Si potranno contestare fin che si vuole le mie idee bislacche, contestabilissime, ma non si può dire che non sono coerente. L’ultimo articolo l’ho fatto su una presunta “lentezza” degli sportivi che ho esortato in nome dello sport a riprendersi una sacrosanta e sportiva lentezza che questa società rinnega e demonizza continuamente. Si può non essere d’accordo e dire che la lentezza rovina la società, dal mio punto di vista questa lentezza l’ho onorata andando a partecipare ai campionati italiani master di atletica a Roma questo fine settimana.
Parto subito dal fondo per non tediare i lettori. Sto dirigendomi verso lo spogliatoio dopo la gara, tranquillo, anzi sereno e nemmeno un po’ rattristato dall’ennesimo ultimo posto al quale ho fatto il callo, anche se questo è un ultimo posto clamoroso con tanto di distacco abissale dal penultimo. Un romano, in gruppetto con altri quattro, mi chiede: “Ma tu sei quello che ha vinto la serie degli 800 in 2’07”?…” Non mi preoccupo di capire se davvero mi ha scambiato per un altro o se mi sta semplicemente prendendo in giro perché quel distacco clamoroso non poteva passare inosservato. Rispondo semplicemente: “Guarda la serie l’ho vinta solo se capovolgi la classifica. Ma ti dirò di più, se capovolgi la classifica non ho semplicemente vinto ma li ho massacrati letteralmente tutti perché il penultimo ha fatto ben 26″ meno di me ed io ho corso in 3’05″…” Si sono messi tutti a ridere fragorosamente ed io ne sono stato ben contento perché a questa età (ma non solo…) è fondamentale far ridere ed io dirò che rido pure parecchio quando un ultimo non abbastanza abituato ad arrivare ultimo trova centomila scuse di vario tipo per giustificare il fatto che è arrivato ultimo, come se fosse necessario giustificarsi per essere arrivati ultimi.
Sono un po’ malinconico di aver sottratto un presunto record al penultimo classificato che, se non ci fossi stato io, poteva dire di essere uno degli ultimi più veloci della storia dei campionati master. Praticamente questo, senza essere un campione, non ha corso per niente piano, anzi diciamo pure che ha corso piuttosto forte: 2’39” sugli 800 a 60 anni è forte, ve lo posso garantire, provare per credere. Ebbene se non c’ero io quello, pur con il ragguardevole crono di 2’39”, arrivava ultimo.
Lo speaker si è accorto di questo ma é stato costretto a dirlo ai microfoni solo per colpa (o merito?!?) del sottoscritto.
Il dettaglio della cosa potrebbe farmi cambiare soprannome (ne ho avuti tanti nella mia carriera sportiva) e spiego il perché.
Il distacco alla fine in questi benedetti 800 metri fa me e il penultimo era veramente consistente. Diciamo che ha preso meno distacco il penultimo dal primo classificato (che ha corso molto forte, ai limiti del record nazionale di categoria sulla distanza, un mio amico decisamente inossidabile che ha battuto gente veramente tosta anche grazie ad un ottimo senso tattico) che non io da lui. Lo speaker mentre sta arrivando questo buon penultimo vede che l’ultimo sono io e sono ancora in fondo al rettilineo (…!) E’ preso in contropiede e come se qualcuno potesse attraversare inavvertitamente la pista (cosa che non è accaduta ma anche se accadeva non gli piombavo certamente addosso come un fulmine…) dice “Attenzione… laggiù in fondo…” poi non sa cosa dire ed in questi interminabili secondi sta in silenzio meditando la frase da dire. Anche lui deve giustificare l’ultimo perché l’ultimo va sempre giustificato e non può, essere ultimo e basta senza nessuna giustificazione, e dopo questi lunghi secondi dice “Eh… del resto il livello tecnico di questa serie degli 800 è stato veramente molto elevato”. Come dire “Non è questo che deve arrivare che è terribilmente lento ma sono quelli che sono già arrivati che hanno corso decisamente forte.”
Ecco allora il mio nuovo soprannome non potrà essere “Eh del resto il livello tecnico di questa serie è stato veramente molto elevato” perché è un soprannome improponibile perché troppo lungo ma anche se comunque lungo potrebbe essere “Attenzione, laggiù in fondo…” Storpiato con i soliti abbreviativi in “Laggiù in fondo” detto poi comunemente “Laggiù”…