Io sono molto critico nei confronti della televisione ma devo ammettere che a volte Internet riesce a fare anche di peggio.
Quella del “220 meno l’età” per stabilire la corretta frequenza cardiaca per le camminate era partita proprio da un portale Internet ad ampia diffusione ed io mi ero trovato a scrivere un controarticolo in meno di tredici secondi venuto fuori proprio dall’anima prima ancora che avessi finito di leggere l’articolo incriminato sulle frequenze cardiache.
Quell’articolo non ho dovuto nemmeno scriverlo, non mi sono accorto di scriverlo, è uscito fuori a razzo ed ho solo dovuto rileggerlo. L’ho riletto, anche se nessuno ci crede, poi ho riletto pure l’articolo incriminato che alla prima lettura non ero nemmeno riuscito a leggere del tutto perché mi era partito in automatico l’articolo di risposta prima ancora di vedere come finiva quello che scatenava quella risposta.
Confermo tutto quello che ho scritto e l’unica cosa strana e forse interessante da capire della mia risposta, che ritengo assolutamente logica e razionale, è proprio come possa esserci un trisnonno della ipotetica persona citata come bersaglio dell’articolo originario, che era amico di Garibaldi. E’ chiaro che quell’ipotetico trisnonno, purtroppo, pace all’anima sua, è morto. Il fatto è che io qui sopra non riesco mai a fare umorismo perché me lo stroncano subito. Il trisnonno amico di Garibaldi anche se ipotetico è assolutamente possibile basta che fate un po’ i conti. E adesso che avete razionalizzato, capite che l’unica cosa vera di quell’argomentazione è proprio la possibilità di un trisnonno amico di Garibaldi (ancorché deceduto cinquant’anni fa…) perché tutto il resto, anche se potenzialmente pericoloso, ed è per questo che io ho scritto un articolo d’urgenza con lo stesso spirito con il quale si monta sull’autoambulanza in servizio, tratta cose assolutamente fuori da ogni realtà. Il problema è che Internet anche quando tratta cose assurde, al pari della televisione, e a volte anche di più, viene preso per una cosa seria e pertanto può capitare che un articolo assurdo letto da centinaia di migliaia di persone, se non milioni, faccia danni incommensurabili.
“220 meno l’età” come indicazione ipotetica per frequenze cardiache ipotizzabili per certe attività fisiche non sta né in cielo né in terra non perché su quel portale Internet anche quella idiota indicazione fosse travisata rendendola ancora più idiota. Non so esista un “luminare” che si è inventato quella formuletta, magari è stato davvero un luminare della scienza ma quel giorno che ha inventato la formuletta ha bevuto un po’. Poi, da sobrio, doveva smentirla ed invece ha visto che funzionava perché faceva “audience” e non ha più avuto il coraggio di smentirla. Un fatto, a mio parere anche abbastanza marginale perché è proprio il concetto che è sbagliato, è che comunque quella formuletta era stata inventata trattando di attività fisiche ad alta intensità, non certo di normali camminate che possono fare anche i nonni un po’ su con l’età. E pertanto applicare quella formuletta idiota al semplice cammino diventava ancora più idiota e fuorviante perché uno che cammina alle frequenze cardiache indicate da quella formuletta ha quasi di sicuro qualche problema di tachicardia non trascurabile che certamente si sarà già evidenziato nei normali momenti dell’esistenza e non c’è bisogno della formuletta idiota per scoprire l’arcano.
Ma tornando agli intenti originari, ma non per questo innocenti, della formuletta spiego perché, a mio parere anche con riferimento ad attività fisica intensa non ha alcun significato.
Un giovane allenato di 25 anni fa una bella corsa alla massima intensità. Raggiunge i 200 battiti al minuto, sta benissimo, è allenato, è addirittura un buon atleta della categoria assoluta (perché no? Credete che non ce ne siano di sanissimi e allenati che raggiungono i 200 battiti al minuto a 25 anni?) ma è preoccupato perché secondo la formuletta non dovrebbe superare i 195 battiti al minuto. A parte che quel giovane, se fa gare, fa un’accurata visita per l’idoneità agonistica che il nostro sistema sanitario prevede come obbligatoria per tutti gli agonisti ogni anno (peccato che non sia gratuita, visto che è obbligatoria…), se a 200 battiti al minuto fila via liscio senza problemi e non ha problemi di alcun tipo non si vede proprio perché si dovrebbe dirgli di autolimitarsi a sole corse a non oltre 195 battiti al minuto, regime al quale, probabilmente, il suo cuore non da ancora il 100%.
