Si confonde un po’ troppo, ultimamente, il concetto di autorità con “autoritarismo”.
Trattando il polpettone della rete ciclabile ancora pressochè inesistente sul nostro territorio a terzo millennio iniziato da ‘mo (ormai abbiamo superato il quinto di secolo…) mi viene da fare un esempio con un altro polpettone tipico di questi tempi: quello della vaccinazione obbligatoria.
Sono stato criticato più volte su questo sito per essere troppo vicino alle idee dei cosiddetti “no-vax” ed è proprio con riferimento all’argomento principe del mio sito, quello della mobilità urbana (non solo in bici, anche a piedi…) per sconfiggere una volta per tutte la pericolosissima sedentarietà, che voglio fare un parallelo per far capire come a livello politico, ma non solo, sia decisamente importante distinguere fra autorità ed “autoritarismo” per non prendere in giro nessuno.
Parto proprio dalla questione vaccini tanto per dare fastidio a chi sostiene che mi occupo anche di cose che non hanno nulla a che fare con lo sport. Molta gente, su siti simili al mio, si occupa anche di integrazione alimentare, non vedo perché io non mi dovrei occupare di vaccini visto che per un certo periodo sono stati resi addirittura obbligatori verso una fascia di popolazione, almeno l’integrazione alimentare non è ancora obbligatoria anche se propinata a più riprese da più parti.
Il concetto di autoritarismo si spiega con chiarezza cristallina quando andiamo ad analizzare l’atteggiamento dei politici italiani sulla questione. Siccome il caos regnava sovrano e la comunità scientifica era praticamente spaccata in due, era opportuno dare un segnale forte e chiaro. Un segnale forte e chiaro poteva essere avere l’autorità di dire: “Guardate, abbiamo messo a punto questo vaccino, abbiamo fatto degli studi che pare utile e pure privo di effetti collaterali devastanti, diamo a tutti l’opportunità di poterlo fare, previo consulto con il proprio medico di medicina generale che deve valutare, caso per caso, chi possa tranquillamente farselo inoculare e chi invece è opportuno che attenda un ulteriore periodo di farmaco vigilanza sugli effetti dello stesso”. Questo sarebbe stato uno splendido esempio di autorità esercitata dallo stato che interviene in tempi brevi per sanare una questione considerata urgente e pertanto in tempi brevi si mette a disposizione un farmaco per tutti e pure una rete organizzativa di distribuzione rapida ed efficiente.
Il nostro stato ha esagerato e, come altri stati che hanno esercitato l’autoritarismo più che l’autorità, è andato oltre, si è voluto semplificare una cosa che non era semplice ed i politici si sono arrogati delle scelte che non erano loro. Sono intervenuti su una questione prettamente medica con un’obbligatorietà che ha spaccato il paese in due, creato malumori di tutti i tipi e le famose contestazioni di persone giustamente disorientate che certa stampa ha iniziato a bollare per “no vax”.
Ho molto rispetto per i “no vax”, talmente tanto che non li chiamo nemmeno “no vax”, appellativo che ritengo idiota per sintetizzare le loro opinioni che non hanno praticamente nulla a che fare con le vere teorie “no vax”.
I veri “no vax”, che saranno poche centinaia di persone, sul nostro territorio, forse qualche migliaio ad esagerare, sono persone che sostengono che praticamente tutti i vaccini proposti alla popolazione sono una clamorosa bufala, sono un gigantesco business per sostenere gli interessi delle case farmaceutiche e non servono proprio a nulla e, secondo i più oltranzisti, sono addirittura nocivi e potenzialmente pericolosi per la salute della comunità.
La posizione di quei circa venti milioni di italiani che hanno seri dubbi sulla liceità di qualsiasi obbligo vaccinale è ben diversa e mi pare che chiamare “no vax” questi venti milioni di italiani che, fra l’altro, non hanno nessuna rappresentanza politica, sia quanto meno fuorviante. Questi cittadini non hanno assolutamente nulla contro i vaccini, anzi sono stati proprio contenti che lo stato abbia dato libero accesso ad un vaccino che pareva che ci potesse aiutate nella lotta contro il Covid (la famosa “autorità”) ma non sono stati per niente contenti che la diffusione di tale trattamento sanitario sia stata tanto caldeggiata da arrivare ad un vero e proprio obbligo. Ed è lì che si è passati dall’autorità all’autoritarismo. Vado oltre, questo passaggio è quanto meno sospetto e mi fa pensare ad una nascosta mancanza di autorità vera. Siccome sulla proposta di quel trattamento vi erano seri dubbi, perché la questione era effettivamente nuova, per togliere ogni dubbio si è preferito esercitare un obbligo. Siamo piuttosto scettici sull’obbligatorietà dei trattamenti sanitari anche verso i pazzi criminali, non si capisce perché non lo si deva essere anche nei riguardi della popolazione comune.
