Mi viene in mente un bel film per bambini degli anni ’80. S’intitolava “La storia infinita”. Era un bel film. Ma questo non è un film, non è per bambini ed è semplicemente una questione di bassa burocrazia dove tutti se ne fregano ed alla fine ne fanno spese gli anziani che rischiano di essere letteralmente presi in giro da una legge che negli intenti era decisamente sana, utile ed innovativa.
Lo spirito della legge, nell’attuazione dell’art. 42 bis del famoso decreto del fare era di liberarsi di inutili certificazioni mediche in ambiti nei quali non sono necessarie e, in tale spirito l’art. 2 del decreto Balduzzi del 24 aprile 2013, al punto “c” del comma 5 recitava che “…non sono tenuti all’obbligo della certificazione i praticanti di alcune attività ludico-motorie con ridotto impegno cardiovascolare quali … ginnastica per anziani e (omissis) altre.”
Tutto estremamente chiaro e coerente se non fosse che rifacendosi ad un altro punto del medesimo articolo (il punto 1 del medesimo articolo 2) si andava a vanificare tale splendida chiarezza seminando panico e scompiglio nei presidenti delle società sportive che sono i diretti responsabili dell’eventuale mancanza di certificazione obbligatoria.
Chi ha interesse a fare confusione su tale materia? Nessuno. Però accade che la facciano in sequenza Ordine dei Medici, Enti di Promozione sportiva e dunque a cascata tutti gli organizzatori dei corsi di ginnastica per anziani.
Perché accade questo? Perché la ginnastica per anziani è sempre condotta in palestra e nel sistema organizzativo italiano per entrare in una qualsiasi palestra pubblica, sia di scuola o di palazzetto dello sport, devi comunque appoggiarti ad una società sportiva altrimenti non puoi nemmeno chiedere l’autorizzazione ad utilizzare la struttura.
E che nesso c’è fra questa prassi e gli eventuali certificati medici assolutamente inutili per l’attività a ridotto impegno cardiaco per gli anziani? Il nesso c’è eccome perché c’è chi interpreta in modo vincolante il comma 1 dell’art. 2 del sopracitato decreto che recita “Ai fini del presente decreto è definita amatoriale l’attività ludico motoria, praticata da soggetti non tesserati alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline Associate, agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni… etc”.
Dunque l’attività ludico motoria per anziani non è attività amatoriale e siamo perfettamente d’accordo. MA E’ SUFFICIENTE QUESTO PER DIRE CHE VISTO CHE NON E’ ATTIVITA’ AMATORIALE E’ SOGGETTA ALL’OBBLIGO DI PRODUZIONE DI CERTIFICATO PER ATTIVITA’ SPORTIVA NON AGONISTICA?
Se così fosse a cosa vale la precisazione altrettanto chiara sul NON obbligo di certificazione per l’attività ludico-motoria a basso impegno cardiovascolare detta “ginnastica per anziani” espressamente citata nella seconda parte di quell’articolo?
E sempre se così fosse che coerenza ha un decreto che si propone di semplificare e ridurre la produzione di documenti inutili se di fatto per un’assurda precisazione burocratica legata agli organizzatori di un certo tipo di attività e non alla sua effettiva pericolosità va ad obbligare alla produzione di un certificato inutile centinaia di migliaia di cittadini che vogliono fare attività fisica con esclusivi fini salutistici?
Non è la natura giuridica di chi organizza una determinata attività motoria a determinarne la sua pericolosità.
L’attività motoria per la terza età è sempre condotta da personale qualificato (ed in tal senso i vari organizzatori hanno un obbligo ancor prima morale oltre che giuridico di sorvegliare sulla competenza del personale docente), è sempre condotta a ridotto impegno cardiovascolare e proprio perché è specificamente tarata per la terza età non è pericolosa.
