Le parole hanno indubbiamente un aspetto tecnico, può essere pure definito scientifico, ma ne hanno uno anche magico e per assurdo questo è legato alla loro impossibile precisione, ad una certa indeterminatezza alla quale tutte le parole sono condannate.
Guardate una fotografia: vi da milioni di informazioni e, soprattutto se è bella potete stare lì incantati a guardarla, come se fosse un’opera d’arte. Ora guardate un insieme di parole, leggetele e che siano di un grande poeta o del primo pirla che passa per la strada poco cambia: hanno una loro indeterminatezza, vi permettono di immaginare cose che non sono nette come la fotografia. La fotografia che era netta, nitida, magari grazie alla qualità garantita dalla tecnologia pure con un’alta risoluzione, da informazioni piuttosto precise. Le informazioni delle parole non sono così nette e precise, per quello possono essere anche di più. Difficile travisare una fotografia. Si può vederla bella o meno bella ma, insomma, il significato è quello e non ha troppe possibilità di interpretazione, invece le parole possono essere travisate, non a caso di un soggetto che vuole fare il finto tonto si dice che capisce sempre quello che vuole capire lui.
L’aspetto magico delle parole è conferito a queste dalla loro indeterminatezza. In matematica, a meno che non vogliamo contestare certe convenzioni, uno più uno fa due, punto e basta e se è accettato che uno più uno fa due allora due più due fa quattro e così via perché se accettiamo le regole della matematica è tutto terribilmente semplice anche se forse un po’ noioso. Con le parole uno stesso discorso può significare centomila cose diverse e non ne parliamo quando i poeti fanno i criptici e lo fanno apposta per non farsi capire e per lasciare le porte aperte a mille interpretazioni.
Pensiamo alle possibilità che ha un ragazzino di diventare un campione di una certa disciplina sportiva. Secondo la matematica possono essere lo zero virgola zero, zero, uno per cento. Secondo le parole sono molto poche ma non tendono allo zero perché sarebbe un’autentica scemata dire che tendono a zero, al contrario sono veramente poche ma non possono tendere a zero per quell’aurea di possibilismo che per fortuna permea tutto lo sport (e non solo). Detta a parole una scarsa possibilità è comunque più confortante che un numero tipo zero, virgola zero, zero, uno per cento.
Possiamo anche direttamente traslare al teorema di Frassica che, molto ottimista, lui dice che con le ragazze molto belle ci prova sempre perché le possibilità sono sempre del 50%: o ci sta o non ci sta. Questo teorema ti dice quanto le parole siano imprecise ma anche quanto ti possono tirare su il morale.
Senza voler emulare Frassica, resto pure io sulle ragazze molto belle. Anche se per me non è per niente vero che c’è il 50% di possibilità che ci stiano, e qualcuno potrebbe semplicemente dire che sono molto più sfigato di Frassica, c’è da dire una cosa sulle ragazze molto belle proprio con riferimento alle parole. La cosa è curiosa e può mandare in depressione chi punta solo ad arrivare al dunque ma non rattrista per niente chi alle parole ci tiene, chi pesa le parole e chi è capace di farsi venire il buon umore anche solo per qualche parola ben piazzata. Le ragazze molto belle hanno un’ arte nel dare il due di picche che è solo loro. Sono allenate a dare il due di picche e ti danno il due di picche senza che nemmeno te ne accorgi. Al contrario di quanto si possa pensare sono molto portate a pesare le parole e per certi versi ne fanno collezione perché si può fare molto più facilmente collezione di parole che di cose più concrete che in alcune situazioni vanno benissimo ma in altre situazioni proprio non ci stanno. A questo punto uno potrebbe pensare che le parole siano essenzialmente menzogna e sia facile sostenere la menzogna fin tanto che non implica azioni di un certo tipo. Ed invece no. Le parole sono menzogna o comunque poco importanti per chi è terribilmente legato al risultato finale. In questo caso la parola viene svilita a mezzo per giungere ad un certo obiettivo. Ma c’è chi con le parole ci gioca senza finalità diverse da quelle del colloquio schietto e sincero. Il “giocatore” gioca con le parole ma non per questo prende in giro nessuno, semplicemente si accontenta di una relazione che fra esseri umani non può certamente essere deprecata. Se ogni persona con la quale ci relazioniamo dovesse portarci ad un certo tipo di relazione probabilmente saremmo terribilmente annoiati di quel tipo di relazioni e saremmo alla ricerca spasmodica di parole.
Nello sport il “gioco” delle parole è quello che ci aiuta a giungere al risultato finale e se il risultato finale è di buon livello siamo certamente più contenti ma parte del gioco sta pure in quelle parole chi ti portano al risultato.
Mi spiego: non è che l’unica cosa che gratifica sia il risultato finale ma anche la strada che percorri per arrivare a quel risultato. In quella strada, soprattutto per chi non si allena da solo, il gioco delle parole è importante e per certi versi può essere importante anche per chi si allena da solo perché comunque ci sarà un certo vissuto emotivo condiviso con altre persone che possono essere compagni di squadra, di allenamento o anche semplici amici che non c’entrano niente con l’attività sportiva.
Se tutto fosse trasmissibile con numeri che ci codificano le scelte di allenamento e la totalità delle strategie per giungere al risultato, molto probabilmente perderemmo il gusto per un qualcosa di insostituibile che è parte concreta (anche se sono parole…) dello sport. Insomma, per assurdo può essere più bella una sconfitta rimediata in un contesto di belle parole che un successo arrivato dopo un inferno di parole pesanti.
