Ho partecipato ai campionati italiani master di atletica e purtroppo mi sono divertito. Purtroppo perché, stando così le cose, ci torno volentieri e allora mi sento pure autorizzato a criticarli perché voglio divertirmi ancora di più e voglio che tutti riescano a divertirsi partecipando ad una manifestazione sana e socialmente utile.
Ho due considerazioni da fare su questa manifestazione: una che ha solo un aspetto positivo, l’altra che, pur se anch’essa di segno positivo, mi porta ad una critica (e te pareva…) che deve essere fatta.
Partiamo dalla cosa decisamente positiva ed entusiasmante. Vedo la realizzazione del nuovo record del mondo di salto in alto della categoria dei 55 enni. Un signore normalissimo, dal fisico normalissimo che, come dovrebbe normalmente fare un bel 20 enne italiano che si diletta nel salto in alto, va su ad 1 metro e 91 centimetri con una coordinazione che tu a questo bel 20 enne gli dici “Ragazzo allenati perché hai stoffa…”. C’è un problema: che il 20 enne molto coordinato di anni ne ha 55 e quello è il nuovo record del mondo della categoria dei 55 enni strappato ad un tedesco che nel fulgore della gioventù era arrivato a 2 metri e 42 centimetri, una misura stratosferica fra le migliori del mondo in assoluto alla quale nessun italiano è mai arrivato.
Il tedesco è sempre stato un fenomeno, questo il fenomeno lo diventa solo adesso perché sale sul tetto del mondo a 55 anni. Da giovane era un bravo giovane che si impegnava nell’atletica leggera e saltava ampiamente sopra i 2 metri (ed in una nazione sportivamente evoluta ce ne vorrebbero molti) ma nulla più.
E allora nell’atletica amatoriale può esserci anche una componente agonistica anche molto elevata e qui mi contraddico almeno parzialmente con quanto proclamato in qualche articolo fa dove “sentenziavo” che la componente agonistica deve essere adattata anche in base all’età e dunque la foga agonistica di un signore un po’ attempato è giusto che sia decisamente inferiore a quella di un giovane negli anni del massimo rendimento sportivo.
Mi contraddico forse parzialmente ma mi contraddico perché, girando la frittata, sono qui a scrivere che se un giovane che salta poco più di due metri (misura nobile ma che non ti porta da nessuna parte a livello internazionale) la sera prima della gara va a distrarsi e non perde occasione per vedere posti nuovi, divertirsi e fare nuove amicizie fa proprio bene e vive la sua gioventù nello sport ed in tutto ciò che ci va attorno. Quel signore di 55 anni che ha fatto il record del mondo di categoria che io non conosco (da giovane non era praticamente nessuno ed è impossibile che io conosca tutti i giovani che hanno fatto discrete misure nel salto in alto da giovani, anche se ho frequentato per una vita i campi di atletica) ma al quale farò i miei complimenti un giorno se avrò l’onore di trovarmi a tu per tu, non so assolutamente cos’abbia fatto la sera prima del record (e non sono affari miei) ma ammetto solo che io nei suoi panni avrei fatto vita monastica, concentratissimo e teso a non perdere un filo di energia per convogliarla in quel gesto del giorno dopo che ha entusiasmato la platea dei campionati italiani master. Dunque è vero che la componente agonistica, trattando di atleti amatori, è giusto che sia controllata e non esasperata ma quando uno sta bene (e questo sta bene, non c’è dubbio, e come tutti i 55 enni del mondo è la prima cosa del quale deve ringraziare nostro Signore) io penso proprio che un sano agonismo ed una sana capacità di concentrarsi sull’obiettivo sia una splendida cosa.
Questo è l’aspetto veramente entusiasmante di questa competizione e c’è solo che da ringraziare questo atleta che ci ha regalato questo momento di sport sublime. Poi, così come dobbiamo essere orgogliosi anche delle sue capacità di concentrazione oltre che doti fisiche, non possiamo chiedergli che per onore della Patria riprenda gli allenamenti come se nulla fosse e si metta lì con il piglio di un professionista a preparare nuovi traguardi. Lui nella preparazione deve certamente divertirsi, come sono praticamente sicuro che avviene, poi in certe gare che sa lui è pure opportuno che almeno in pochi frangenti si comporti come un professionista vero e proprio perché è uno dei pochi in grado di produrre gesta atletiche di livello mondiale. Questo non vuol dire che se lo vedessi in un bar alla vigilia di un campionato del mondo che beve un bicchiere di più a tarda notte lo prendo per un orecchio e lo accompagno nel suo Hotel o Pensione ma… quasi. C’è un mio amico del Trentino che da giovane, pur essendo fortissimo, non aveva mai vinto un bel nulla (alcune volte l’ho battuto anch’io), trent’anni dopo ha vinto di tutto, da vero campione e, nel suo caso, più che il tipo di preparazione (si preparava bene anche da giovane) mi viene da pensare che la differenza fra le due epoche sia stata dovuta a quanto accennato in precedenza. Insomma anche per fare il campione non è mai troppo tardi, ovviamente ad ogni età c’è un certo modo di comportarsi e mentre se il giovane per assurdo può anche esagerare con la preparazione e dopo magari “sgarra” con certi comportamenti, l’atleta stagionato, al contrario, non può esagerare con la preparazione perché rischia di farsi del male ma è capace di impostare una vigilia o una serie di momenti preparatori alla gara come il giovane non sa fare. Insomma ad un master che la sera prima della gara va a letto presto non potete dirgli “Affanatico!” perché questo la città ed il vino locale ha tutto il tempo per apprezzarli il giorno dopo. Al giovane che sgarra puoi fare tutte le prediche che vuoi ma quello che deve fare deve sentirselo dentro più che recepirlo dalle prediche dei tecnici. Mentre il giovane a mio parere ha il sano diritto di divertirsi il master ha il sano diritto di vivere… la vigilia come una vigilia olimpica perché anche l’atletica master si vive una volta sola e per chi ha vinto molto poco da giovane ci può essere il sano gusto di fare tutto alla perfezione anche da maturi. E’ un gioco anche quello.