Piombo come un falco, dopo essermi certamente attirato un’infinità di critiche su questo argomento (so benissimo che molti diranno “Il solito no-vax, non ha capito nulla….” ignorando che anche se non lo dicono apertamente ci sono circa venti milioni di italiani che la pensano come il sottoscritto fra i quali pure molti medici che sono stufi di trovarsi in mezzo a questa polemica assurda), sulla questione mobilità urbana.
Sulla mobilità cittadina lo stato italiano sta esercitando una sorta di autoritarismo. Non esiste un vero e proprio obbligo di adoperare l’auto privata ma fin tanto che non si esercita l’autorità per dare a tutti la possibilità di andare a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici è come se automaticamente si avvallasse un implicito obbligo ad usare il mezzo privato. A piedi non si può andare, in bici nemmeno, la rete del trasporto pubblico è più o meno come quella di mezzo secolo fa. Vedete voi cosa volete fare. Esercitare una forte autorità vorrebbe dire, come nel caso del vaccino, mettere a disposizione di tutti la possibilità di andare a piedi, in bicicletta e sui mezzi pubblici. Senza obbligare nessuno ad andare a piedi in bici e/o con il mezzo pubblico e pertanto senza sconfinare in un autoritarismo di senso contrario.
Ora è chiaro che dotare le città italiane di una efficiente rete ciclabile, supportata da un servizio di trasporto pubblico veramente efficiente è molto più oneroso che non mettere a disposizione della popolazione un vaccino e lo sarebbe non solo in termini di costi esorbitanti per l’allestimento di tale rete, che al momento è allo stato embrionale, ma anche e soprattutto per lo stravolgimento di un certo tipo di abitudini legate all’economia dell’automobile. Insomma, è triste dirlo, ma se in modo fantascientifico si fosse scoperto che uno degli effetti collaterali del vaccino fosse che la gente vaccinata si scopre in grado di andare in giro a piedi, in bici e con il mezzo pubblico e cambia radicalmente abitudini negli spostamenti urbani, quel vaccino probabilmente verrebbe interrotto urgentemente nella sua distribuzione perché va ben combattere il Covid ma qui nessuno ci sta a cambiare l’economia dell’automobile.
Il nostro stato ha esercitato un autoritarismo nei nostri confronti su una questione sanitaria e giustamente la questione non è passata inosservata.
Non è capace di esercitare una certa autorità (e non autoritarismo…) in tema di mobilità urbana e pertanto… paradosso, finisce per esercitare un ulteriore autoritarismo, pure con dannosi effetti sulla salute generale, in tema di abitudini di movimento della popolazione, che continua a non percepire un’autentica volontà di combattere la sedentarietà con mosse energiche.
Se tutti potessimo muoverci in modo diverso non ci sarebbero contestazioni di sorta, è chiaro che la gente sceglierebbe le opzioni più comode, salutari e razionali. A quel punto cambia l’economia perchè la nostra economia si regge anche sul fatto che l’italiano medio usa sistematicamente l’automobile per i suoi spostamenti e l’idea di non averne nemmeno una è un’idea bislacca, talmente bislacca che, per restare in argomento, chi non ha l’auto non è nemmeno un “no auto” ma semplicemente un pazzo disadattato.
Per cui se questo articolo può servire a qualcuno serva almeno ai poveri “no vax” (non quelli veri, quelli che vengono definiti “no vax” anche se non lo sono, un po’ come capita talvolta pure al sottoscritto…). Voi non siete degli emarginati, siete in tanti e anche se vi chiamano “no vax” sappiate che la vostra posizione non è ignorata. Vi danno fastidio le imposizioni. Pensate ai “no-auto” sono molto meno di voi, praticamente inesistenti, non hanno nulla contro l’auto come voi non avete nulla contro i vaccini, vorrebbero solo vivere in un territorio dove si possa fare a meno di usare l’auto senza rischiare la vita.
Proposta concreta, certa stampa, (direi quella che si è inventata i “no vax”…) si inventi anche i “no auto” così dopo non si sentono più soli. Dopo sarà loro cura dire a tutti che non hanno nulla contro l’auto ma vogliono solo percorsi ciclopedonali sicuri per attraversare la loro città tutti i giorni e non solo nel fine settimana come se la bicicletta fosse quell’accidenti che si può usare solo nel fine settimana.