Ovviamente sono riuscito a fare un po’ di sana confusione anche sull’argomento bici elettriche.
Tutto sommato la bici elettrica sarebbe un mezzo abbastanza semplice, c’è poco da far confusione. Sarebbe semplice.
Allora, per essere più chiari possibile, potremmo operare una schematizzazione, che farà inorridire produttori e distributori, su tre sottogruppi che corrispondono a tre filosofie diverse di intendere il prodotto. La prima è stata messa fuori legge e una volta tanto sono perfettamente d’accordo con le leggi del nostro Stato, le altre due sono assolutamente a norma di legge ma si ispirano ad una filosofia di utilizzazione diversa.
Il primo gruppo consiste nelle bici elettriche “non bici”. Sono state dichiarate fuori legge perché non sono vere bici elettriche ma quasi dei ciclomotori. Hanno un vero e proprio acceleratore e sono in grado di muoversi anche senza che il ciclista pedali. Una bici che si muove anche senza che il ciclista pedali non è una bici, è giusto che siano state messe fuori legge. Al limite ne consenti l’uso con una regolamentazione diversa.
Le seconde sono quelle che stanno dilagando ora: si chiamano biciclette a pedalata assistita hanno un motore che aiuta la pedalata, tu pedali ed il motore ti da una mano a rendere più potente questa pedalata, se non pedali, giustamente, non si muovono nemmeno. Vi sono varie modalità di estrinsecazione di questa energia, più o meno semplici che hanno dato vita ad un nuovo prodotto che fa parte sempre delle biciclette a pedalata assistita e pertanto è assolutamente sacrosanto che siano riconosciute idonee a tutti gli effetti a norma di legge, però quando la complessità raggiunge certi livelli è giusto dire che stiamo andando verso un qualcosa che va al di là della vera e propria bici elettrica. E questa è la terza generazione di bici elettriche con una filosofia ancora diversa.
Mi viene in mente una pubblicità di uno Yougurt che diceva “Oltre lo Yogurt!” non so se quello Yogurt fosse meglio degli altri comunque pare davvero che fosse un qualcosa di diverso perché era proprio un prodotto un po’ diverso.
Qui siamo “Oltre la bici elettrica” e sta proprio al consumatore tentare di capire se vuole uno Yogurt, pardon, una bicicletta elettrica o un qualcosa di diverso.
Provo a spiegarmi nel modo più semplice possibile ma è comunque difficile spiegare con parole semplici un prodotto complesso. Cioè… non sono io che faccio confusione sono loro che hanno prodotto una cosa molto complicata!
Parto da distante: dalla ginnastica a corpo libero. Come insegnante di educazione fisica di altri tempi sono fermamente convinto che la ginnastica a corpo libero sia la migliore che ci sia e che possa assolutamente sostituire in tutto e per tutto quella svolta con le macchine da palestra. Al contrario non credo che esistano macchine in grado di sostituire del tutto la complessità degli esercizi a corpo libero e pertanto che possano offrire all’atleta un servizio analogo.
La bici elettrica è semplice perché offre un surpluss di energia ad un soggetto che in quanto “pedalatore” è ancora un ciclista. Questo “pedalatore” sceglie autonomamente quanto farsi aiutare dal motore in base alle varie potenze erogabili (anche i modelli più semplici hanno la possibilità di scegliere almeno fra due o tre diversi livelli di energia utilizzabile). Questo fin tanto che parliamo dei modelli di seconda generazione e pertanto quelli più diffusi e che, a mio parere, potrebbero tranquillamente diminuire di prezzo soprattutto se la gente si rende conto di quando sono utili e la produzione sale su numeri molto interessanti.
La bici elettrica intesa quasi come un macchinario da palestra, sofisticato, che interagisce con il “pedalatore” che a questo punto non so più se è un pedalatore o un “paziente” è un’altra cosa. Certamente non può costare poco perché è uno strumento decisamente sofisticato. Non è indirizzata ad un grosso pubblico a meno che non passi il concetto che “è utile pedalare controllando la frequenza cardiaca”. Ma allora, se passa questo concetto, torniamo ad una vecchia pantomima che io non comprendo e che sconquassa tutto il modo di intendere l’attività motoria.
Quando parliamo di soggetti sani tutta la problematica relativa al controllo delle frequenze cardiache è una questione di rilevanza non decisiva ai fini della valutazione della qualità del gesto sportivo e pertanto non ha molto senso perderci su tanto tempo.
La bici elettrica è utile per affrontare con minor fatica percorsi impegnativi oppure per affrontare percorsi un po’ più lunghi di quelli che si sarebbe propensi ad affrontare con una bicicletta normale. Che poi, grazie ad un motore che si presta ad essere controllato elettronicamente, questa bici possa diventare anche un mezzo sul quale io sono certo che non supererò mai certe frequenze cardiache quello è un fatto che da soggetto sano non mi interessa più di tanto.
Non vorrei che, per un fatto di business più che di tutela della salute pubblica, passasse il concetto che è opportuno anche per i sani controllare costantemente le frequenze cardiache.
Il business sulle bici elettriche può certamente esistere, basta far capire quanto sono utili e riuscire a produrle a prezzo più basso. La bici elettrica non è una macchina da palestra, al contrario ci aiuta ad uscire dalla palestra, ben vengano anche quelle ipertecnologiche se possono aiutare ad uscire dalla palestra chi ha problemi talmente seri da dover continuare a monitorare costantemente la frequenza cardiaca.