L’unica cosa chiara è che non c’è chiarezza. Se si voleva affermare che l’attività motoria per anziani va soggetta a certificazione non era necessario fare alcun distinguo, la si faceva rientrare nelle altre categorie per le quali è previsto l’obbligo di certificazione, ma visto che, con grande precisione, si è operato quel distinguo cosa lo si è fatto, per prendere in giro quelle centinaia di migliaia di anziani che per fortuna hanno capito che muoversi fa bene alla salute?
Siamo al paradosso, in una parte dell’articolo della legge dichiariamo a chiare lettere che quel tipo di attività non ha bisogno di certificazione ma solo di un eventuale parere del medico di base, in altra parte dell’articolo creiamo i presupposti perché tutti gli enti organizzatori continuino imperterriti a chiedere il certificato.
Io ritengo che non sia opportuno richiedere certificazione obbligatoria ma solo un parere del medico di base sulla partecipazione degli anziani a questi corsi a loro dedicati e questo è nello spirito (e pure nel dettato del punto 6 dell’articolo 2) della legge ma se comunque si voleva obbligarli a produrre una certificazione bisognava farlo in modo più chiaro e non dicendo che tutti i tesserati per le società sportive devono produrre certificazione.
Stando così le cose i presidenti di società sportive continuano a chiedere a tutti i loro tesserati, anche gli anziani che praticano ginnastica per la terza età, certificazione medica perché hanno paura di sbagliare.
A mio parere devono essere gli Enti di promozione sportiva ad intervenire presso il Ministero della Salute per chiarire l’incongruenza e, giusto per il fatto che ognuno deve fare la sua parte, quando gli Enti di promozione sportiva tesserano un anziano che si tessera per fare ginnastica a ridotto impegno cardiovascolare (e solo in questo caso perchè l’anziano che fa sport è giustamente obbligato a produrre certificazione idonea ed anzi ha ulteriori accertamenti da fare…) è opportuno che segnalino questo tipo di attività con una sigla sul tesserino della società, per distinguerla da quelle non rivolte agli anziani ed a diverso impegno cardiovascolare.
Poi sarà compito dell’insegnante di educazione fisica attenersi alle modalità di conduzione della lezione secondo quanto previsto dal tipo di attività per cui ha ottenuto l’incarico e ovviamente si instaura un rapporto di fiducia con il presidente della società sportiva che gli attribuisce l’incarico ed è responsabile del suo operato.
In sintesi il professionista va a condurre una attività per la quale non è previsto obbligo di certificazione, il presidente di società sportiva si fida del suo professionista e si muove di conseguenza. Tutto fila. Se il presidente non si fida del suo docente fa bene a sostituirlo. Se il presidente chiede i certificati a tutti per il semplice motivo che la legge non è ancora chiara… questa è la storia infinita. Ed è questa storia qui. A questo punto, contraddicendo quanto detto qualche mese fa (quando ritenevo la legge fin troppo chiara e non bisognosa di ulteriori specificazioni) mi auguro che il Ministero intervenga ancora una volta e in modo chiaro, netto ed inequivocabile.
P.s.: (dicembre 2016) Questo articolo è stato superato da una chiarissima e molto propizia precisazione del CSI (Centro Sportivo Italiano) che è uno dei più importanti enti di promozione sportiva presenti sul territorio nazionale, che ha chiarito, ancora con maggior chiarezza, proprio quanto io tentavo di spiegare in modo affannoso ed impacciato con il mio italiano di serie “B”. Dunque (speriamo una volta per tutte) i CERTIFICATI MEDICI PER L’ATTIVITA’ MOTORIA PER LA TERZA ETA’ (quella normalissima, a basso impegno cardiaco che fanno centinaia di migliaia di anziani, per fortuna ormai in tutta Italia…) NON SONO NECESSARI PER LEGGE ma è solo raccomandato che l’insegnante abbia cura che l’utente tenga informato il proprio medico di base sulle sue “abitudini motorie” (come dovrebbe fare qualsiasi anziano, anche che non partecipa ai corsi di ginnastica). Più chiaro di così…