Fra le altre riflessioni, la pandemia ne ha portato anche una che viene svolta in modo piuttosto maldestro in televisione. Qualcuno sostiene che la medicina non è una scienza ma un’arte e che il fatto che molti virologi si siano scontrati fra loro con opinioni talvolta diametralmente opposte ne è la dimostrazione tangibile. La tesi mi pare un pochino difficile da portare avanti e forse ci si può mettere d’accordo sul fatto che la medicina, come tante altre non è una scienza esatta, ma è comunque una scienza.
Il dubbio un pochino più consistente può avvenire invece in tema di “Scienze Motorie”. Siamo sicuri di poterle chiamare ancora “Scienze Motorie” e non sarebbe invece opportuno e umile rassegnarsi a chiamarle “Arti Motorie”‘?
Anche tale osservazione può scaturire da comportamenti adottati dai vari stati nel periodo di pandemia. Se il modello svedese, purtroppo per ulteriori eventuali approcci in caso di riacutizzazione del virus, ha fallito completamente e si è dimostrato assolutamente non perseguibile, quello italiano al momento ha fornito risultati decisamente apprezzabili tanto è vero che è stato il modello adottato dalla maggior parte dei paesi appena la pandemia ha iniziato a diffondersi. Interessante e da valutare in modo “scientifico” direi io, le soluzioni adottate in Germania dove i numeri di diffusione del virus hanno, sempre al momento, premiato un atteggiamento ponderato e caratterizzato da una scelta solo in parte sorprendente. Pur con tutti i blocchi sullo stile del modello italiano in Germania si è deciso di lasciar praticare attività motoria all’aperto praticamente per tutto il tempo della pandemia. Ovviamente distanziati, con le dovute precauzioni, senza creare assembramenti ma non si è praticamente mai negata l’attività motoria all’aperto.
Praticamente si è considerata l’attività motoria un po’ come una medicina per la popolazione per renderla più resistente al virus in questo momento difficile.
Il concetto di attività motoria come medicina è un concetto che manca un po’ a noi italiani alle prese con un discreto numero di sedentari che al contrario usa la sedentarietà patologica come strumento per nuove patologie.
Purtroppo, andando contro i miei interessi, dico che le “Scienze Motorie” non potranno mai assurgere al ruolo di scienza autentica come la Medicina e pertanto la scelta di una attività fisica di profilassi impiegata come farmaco è comunque una scelta difficile legata a mille implicazioni di carattere culturale.
Si può, per motivi sanitari, costringere una popolazione a restare a casa, a “non muoversi” entro certi ambiti, non si può, per gli stessi motivi, costringerla al movimento, costringerla ad adottare atteggiamenti di profilassi che la comunità scientifica non è in grado di dimostrare certamente utili perché mancano i presupposti scientifici per tale dimostrazione.
Le “arti motorie” sono certamente importanti anche per la salute dei cittadini che poi possano essere impiegate scientificamente per migliorare la salute della cittadinanza è un po’ difficile e ce ne siamo accorti anche in questo triste periodo.
Da italiano non mi attendo che si possa dichiarare la sacralità di una presunta scienza del movimento, mi accontenterei più semplicemente che fosse riconosciuta una grande importanza alla pratica delle “arti motorie” e che ne fosse sancito un diritto per tutta la popolazione. Mi si passi il gioco di parole ma anche se non sono un medico ritengo la medicina una scienza (anche se “non esatta”) e come tale potrebbe definire le “arti motorie” una pratica imprescindibile per l’equilibrio psico fisico di ogni cittadino. A livello politico chi decide gli standard di comportamento da adottare in una certa situazione dovrà ascoltare anche questo tipo di indicazioni. Al tavolo del comitato scientifico non potrà sedere l’esperto di “scienze motorie” (alla fine si chiama così…) ma dovrà sedere qualche scienziato che proclama l’essenzialità del movimento perché quella è ravvisabile anche dai medici.
Siamo al solito giochino di chiaro sapore nazionale. I medici sanno che l’attività motoria è importante per la salute. Alla domanda “quale” sia questo tipo si attività utile non sanno rispondere perché loro non sono degli esperti del movimento. Per contro gli esperti del movimento sono degli artisti più che degli scienziati (e questo lo sostengo io anche se la maggior parte dei miei colleghi si sentono depositari di una “scienza”) e pertanto fanno fatica a trovare credito in certi ambiti.
Cose che sembrano tanto astratte. Se almeno si trovasse il sistema per svincolare le palestre pubbliche in uso alla scuola dalla folle burocrazia scolastica tanto per dirne una di concrete. Ma non siamo degli scienziati, bensì degli artisti e il nostro lavoro è subordinato ad una burocrazia che in Italia ha sempre un alone di sacralità.