Altro esempio: un quarantenne anch’esso ben allenato (ma poteva benissimo essere un altro venticinquenne, oppure un quarantenne non allenato, sono tutti esempi assolutamente casuali, non vanno a ricercare alcuna tipologia particolare di atleta o di soggetto non atleta) che si fa le sue corsette e visto che ha letto da qualche parte quella stramaledetta formuletta (io spero che non si legga da nessuna parte punto e basta…) vuol provare a vedere grazie ad un altrettanto stramaledetto cardio frequenzimetro a che frequenze va nelle sue corse intense un po’ fuorigiri. Ebbene scopre che quando è lì che da l’anima, perché ogni tanto lo fa, e si sente come Rocky nella memorabile scena del finale di allenamento dove sale la scalinata a balzelloni, in quel frangente, il suo cuore va appena a 155 battiti al minuto. Ma come? Mi sentivo come Rocky, al limite della fatica e secondo la stramaledetta formuletta stavo pure andando piano, perché… 220 meno 40 fa 180 e dunque potevo raggiungere i 180 battiti al minuto senza problemi?
No, quel signore i 180 battiti al minuto non poteva raggiungerli e forse non li raggiungerà mai perché è leggermente bradicardico (e forse non lo sa nemmeno perché una leggera bradicardia non è assolutamente una condizione patologica ed è invece una cosa che passa del tutto inosservata se uno non ha l’abitudine di testare le frequenze cardiache) e se prova a raggiungerli va a caccia di guai nel senso che se a 155 battiti al minuto è già allo spasimo non raggiungerà frequenze cardiache superiori nemmeno se si fa correre dietro da un leone che non mangia da tre giorni.
Probabilmente verrà mangiato perché non riusciamo a produrre intensità di corsa tali da provocarci un accidenti cardiaco se già questo non lo abbiamo e se proprio farà un infarto lo farà per la paura di essere mangiato più che per il fatto di correre troppo forte.
Dunque la regoletta è del tutto scema, fonte di malintesi, fuorviante e non ha nessuna utilità applicativa. Voglio sottolineare che ho fatto due esempi di soggetti comunissimi non ho preso ad esempio persone con patologie particolari.
Perché questa regole idiota, inventata anni fa circola ancora? Forse perché bisogna vendere ancora un po’ di cardio frequenzimetri e quel business non ha ancora finito di fare danni. Io sto attendendo il giorno che inventano una macchinetta infernale che ti rileva la pressione durante l’attività fisica, non penso che occorra molto per inventarla e con quella faranno forse ancora più soldi che con i cardiofrequenzimetri perché le persone tachicardiche o gravemente bradicardiche non sono poi molte mentre quella con la pressione alta che non è opportuno che salga su valori troppo elevati durante lo sforzo in realtà non sono neanche proprio poche. Se hanno venduto milioni di cardiofrequenzimetri per una cosa che non serve a niente figuriamoci quanti milioni di accidenti che ti misurano la pressione sotto sforzo ti possono vendere visto che qualcuno, potenzialmente, potrebbe pure essere interessato a sapere a che pressioni arriva sotto sforzo (almeno più interessato che non a sapere a che frequenza cardiache arriva…).
Insomma la macchinetta per produrre il buon senso devono ancora inventarla e più che tanti aggeggi tecnologici che misurano parametri assolutamente troppo parziali per poter essere ritenuti validi indicatori di fatica occorrerebbe proprio che inventassero quella. Ciò che manca agli atleti e purtroppo anche agli allenatori di oggi è il lessico per riferire le sensazioni di allenamento. Ci siamo persi dietro a formule matematiche e abbiamo perso la capacità di descrivere la fatica forse perché la fatica fa paura e va esorcizzata. Io non dico che l’atleta deva fare tanta fatica, anzi sono proprio uno sei sostenitori dei carichi razionali e possibilmente mai troppo elevati, ma la fatica bisogna fare la “fatica” di tentare di capirla perché se speri che uno strumento che da i numeri possa dirti se stai facendo fatica o meno allora vuol dire che siamo messi male. Non è lo strumento a dirti se stai facendo fatica o meno sei tu che determini che quando lo strumento da quei numeri stai facendo fatica e quando ne da altri non la stai facendo, ma non hai certamente bisogno di quello strumento per spiegare la tua fatica al tuo allenatore così come il tuo allenatore non può assolutamente fare i conti con i numeri che da quello strumento ma certamente con le cose che gli racconti tu, in base alle tue sensazioni.