“La disputa su libro di testo di scienze motorie e attività fisica realmente svolta a scuola che sembra un po’ ridicola in realtà non lo è per niente. Tale disputa per essere affrontata deve considerare una cosa: che la scuola italiana non si fa carico della gestione dell’attività motoria dei ragazzi e pertanto la presunzione di ripiegare almeno su un’ educazione al movimento che possa dare gli strumenti per porre rimedio alla falla dando indicazioni per l’attività da fare fuori da scuola non è una presunzione infondata. Pertanto può sembrare paradossale ma più c’è carenza di spazi e tempi per organizzare l’attività motoria pratica e più completo ed esaustivo potrà essere il libro che considera la materia. Dove tempi e strutture (in quale isola felice?) sono adeguati, per assurdo, non c’è nemmeno bisogno di un testo che tratti l’educazione al movimento perché i contenuti vengono appresi durante la pratica stessa senza nemmeno consultare il testo.
Pertanto anche la tua osservazione, che ad un primo esame può sembrare ironica, in realtà trova risposta nel fatto che viene confermata la situazione di disagio della scuola italiana nell’affrontare il tema dell’attività motoria. Si spera che ciò che non si trova il tempo di fare in palestra possa essere appreso grazie ad un libro esaustivo.”
E allora è il solito tormentone che mi trova a predicare almeno una presa d’atto di questa situazione, non aumentando il numero di pagine del testo di scienze motorie bensì considerando che quello che non riesce fare la scuola lo fanno altre agenzie educative fuori da scuola. Negli Stati Uniti lo stato offre una scuola che entra molto nella gestione dell’attività motoria del ragazzo e questo viene valutato nel suo rendimento complessivo anche in base all’impegno in quelle attività. Clamorosa caricatura in tal senso il famoso bel film “Forrest Gump” interpretato da un insuperabile Tom Hanks che vede il protagonista ottenere promozioni scolastiche soprattutto per quanto combinato nella squadra sportiva della scuola. Nella scuola italiana si opera un po’ al contrario e pare quasi che il buon rendimento nell’attività sportiva sia un “non requisito” per la valutazione dello studente. In effetti, se ci pensiamo, una scuola italiana che premia un po’ troppo lo studente per meriti sportivi va a dare all’esterno meriti che non sono suoi. Ed è proprio questa umiltà che verrebbe chiesta alla scuola italiana: se non è in grado di farsi carico di gestire l’attività motoria e sportiva degli studenti per evidenti limiti oggettivi, di poter ammettere serenamente che vi sono altre agenzie educative sul territorio che perseguono questo obiettivo. Collaborare, almeno in minima parte con tali agenzie educative e non ostacolarle nel loro prezioso lavoro è il minimo che si possa chiedere ad una scuola evoluta che anche se non considererà mai l’attività motoria come quella americana almeno deve rispondere all’intenzione di considerare lo studente come soggetto in crescita nella globalità della sfera psico fisica.
Il libro di testo in effetti è un segnale indicatore: segnala a tutti che l’attività fisica è importante. Se è davvero importante allora è importante anche il lavoro di chi la gestisce materialmente, sia essa la scuola o altra agenzia educativa.