Discutibilissima ma serafica questa disputa, un po’ più cruda la seconda. I campionati nazionali mettono in scena anche un’altra parte. Premesso che un signore di 101 anni, che doveva essere il partecipante più maturo della manifestazione, ci manda i saluti e dice che assisterà alla gare ma non ha il coraggio di partecipare perché c’è troppo caldo, un altro signore non molto più giovane (a quota 93…) alla faccia del caldo ha il coraggio di partecipare sia ai 1500 metri che agli 800 metri. Più che le gare di questo signore mi piace l’intervista nella quale dice che lo sport va fatto ad ogni età perché fa bene alla salute a tutte le età. D’accordissimo e, aggiungo io, se questo lo fa 93 anni a maggior ragione i giovani non possono perdere tempo in molte cose che vanno a restringere di troppo la loro fetta di vita dedicata allo sport. Poi però, proprio perché queste critiche devono essere incisive, io penso che le cose vadano fatte meglio possibile e allora, porca miseria, se non per il 93 enne, questa critica ce l’ho per me stesso perché l’ho vissuta sulla mia pelle, l’orario di svolgimento gare di queste manifestazioni va assolutamente rivisto.
Io prendo il 93 enne come esempio perché per lui questo discorso è ancora più importante ma mi ci metto dentro anch’io. Il 93 enne viene giustamente bersagliato di controlli medici perché siamo in Italia e se un 93 enne va a fare le gare che non è proprio del tutto perfetto possono andare in galera i medici. Ma allora, visto che stressiamo i medici perché rompano le scatole al 93 enne perché non intimiamo loro di intervenire anche in cose più importanti che tutelano la salute di tutti gli atleti e non solo quella del 93 enne? Nella formulazione dell’orario delle gare di una manifestazione simile deve intervenire anche il parere di un medico e non quello dei bar o degli alberghi della cittadina organizzatrice. Qualsiasi medico ti dirà che in Italia, a luglio, a meno che non vai in montagna, dalle 11 alle 18 non è opportuno fare attività fisica perché è un orario sbagliato perché c’è troppo caldo. E non è solo l’effetto serra, perché se è vero che l’effetto serra ha peggiorato la situazione ricordo benissimo che da bambino quando malauguratamente mi allenavo anche in quegli orari tutti mi dicevano “No a quest’ora! C’è troppo caldo!” Ero un ragazzino, non c’era l’effetto serra, ma mi ricordo che davo ragione a chi mi diceva così è la dava anche il cronometro, senza narrare di quella volta che facendo una corsa un po’ lunghina verso la provincia ed essendomi svegliato tardi nelle vacanze scolastiche ho dovuto tornare in autobus perché a certe ore in estate è proprio impossibile correre.
Ecco a me fa piacere che il 93 enne si faccia i 1500 e pure gli 800 (anche se, personalmente preferisco concentrarmi su una sola gara per manifestazione) ma bisogna farglieli fare nell’orario migliore perché se questo schiatta la colpa non è di chi gli ha fatto la visita medica, non è nemmeno dell’età, come tutti andrebbero certamente a dire, ma è solo di un orario di gara sbagliato che non considera la banalità che l’Italia è un paese caldo, non è in Scandinavia ed a certe ore in luglio non è proprio opportuno gareggiare.
Qualcuno ha ipotizzato che sia opportuno cambiare il mese di gara. Non sono d’accordo, se quelli sono i mesi dell’atletica è giusto rispettare i tempi dell’atletica, Nel momento in cui ci accorgessimo che in luglio non si riesce a gareggiare nemmeno alle ore 21 allora sarà il caso di cambiare anche mese ammettendo che, in quanto vecchi, non possiamo permetterci il lusso di gareggiare negli stessi mesi dei giovani ma io sono convinto che rivedendo gli orari possiamo tranquillamente gareggiare nei mesi classici dell’atletica leggera.
La mia sensazione, perfida come al solito, è che si tratti di mettere in riga il mercato come sempre: negli orari nei quali la gente dovrebbe consumare è opportuno fare le gare, se poi la gente non ha tempo per “consumare” quello è un problema dei negozi ma non dell’atletica. Facciamo dei regolamenti che ci svincolino dal business, l’atletica è troppo importante per poter essere guastata dagli interessi economici.