Penso che qualsiasi attività umana condotta con impegno e dedizione e quindi affrontando almeno un po’ di fatica porti a farsi delle domande sulla religione e lo sport non è da meno.
C’è un aspetto etico dello sport molto ampio che tocca tanti ambiti e che lo caratterizza rendendolo molto di più di un qualcosa di inventato per divertirsi e svagarsi. Con lo sport si conquista e si mantiene la salute e si edifica la società. Bastano queste banali osservazioni per dedurne che lo sport ha certamente a che fare anche con il credo religioso.
Lo sport è trasversale a più o meno tutte le religioni in quanto la cura del corpo ed il rispetto della società sono valori universali predicati da tutti.
Molte volte mi viene contestato il fatto che se davvero lo sport avesse contenuti etici molto radicati la piaga del doping non esisterebbe ma io non sono convinto della fondatezza di questa osservazione. Sono convinto che la maggior parte degli atleti di alto livello subiscano il doping e non potendo rifondare lo sport ma riconoscendone i valori essenziali sopportino il doping come male minore, come dazio da pagare per l’ingerenza sullo stesso dei gruppi di potere onnipresenti nelle questioni con rilevante profilo economico.
In effetti lo sport sopravvive nei suoi valori fondanti nonostante il doping e non impedisce agli atleti che vogliono farne a meno di tentare di praticare sport senza alcun ausilio farmacologico sia esso vietato o meno.
E’ comunque anche il doping a far capire che i contenuti dello sport di secondo livello sono molto spesso più profondi di quelli dello sport professionistico.
Lo sport di alto livello è stato un po’ rovinato nei suoi contenuti etici dalla rincorsa al modello dello sport per la Patria. Lo sport per la Patria, lo sport della medaglia per il proprio paese è un po’ l’antitesi dello sport autentico che è quello della comunanza dei popoli. Mentre nello sport autentico non è importante il paese che vince più medaglie ma è fondamentale invece il momento di comunanza fra i popoli, nello sport per la Patria è molto importante vincere tante medaglie al punto che si arriva al doping di Stato, alla propaganda politica veicolata dallo sport e al fatto che un organismo sportivo nazionale elargisca i contributi per lo sport in base al numero di medaglie vinte nelle varie discipline sportive.
E’ chiaro che i principi religiosi possano trovarsi un po’ in contrasto con il modello dello sport per la Patria e questo tipo di impostazione nell’intendere lo sport possa venirne fuori un po’ malconcia alla luce di un’analisi profonda ed informata da un autentico credo religioso.
Lo sport autentico non è quello che produce i boicottaggi alle Olimpiadi, è quello delle Olimpiadi che si disputano nonostante le guerre (e si fermano le guerre ma non le Olimpiadi) come avveniva nell’antichità. E’ uno sport dove gli atleti partecipano uniti tutti sotto la bandiera dello sport e come cosa edificante non per punizione come avvenuto nei casi recenti di atleti sospettati di doping. Gareggiare per la bandiera dello sport per un atleta vero dovrebbe essere un onore e non una punizione. La punizione è doversi dopare per poter dare più possibilità alla propria nazione di vincere una medaglia.
In uno sport del genere la battaglia contro il doping si risolverebbe in un amen perché gli atleti sarebbero tutti unanimemente concordi nell’affermare che si può competere anche senza doping. Purtroppo gli interessi delle varie federazioni sono stramaledettamente importanti e fanno sì che lo sport di facciata resti perennemente invischiato in queste faccende, non resta che sperare nell’autenticità dello sport delle seconde schiere che incarnano i veri valori etici dello sport e che possono far dire che lo sport autentico ha in sé un qualcosa di talmente grande che può scomodare perfino la religione. Lo sport non è una religione come dicono i fan’s sfegatati tifosi delle squadre di calcio ma ha a che fare con la religione se vissuto come attività sincera che unisce i popoli al di là delle vittorie e delle sconfitte.