che a scuola ci sono sia gli studenti che i professori, una scuola senza professori al momento non è prevista, siamo comunque in una scuola dove, anche se, per fortuna, ci sono più studenti che professori, bisogna comunque fare i conti anche con i professori che ci lavorano dentro.
Attendersi che i professori lottino per riformare la scuola è un po’ difficile perché loro, tutto sommato il problema del lavoro l’hanno quasi risolto ed essenzialmente sulla scuola lavorano più per entrarci dentro che per riformarla. In sintesi chi è fuori “spinge” per entrare ma chi è dentro non fa quasi nulla per innescare un vero cambiamento.
I giovani si trovano di fronte ad un problema esistenziale che non sanno come risolvere: essenzialmente a scuola si fa troppo poca attività fisica e si sta troppo sui banchi soffrendo inutilmente perché… mancano i soldi, mancano le strutture per riformare la scuola.
Mancano i soldi e mancano le strutture è vero, più volte ho rilevato su questo sito come la gestione dell’attività motoria dei ragazzi italiani sia di fatto delegata ad altre strutture che non c’entrano nulla con la scuola, ma oltre alle strutture ed ai mezzi finanziari manca anche la buona volontà.
La chiamiamo buona volontà ma io la chiamerei con più precisione la giusta ottica. La grande miopia della scuola italiana nasce sui banchi ed è un po’ come dire se è nato prima l’uovo o la gallina in quanto capire se non si fa attività fisica perché non ci sono le strutture o se non si fa attività fisica perché quanto si apprende sui banchi ci rende miopi e ci mette nella condizione di non renderci conto che ci stiamo muovendo troppo poco, è molto difficile.
Io dico sempre che uno studente che si muove di più ha anche più ossigeno nel cervello, pensa meglio e diventa più utile e collaborativo anche nel resto dell’ambito scolastico. Se dopo mi si dice che uno studente che pensa rompe le scatole perché diventa un protagonista della scuola e può arrivare alla presunzione di sentirsi coinvolto nella necessità di cambiarla allora quello è un discorso squisitamente politico che gli adulti devono avere la coerenza ed il coraggio di affrontare. Bisogna ammettere che la scuola è saldamente in mano agli adulti almeno da cinquant’anni e l’unico travaso che si è effettuato è stato uno sversamento di poteri dai professori ai genitori che alla fine ha solo danneggiato la scuola e l’ha messa sempre più al servizio delle esigenze degli adulti trascurando le vere esigenze dei giovani. L’unico cambiamento di atteggiamento dell’ultimo mezzo secolo è stato in quel senso, Si doveva dare maggior peso alle esigenze dei ragazzi, si è dato maggior peso alle esigenze dei genitori. E’ una scuola fortemente in mano agli adulti e tutto sommato che le reazioni dei giovani si limitino a fenomeni di isolata paranoia (leggi bullismo e similari) è anche quasi sorprendente, le generazioni precedenti si sono tuffate nella droga per molto meno.
La droga è stata una grandissima devastazione per la scuola. Ha tolto alla scuola personaggi potenzialmente creativi che avevano i numeri per contestarla e che invece di esplodere nel loro estro creativo sono implosi in un mondo interiore senza speranza e poi ha ingenerato nei genitori la sensazione che il giovane deva assolutamente essere “controllato” perché altrimenti diventa pericoloso per sé stesso e finisce nel mondo della droga. Così si è passati dalla scuola come strumento di formazione alla scuola come strumento di controllo. Non è importante cosa impara e come cresce, è importante che non si droghi e da qui una forte presenza dei genitori nella scuola con obiettivi di controllo e si è arrivati al giorno d’oggi dove la presenza dei genitori nella scuola è il più grosso freno all’evoluzione della stessa perché sono proprio loro che controllano che vengano eseguiti alla lettera i famigerati “Programmi Ministeriali” ed esigono disciplina dagli insegnanti in tal senso. Un adeguamento dei Programmi Ministeriali alle esigenze dei tempi non è nemmeno ipotizzato. Al contrario la moda è mettere un genitore alle calcagna del professore per controllare che il professore svolga con efficienza i Programmi Ministeriali senza sgarrare. Gli arcaici Programmi Ministeriali hanno nei genitori stressati ed ingessati i più grandi alleati per la loro perpetuazione nei secoli dei secoli. Verrebbe da dire amen ma non si può perché è comunque diffusa la consapevolezza che questa scuola non funziona. Anche se i voti presi dai pargoli sono sempre più alti, anche se i genitori hanno tutto sotto controllo, anche se i professori, tutto sommato, nonostante la presenza opprimente dei genitori, in qualche modo riescono a lavorare, ma quelli che non riescono ad essere protagonisti in quello che dovrebbe essere il loro mondo sono proprio i giovani che la scuola non la vivono ma la subiscono e basta.
Ed allora non ci si può meravigliare se ad un giovane qualsiasi chiedendo se sarebbe d’accordo su una eventuale assegnazione del titolo di studio senza fare proprio nulla, senza frequentare nemmeno un giorno di scuola risponderebbe in modo categorico “Certamente sì!” e pure con il punto esclamativo.
Quello non è amare la scuola perché al giovane che chiedi se vuole sposare la sua fidanzata senza vivere nemmeno un momento del tempo di fidanzamento ti risponde “Certamente no!”.
Io sono di parte e dico sempre che bisogna cominciare a riequilibrare la scuola aumentando le dosi di attività fisica che sono decisamente necessarie al giovane per vivere in salute come ampiamente documentato dalla comunità scientifica.
E’ chiaro che è un problema sociale, perché i primi a muoversi troppo poco sono gli adulti ed io che, in fondo in fondo, anche se non sembra, sono ottimista, non credo che gli adulti vogliano vendicarsi di questo loro “status” sui giovani tenendoli inchiodati ai banchi di scuola. In fin dei conti questa è la scuola degli adulti, inventata dagli adulti, non hanno proprio nulla da vendicarsi, sono loro che hanno provocato il guasto, sotto gli occhi di tutti, sono anche loro che devono tentare di ripararlo in autentica (e non finta…) collaborazione con i giovani.