Allora arriva la solita critica: “Da una parte sei contento perché ti mettono una gara al pomeriggio e scrivi che di pomeriggio si rende di più nelle attività sportive che alla mattina, dall’ altra ti lamenti perché ai Campionati Italiani Master hanno messo troppe gare nel primo pomeriggio. Insomma deciditi…”-
E questa va spiegata perché anche i dettagli sono importanti. Ero contento perché in Danimarca (ripeto, se tutto va bene perché non so se la mia auto ce la fa ad arrivarci…) mi fanno gareggiare alle 18.30 e alle 18.30 del 3 agosto, in genere, in Danimarca si sta proprio benone. Se la stessa gara fosse stata alle 9 di mattina forse si stava altrettanto bene ma era più un orario per andare a funghi che non per correre una gara sugli 800 metri. In ogni caso non avrei protestato se la gara fosse stata in quell’orario, siamo in tanti, non tutti possono gareggiare nell’orario migliore.
Poi vado a criticare l’organizzazione dei campionati italiani master di atletica dove hanno messo delle gare nel primo pomeriggio. Certo, e li critico di nuovo perché l’Italia non è la Danimarca e luglio come irraggiamento solare è anche peggio di agosto. Il primo pomeriggio in Italia in luglio non è sostenibile nemmeno per andare in spiaggia. Aumento il brodo confermando la mia provocazione di tipo medico (anche se non sono un medico) che se abbiamo un’infinità di controlli per capire se siamo idonei per gareggiare occorre anche una commissione medica (ne basta uno un po’ sveglio) per capire se gli orari delle competizioni sono fatti per le esigenze degli atleti o di chissà altro può avere benefici per l’adozione di un certo orario (negozi? Ristoranti? Bho…).
Attenzione che questo discorso non lo faccio solo per la formulazione degli orari delle competizioni amatoriali dove possono essere impegnati anche atleti molto in su con l’età ma lo faccio anche con riferimento alle competizioni dei professionisti perché se per esigenze televisive si portano gli atleti anche di alto livello a gareggiare in orari impossibili allora è giusto che i medici intervengano a far sentire la loro voce. Sono dei mortali anche i professionisti e se vengono fatti competere in orari che vanno bene solo per i telespettatori (nemmeno per gli spettatori sul posto che sono anch’essi a disagio se l’orario è sbagliato ma proprio per i “tele”spettatori) rischiano la salute anche loro.
Dunque l’elaborazione dell’orario di gara è una cosa molto importante e tornando alle gare amatoriali una volta tanto faccio pure una proposta che può anche andare a favore del business (il caldo mi ha dato alla testa…). Se i campionati di atletica devono essere fatti a luglio perché quello è il momento centrale della stagione agonistica dell’atletica e non si discute, se devono essere fatti in Italia perché giustamente i campionati italiani non si fanno nel nord Europa allora si potrebbe anche andare a diluire il programma gare in 4 giorni anzichè 3 perché se non ci sono altre soluzioni per evitare di competere negli orari più caldi della giornata (fra le 11 e le 18 circa) allora qualcosa bisogna pur inventarsi. Non si può andare fin troppo tardi la sera perché se si va oltre certi orari si creano dei problemi agli alberghi, non si può andare troppo presto la mattina altrimenti i soggetti artrosici (lo siamo in tanti, molti di più di quelli che sanno di esserlo…) diventano matti, allora evidentemente una delle soluzioni possibili è aumentare il numero di giornate di gara perché comunque bisogna tentare di evitare di tenere gente sul campo a mezzogiorno o nel primo pomeriggio.
Poi, andando su cavilli che sono fin troppo sottili, io mi rifiuto di pensare che nell’era del computer ti devano tenere nel “Call room” per un tempo che a volte sembra infinito e non è certamente divertente per un atleta che deve fare le sue faccende pre gara. Il call room è decisamente fastidioso quando c’è freddo e diventa pure pericoloso quando c’è caldo perché ti impedisce di ripararti come vuoi tu. Sono cose organizzative risolvibili, se lo sport è importante ci si pone rimedio e tutto va avanti. Se per risolverli vi sono dei cavilli burocratici da superare allora siamo alle solite: chi organizza lo sport deve mettersi in testa che lo sport è fatto per gli sportivi che non sono polli da spennare se sono atleti amatori e non sono gladiatori da mostrare in televisione se sono professionisti. Il danaro può alimentare lo sport ma può pure danneggiarlo quando detta le sue regole ignorando quelle dello sport.