AUTOMATISMI “2”: UN DISCORSO FILOSOFICO

Nel precedente articolo ho trattato gli automatismi (azioni automatiche) in modo abbastanza asettico, quasi subendo l’ineluttabilità di un sistema di adattamento necessario che a volte pare che ci rubi un po’ parte dell’esistenza ma alla fine è anche importante per vivere meglio, se non altro in modo più tranquillo.

Mi sono semplicemente limitato alla mia solita invettiva, in automatico appunto, per restare nello stile dell’articolo, che se è vero che è inevitabile fare tante cose in automatico è comunque meglio non pensare in automatico quando decidiamo di pedalare e camminare perché se accettiamo di fare questo solo all’interno di palestre invece che nelle splendide vie della nostra città vuol dire che da un punto di vista ambientale e dell’assetto sociale siamo allo sbando più totale. A parte questo mio tarlo cronico, che quasi in automatico va ad inquinare la maggior parte dei miei articoli, per il resto subivo abbastanza tranquillo la logica e l’ineluttabilità dei nostri innumerevoli automatismi quotidiani, costruiti per fare sempre tante cose in modo efficiente e rapido.

Questo analizzando quasi un aspetto scientifico della questione (anche se nel mio caso, quando affronto questi argomenti, adoperare l’aggettivo “scientifico” è piuttosto sacrilego) e non addentrandosi invece in un aspetto più filosofico della stessa.

Qualcuno potrà obiettare che  vivere in automatico proprio non è bello e che di risparmiare energie per vivere in modo tranquillo in un’ esistenza che dura molto poco non gli va. Il famoso miler americano Jim Ryun, primatista del mondo dei 1500 metri e del miglio negli anni ’60 diceva sempre “Dio non mi ha messo al mondo perché io riposi”. Gesù Cristo ci ha insegnato a vegliare e non ad abbandonarci agli automatismi per vivere in modo più tranquillo, poi noi però per quarant’anni abbiamo votato Democrazia Cristiana in modo quasi automatico senza pensare che in quel modo proprio la Democrazia Cristiana andava a scatafascio.

Insomma non accettare gli automatismi è una presa di posizione decisamente rivoluzionaria e anche se alla base di molte religioni (il famoso “La vita è un attimo per conquistare l’Eternità” che diceva Don Romeo, prete della parrocchia che frequentavo da bambino è accettato come base da molte religioni) porta a vivere in modo poco convenzionale e certamente faticoso.

Io insisto sul fatto che senza automatismi proprio non riusciamo a campare, sono troppe le cose che dobbiamo fare per permetterci il lusso di rinunciare agli automatismi però forse è anche vero che proprio nella società di oggi dobbiamo stare attenti a non fare troppe cose in automatico, a non vivere in automatico. Altrimenti essere riusciti a conquistare qualche anno in più di vita media rispetto ai nostri predecessori non conta nulla se questa esistenza non è vissuta in modo completo.

In tema di attività fisica vi sono certamente degli automatismi accettabili ed altri del tutto sconvenienti. Quando parliamo di attività fisica di mantenimento per adulti (brutto questo termine mantenimento ma insomma rende l’idea di uno che non vuole andare alle Olimpiadi ma si accontenta di stare in salute grazie all’attività fisica) è chiaro che possiamo accettare anche di svolgere una certa quota di attività fisica in “automatico” nel senso che quando i dolorini vari sono sotto controllo e l’attività è già collaudata si può pure svolgerla in modo ripetitivo più o meno con lo stesso stile con il quale ci si lava i denti. Si fa un qualcosa di abituale che va bene fatto come al solito e non ha bisogno di essere variato continuamente e perfezionato sempre di più, è un qualcosa che costa poca fatica ma ha comunque una sua utilità così come appunto lavare i denti è un gesto ripetitivo che non costa ‘sta gran fatica ma è comunque utile.

Tutt’altro discorso quando si parla di sport e non solo se è indirizzato ai campioni, anche se è indirizzato ai comuni mortali ed io oserei pure aggiungere di tutte le età. E’ l’origine della parola sport a dirci che questo deve avere in sé un valore di distrazione che stona con il concetto di automatismo. Uno sport fatto in automatico non sposta la nostra attenzione e pertanto non è concettualmente sport, uno sport che ti permette di pensare agli altri fatti della giornata siano essi problemi di scuola o di lavoro non è un vero sport e perde la sua funzione di distrazione che fa bene alla salute e allo spirito. Pertanto lo sport vero è quello nel quale eventuali automatismi hanno una esclusiva funzione di costruzione delle basi per consentire il perfezionamento di altri dettagli, automatismo inteso come economizzazione di un gesto per migliorare la prestazione, non per fare meno fatica o per ottenerla senza doverci pensare su tanto. Lo sport può si essere una ricerca di automatismi ma sempre più sincronizzati e sempre più evoluti che pertanto, nel loro insieme, non possono essere definiti automatismi. Nello sport ogni ripetizione di un determinato gesto dovrebbe essere sempre migliore di quella precedente perché il processo di revisione e di messa a punto deve essere costantemente aggiornato.

Quando intendo dire che questo concetto può funzionare proprio a tutte le età intendo che anche il soggetto in tarda età mentre può anche accontentarsi di praticare la cosiddetta ginnastica di “mantenimento” quando pratica sport, pur evitando stress del tutto inopportuni per la sua età, può avere l’ambizione intervenendo sull’aspetto tecnico del gesto sportivo più che sulla sua componente condizionale di ottimizzare continuamente la prestazione e così per esempio anche l’ottantenne che pratica sport in quel momento potrà farlo con la testa pienamente “distratta” su quel compito e non afflitta sulla pensione che non basta per arrivare a fine mese o sul nipotino che a scuola studia già come un adulto anche se ha ancora otto anni.

Lecito affermare che nell’esistenza ci sono delle cose importanti che non meritano di essere svolte in automatico e delle cose meno importanti che possono tranquillamente essere svolte senza pensarci su tanto. Lo sport praticato merita di essere considerato molto più importante di quello visto in televisione e così se può anche essere spento con un telecomando lo sport televisivo che può arrivare ad essere noioso non deve mai essere spento da nessun telecomando lo sport praticato che se arriva ad essere noioso vuol dire che deve assolutamente essere reinventato demolendo tutti gli eventuali automatismi che l’hanno minato.

Insomma vivere reinventando tutto di giorno in giorno è certamente faticoso e forse anche stressante ma su certe cose può proprio valerne la pena, su altre invece forse è proprio opportuno accettare la logica degli automatismi che ci consentono di risparmiare energie, soprattutto nervose, che potranno essere dedicate alle cose che ci entusiasmano di più. In ogni caso tutti gli automatismi devono essere, prima o poi, messi in discussione perché come esseri pensanti la nostra modalità principale non deve essere quella dell’automa che ripete sempre tutto uguale ma quella dell’innovatore che mette in continua discussione tutto.

Poi ognuno è libero di pensarla come vuole ed il divertente Checco Zalone per esempio al cinema fa grandi incassi facendoci vedere l’italiano che ambisce al posto fisso e si allena a timbrare come un ossesso perché quello dovrà essere il suo gesto meccanico da fare all’infinito quando avrà il suo “posto fisso”. Forse, però, anche se al cinema fa ancora ridere, quel tipo di ambizione è solo una cosa arcaica e anche nel lavoro come nello sport saremo sempre costretti a reinventarci giorno dopo giorno, senza timbri sempre uguali.