Sono assolutamente d’accordo con l’iniziativa della trasmissione radiofonica “Caterpillar” che propone di candidare la bicicletta per il premio Nobel per la pace.
Abbiamo bisogno di diffondere l’uso della bicicletta e di rendere tale uso il più sicuro possibile. Aver la possibilità di usare la bicicletta nelle nostre città con una certa sicurezza sarebbe una grande conquista di civiltà. Purtroppo la strada è ancora lunga, non solo mancano le piste ciclabili ma manca proprio la mentalità della bicicletta come strumento per spostarsi nelle faccende quotidiane. La bicicletta viene ancora vista come un mezzo da usare per il divertimento o per l’attività sportiva invece può essere considerato un mezzo di trasporto vero e proprio a tutti gli effetti e può certamente sostituire l’automobile in molti frangenti. E’ da questo punto di vista che io pubblicizzo in modo maniacale la bici elettrica e spero che ne possano essere prodotte su larga scala buoni modelli a prezzi sempre più contenuti in un futuro abbastanza prossimo perché è grazie alla bici elettrica che certi percorsi casa-lavoro diventano proponibili senza troppe difficoltà.
Proporre la bici come candidata all’assegnazione del premio Nobel per la Pace è un sistema per farle una grande pubblicità e trovo che l’iniziativa di Caterpillar sia molto appropriata in un momento nel quale la conferenza sul clima di Parigi ci conferma che siamo veramente messi male ma concretamente non sa che soluzioni proporre. La bici è certamente un ottimo strumento per riuscire a contenere le emissioni inquinanti e quindi fa bene anche al clima. Se aumentano i ciclisti aumenteranno anche le piste ciclabili. Come le grandi strade sono state costruite quando il traffico automobilistico si è moltiplicato enormemente così le piccole strade ad uso esclusivo della bici potranno venire costruite quando il traffico ciclistico sarà davvero aumentato. E’ certo che sarebbe auspicabile che queste strade fossero costruite proprio per dare possibilità di sviluppo al traffico ciclistico ma è più facile ipotizzare il processo inverso perché non vi sono forti interessi economici ad innescare questa rivoluzione.
La rivoluzione della bicicletta dovrà partire dal basso e solo quando sarà ben avviata l’industria potrà assecondarla. Se attendiamo invece che sia l’industria a spingere affinché questa rivoluzione prenda corpo rischiamo di aspettare molto: un’ auto anche economica costa almeno come venti biciclette di buona qualità e garantisce nuovi flussi di mercato ad oltranza. La bicicletta costa molto meno e promuove un nuovo tipo di economia. La bicicletta non è solo un mezzo di trasporto è anche una filosofia e forse anche di più: un nuovo modo di intendere il futuro. Grazie Caterpillar.