Dunque l’aspetto magico delle parole può essere definito proprio magico perché quando sono ben piazzate le parole possono pure incrementare di molto le possibilità di ottenere un buon risultato, ma viste da un altro punto di vista le parole sono anche terribilmente concrete e sono quelle che la bella ragazza sa valutare con molta acutezza proprio perché è abituata a filtrarne molte. Nello sport sono quelle che ben piazzate possono far sì che l’atleta senta di meno la fatica e si diverta di più e non conta se sono scientificamente validate o no perché qui la scienza ha veramente dei grandi limiti. L’arte delle parole o il gioco delle parole si confrontano molto bene con i temi sportivi. Con un gioco di parole si potrebbe pure dire che lo sport è la “palestra” delle parole perché tu grazie alle parole riesci a modificare dei gesti, delle reazioni nervose, delle cose piuttosto importanti che senza parole, con il solo allenamento istintivo, non riesci a modificare.
Le parole sono magiche e anche concrete. La loro magia sta nel fatto che pur essendo impalpabili alla fine sono anche concrete.
II “non giocatore” è sempre lì a chiedersi se possano concretamente portare ad un certo risultato e se la domanda è riferita alla bella ragazza la mia riposta è disorientante ed indefinita, in primo luogo perché io non sono un esperto in materia ma solo un pivello, per quanto stagionato, poi perché la vera magia della bella ragazza non è nel momento in cui la conquisti ma nel momento in cui lei ha conquistato te ed è questo che troppi maschi non capiscono abbagliati dal desiderio di possesso più che dalla passione disinteressata. Nella vera passione le parole sono sempre autentiche a mai finalizzate ad alcun risultato perché la vera passione non ha obiettivi concreti, non calcola. Pertanto nessuna risposta esaustiva per questo tipo di domanda, l’indeterminatezza regna sovrana come quella che aleggia sulla parola e la rende magica.
Nello sport la magia della parola forse è un po’ più concreta e come minimo si può portare qualche esempio. Ne faccio uno con tanto di nome e cognome e sono convinto che se legge ammette come un velo di magia abbia caratterizzato le sue imprese più conosciute. Orlando Pizzolato è stato un più che valido maratoneta italiano che ha una caratteristica non ancora eguagliata: é stato l’unico italiano a vincere due volte la Maratona di New York e pure in due edizioni consecutive, nel 1984 e nel 1985. Una frase che è passata a commento del suo primo successo, decisamente inaspettato, è questa: “Gli ingenui non sapevano che l’impresa era impossibile e pertanto la compirono”. Io dico che il risultato più significativo di Orlando è la seconda vittoria a New York, quella del 1985. Dopo la prima molti dissero che era stato un caso, una serie di circostanze, la classica botta di culo per dirla in gergo. Se così fosse stato l’anno successivo doveva arrivare un clamoroso flop ed invece arriva bis ed il bis forse è ancora più inatteso della prima vittoria perché è quello che ti fa dire che anche la prima vittoria non è per nulla un caso e che lui per due anni consecutivi è effettivamente il re di New York. Il primo anno è quello della sorpresa, il secondo anno è quello della consacrazione, la vera magia è il secondo anno quando la magia ti fa capire che ha una sua concretezza e si impone proprio quando tutti dicono che è impalpabile e casuale.
Dunque, tornando alla domanda dei concreti: “Ma devo usare le parole magiche per ambire ad un certo traguardo nello sport?”. Risposta ancora non molto determinata ed un po’ impalpabile ma da parte di uno che di sport se ne occupa da quasi mezzo secolo e dunque un minimo di esperienza ha la presunzione di averla: “No, però se rifiuti di accostarti al potere non misurabile delle parole quando l’atleta è in crisi, è demotivato, non vede risultati da un tot. e sente solo la fatica, rinunci ad uno strumento splendido che permette a lui di crescere come atleta e forse anche di superare la crisi e a te di crescere come tecnico e acquisire nuove consapevolezze. Pertanto, un po’ come per la bella ragazza, anche lì senza nessuna certezza di risultato, devi ricercare attentamente nelle parole perché quelle giuste sono quelle che ti aiutano a vivere meglio lo sport a prescindere dal risultato.”
E allora, venendo al dunque, quando arriva un ragazzino qualsiasi al campo sportivo, quante probabilità ci sono che questo possa diventare un campione? Ma direi che si possa tranquillamente usare il teorema che Frassica usa per le belle ragazze: il 50% perché può essere che ce la faccia come può anche essere che non ce la faccia. Se non ce la fa saranno state le belle parole ad accompagnare la serie dei tentativi operati per raggiungere l’impresa che andranno ricordate ancora più dell’ipotetico risultato.
Le parole vanno usate concretamente per raggiungere la magia, se non ci credete fatevelo spiegare dalla bella ragazza più che dai tecnici del movimento perché a volte questi sono bloccati dalla miopia del calcolo probabilistico.
E comunque quando lo sport vi ha sedotto siete a buon punto perché lo sport fa bene alla salute. Senza alcuna allusione alle capacità seduttive della bella ragazza che non sono certamente messe in campo per far male, e in ogni caso, quando vi capita anche quella abbiate cura di praticare sport che vi consente di tenere una buona lucidità, in mezzo a tanta magia occorre pure quella…