SPERANZE IN UN FUTURO MIGLIORE

“Eh, poca fatica, basta che passi ‘sto accidenti di virus che non dovrebbe essere molto difficile stare meglio di così, siamo praticamente in galera, anche che arrivi una miseria colossale staremo sempre meglio di così…”.

Non era questo che intendevo e lo so che ad essere troppo ottimisti adesso si rischia di passare per idioti ma ho bisogno di correre quel rischio.

Forse questo sarà un altro articolo dettato dalla situazione, di quelli scritti solo perché adesso se scrivi di attività motoria all’aperto istighi a delinquere e prendi in giro i lettori ma la fantasia per pensare al futuro non può essere bloccata, tantomeno adesso che c’è assoluto bisogno di sognare.

Pur con una miseria dilagante e non solo a livello nazionale (non pensate che questo sia un problema solo italiano, è in quel senso che dovremo anche essere umili nell’atteggiamento con l’Europa) si può addirittura sperare che dopo questa disgrazia si instaurino degli equilibri che prima non esistevano.

Diciamolo chiaro e tondo: qualcuno aveva la percezione dello stato di diritto? Oppure la percezione più diffusa era quella dello stato dove ognuno si arrangia, dove comanda il mercato, dove comandano i potenti e dove la gente in miseria è libera di crogiolarsi nella sua miseria, lamentandosi liberamente ma senza mai ottenere risposte concrete?

E’ uno stato dove più volte io mi sono vergognato di scrivere di un presunto diritto al movimento per tutta la cittadinanza perché può sembrare anche un vezzo radical chic se si va ad analizzare l’urgenza di altre problematiche. Nella mia pagina di presentazione del sito rischio di essere pure frainteso quando preciso che il bilancio dell’assistenza sanitaria nazionale supera i 100 miliardi. Pare quasi che voglia insinuare che sia il caso di tagliarlo, quando invece il senso di quella mia predica iniziale è proprio l’opposto: siccome le cifre per l’assistenza sanitaria sono cifre da capogiro, sono cifre che devono essere considerate anche nell’ottica di una prevenzione perché così l’assistenza sanitaria può vedere ridotti capitoli di spesa altrimenti in continua espansione. Insomma se meno soggetti si ammalano l’assistenza sanitaria migliora senza dubbio.

La miseria può aiutarci a vedere le cose con più chiarezza. Siamo uno stato dove si mangia, eccome si mangia, perfino troppo, pullulano le diete, perfino il mio sito è tempestato di domande sulle diete ed io mi ribello proclamando che è un sito per l’attività motoria e non per le diete.

Siamo uno stato dove in qualche modo si riesce anche ad avere un’abitazione anche se lì già qualcuno potrebbe avere qualcosa da ridire. Però il fatto che si mangi e abbinato ad un clima accettabile fa sì che chi scappa dalle guerre non abbia dubbi: si mangia poi da qualche parte si dorme, sempre meglio della fame e della guerra.

Poi arrivano le note dolenti che possono far passare il diritto al  movimento decisamente in secondo piano. Siamo uno stato dove l’occupazione è regolata in modo folle. Un gran numero di disoccupati e, ciò che è quasi peggio, un numero enorme di persone costrette a lavorare ad orari folli per potersi tenere stretto un posto di lavoro che non è per nulla scontato. Diciamo pure che il diritto al lavoro non è per nulla garantito e pertanto chi non lavora fa una fatica terribile a trovare lavoro e chi lavora è pure disposto a lavorare troppo pur di non perdere il lavoro.

La domanda idiota del giorno è perché, visto che ci sono milioni di italiani disoccupati e altri milioni di italiani che lavorano troppo, non si riescono a rimescolare le carte per fare in modo che tutti possano lavorare equamente. Ed è una domanda da bambini idioti ma mi piace porla così perché è il nostro problema di occupazione.

E’ una domanda che va posta su un sito che tratta l’attività motoria perché solo dopo che si è data una risposta a questa si possono trattare i “lussi” dell’attività motoria, di un presunto diritto all’attività fisica per tutti, del presunto diritto a poter circolare a piedi e in bicicletta (ovviamente quando sarà passato il corona virus) senza quella mascherina che, comprata contro il corona virus, rischiamo di essere costretti a portarla anche quando il corona virus sarà passato perché l’inquinamento ci costringerà a portarla come aveva già costretto i cinesi già ben prima dell’apparizione del corona virus (è per quello che hanno fatto poca fatica a mettere la mascherina: ce l’avevano già prima che arrivasse il corona virus…).

In uno stato che funziona c’è occupazione per tutti, non si naviga nel lusso ma si può circolare per strada perché se le auto sono troppe le blocchi per ridurre l’inquinamento e se tutto funziona puoi bloccare le auto perché ci sono tutti gli ammortizzatori sociali per far fronte all’inconveniente.

Non abbiamo mai bloccato le auto perché era un lusso farlo. Adesso arriva il corona virus e oltre alle auto blocchiamo i pedoni che, per la salute generale, è ben peggio. Riusciremo ad arrivare ad equilibri tali per cui si riesce a garantire alla popolazione cibo, un alloggio, un lavoro e la possibilità di effettuare manovre decisive per l’ambiente (e dunque per l’attività fisica perché l’attività fisica all’aperto è strettamente correlata con le politiche ambientali) senza sconquassare l’economia? Oppure queste sono solo fantasie da corona virus e appena aperte le gabbie dovremo assolutamente tornare ad un sistema di anarchia dove produrre il più possibile per salvare un sistema economico che non stava funzionando per niente?

Al momento siamo in gabbia e si può sognare, anzi “si deve” sognare.

Io sogno addirittura momenti nei quali potrò spiegarvi perché quando il clima lo consente l’attività motoria all’aperto è cento volte meglio di quella al chiuso, ma al momento non pensateci, potrei essere accusato di istigazione a delinquere…