“Provieni dall’atletica ma continui a difendere a spada tratta il grande calcio…”
Da questa “insinuazione” (non lo chiamo nemmeno “commento”, per me è semplicemente una “insinuazione”) mi difendo benissimo. Il piano per l’atletica obbligatoria ce l’ho in testa già ben chiaro, forse è per quello che non l’ho mai scritto, lo ritengo quasi scontato e, ignaro del fatto che la gente non è in grado di leggermi nel pensiero, difendo il calcio partendo dal punto di vista che l’atletica a scuola non deve nemmeno essere proposta, deve essere obbligatoria. La matematica non viene proposta. La fai punto e basta. Non c’è nessuna disabilità che ti esonera dallo studio della matematica perché anche se questa disabilità esiste bisogna trovare i sistemi per superarla per fare in modo che la matematica sia appresa anche da chi ha qualche tipo di disabilità.
Sul calcio sono “propositivo” nel senso che ha un settore giovanile talmente capillare ed organizzato che non può essere ignorato e sono convinto che possa offrire un grande aiuto alla scuola che deve prevedere un tot. di ore di attività fisica per i ragazzi ma non sa con che struttura garantirle. Il calcio può aiutare la scuola, la scuola deve farsi aiutare dal calcio, responsabilizzando i direttori didattici e tutto il personale scolastico nella programmazione. Non è che la scuola deva cercare gli istruttori, quelli esistono già, deve solo riconoscere l’importanza di questo lavoro ed integrarlo nei programmi scolastici. Gli insegnanti di attività motoria possono certamente sorvegliare sulla qualità di questa collaborazione “scuola-società sportiva” ma non sono nemmeno chiamati a gestire direttamente l’attività che può partire in base a ciò che esiste già sul territorio.
Sull’atletica ho dato tutto per scontato perché teoricamente non ci sarebbe nemmeno bisogno delle società sportive per portarla avanti. I dottori in Scienze Motorie e perfino i vecchi diplomati ISEF come me sono già preparati per insegnare l’atletica e pertanto non si pone nemmeno un problema di istruttori. Teoricamente il problema si pone per la scuola primaria perché le maestre non sono altrettanto “ferrate” in atletica ma è un falso problema perché si tratta solo di comunicare alle maestre che il gioco che loro propongono ai bambini è la migliore propedeutica all’atletica che possa esistere, dunque con riferimento all’età che va dai sei ai dieci anni le maestre sono le migliori insegnanti di atletica che possano esistere e non devono avere alcuna paura di sbagliare, sono preparatissime. Semmai le maestre devono preoccuparsi di risolvere il problema degli zaini pesanti che è un flagello nazionale che oltre che condizionare negativamente le abitudini motorie di un’infinità di scolari provoca, indirettamente, addirittura dei problemi di inquinamento atmosferico perché invoglia i genitori ad accompagnare a scuola i bambini in auto.
Per l’atletica il problema teoricamente non esiste. L’atletica vera si pratica dall’età della scuola media dove, grazie a Dio, esiste ancora un insegnante di attività motoria (ho perso il conto di come si chiama ma, in pratica, è il “vecchio” insegnante di educazione fisica…) che ha tutte le competenze per condurre il programma di atletica.
Qualcuno potrebbe obiettare che l’obbligatorietà della pratica di una particolare disciplina sportiva ha un sapore vagamente fascista e non è una mossa democratica ma riesco a difendermi benissimo anche da questa “pericolosa” insinuazione.
Intanto l’atletica è la regina dello sport e anche gli amici del calcio saranno a riconoscere questo primato, mentre chi promuove gli altri sport infiltra la preparazione in modo perfino esagerato con esercitazioni di atletica e poi c’è da aggiungere che nell’atletica ogni tipo fisico può trovare la sua disciplina e pertanto nessuno rischia di essere completamente tagliato fuori, incapace di produrre un qualsiasi risultato sportivo.
Il sistema di inserimento dell’atletica nella scuola potrebbe essere più semplice e convincente di quello dell’applicazione del canone tv obbligatorio. Ogni studente iscritto a scuola (per chi non è iscritto va studiato qualcos’altro…) dovrebbe produrre un risultato in una qualsiasi delle discipline dell’atletica. Tale risultato che può trovare riscontro nelle tabelle di punteggio federali dovrebbe essere inserito in un discorso di “punteggi medi” che potrebbe costituire il presupposto per l’eventuale assegnazione di sussidi e/o contributi per le varie scuole e classi.
E’ chiaro che si tratterebbe di incentivare i ragazzi più in difficoltà e che si creerebbe comunque un sistema abbastanza competitivo. Ciò ci verrebbe comunque in soccorso nel tentativo di spostare la competizione scolastica troppo esasperata sui banchi di scuola (dove è soffocante, noiosa, aberrante e perfino fonte di discriminazioni ed ingiustizie) verso i campi sportivi dove sono presenti tutti i presupposti per condurre la competitività su binari sani ed accettabili da un punto di vista formativo. Il problema del bullismo e dell’eccesso di protagonismo non è una novità della scuola attuale e dovrebbe certamente tentare di essere contenuto proprio in questa sede. Se è importante fare in modo che tutti i ragazzi partecipino allo sport e siano ugualmente motivati in un sano spirito di gruppo è anche importante vigilare sull’evenienza che certi risultati sportivi particolarmente incoraggianti possano produrre dei Padreterni dello sport.
L’atletica obbligatoria a scuola in tempi di sedentarietà patologica che costituisce un problema sanitario di prim’ordine non è certamente un’idea bislacca né un’imposizione di sapore fascista. Inquadrarla per renderla effettivamente ben motivata è opportuno e utile e non richiede nemmeno l’impiego di nuovo personale perché a tale compito sono adeguatamente preparati tutti gli insegnanti attualmente in ruolo. Non è un progetto fantastico bensì un adeguamento razionale e doveroso alle esigenze di un sistema sociale che negli ultimi decenni si è evoluto in una certa direzione. Una mossa simile alcuni decenni fa avrebbe potuto essere considerata come un inutile spreco di energie in una scuola che aveva il compito essenziale di diffondere la cultura nella nostra gioventù, ai giorni nostri non è che un piccolo espediente per rendere più attuale, meno anacronistica ed assurdamente vincolata ad antichi stereotipi una scuola che stenta sempre a restare al passo con i tempi e a rispondere alle reali esigenze della popolazione.