“Nei tuoi paragoni ad effetto a volte parti un po’ per la tangente. Quello con le bambole gonfiabili in relazione all’aspra critica alle applicazioni per l’attività motoria non regge. Si capisce benissimo che tu non vuoi pubblicizzare quel tipo di prodotto ed anzi è proprio enfatizzando l’assurdità della bambola gonfiabile che vuoi smontare anche il mondo ormai variegato delle “App” che trattano l’attività motoria. Ma il paragone non regge perché nella mentalità degli italiani le due cose stanno su un livello diverso. Gli italiani danno molta più importanza alle relazioni interpersonali che all’attività fisica. E qui si può fare un trattato di sociologia, si possono sostenere un sacco di opinioni, ma quello è un dato oggettivo. Ci sono italiani che scelgono una palestra anziché un’ altra per il tipo di relazioni interpersonali che possono avere in quella determinata palestra. Pertanto ci può pure stare che l’attività fisica venga anche vista come quell’attività che può essere schematizzata e ridotta alle semplificazioni di un programma computerizzato per risparmiare tempo. Perché alla fine si tratta di risparmiare tempo. Ed in una società dove lo stress ci toglie tempo per tutto si arriva a risparmiare tempo per tutto, magari per tenersene un po’ per coltivare le relazioni interpersonali. E così gli italiani sono anche quelli continuano a fare la coda in posta per pagare le bollette ma può pure essere che la facciano non perché non si fidano dei dati che vengono messi in rete e soggetti alle truffe informatiche quanto perché hanno proprio bisogno di uscire di casa materialmente per incontrare gente, cosa che non puoi fare se stai a fare tutto davanti ad un computer. Scegli altri paragoni perché se porti in campo la “bambola gonfiabile” vuol dire che degli italiani ci hai capito poco…”.
Che gli italiani diano più importanza alle relazioni interpersonali che non all’attività fisica l’ho sempre pensato, anzi quello è uno dei cardini del mio pensiero sull’attività motoria: quando dico che non si può mai dimenticare la motivazione parlando di movimento (ed anche in quel senso le “App” sono assurde) intendo proprio mettere le mani avanti su quelle che sono le priorità “esistenziali” di un soggetto.
La mia battaglia è su un altro piano e lì avevo pure citato il basso livello di informatizzazione nel nostro paese. Io sostengo che nell’attività motoria ci sia una complessità talmente elevata di argomenti che non sia nemmeno possibile ipotizzare di farsi aiutare da un’applicazione. E’ chiaro quanto sia grottesco l’esempio della bambola gonfiabile perché li entrano in gioco altre componenti da trattato di sociologia ma il mio ammonimento era proprio a non sottovalutare l’importanza di elementi complessi che sono presenti anche nell’attività motoria e non solo nei legami affettivi. Giriamo la frittata: se vogliamo questa è proprio una severa critica all’oggetto “Bambola gonfiabile” (ecco, così adesso mi arriverà una querela da qualche produttore che mi dirà che di bambole gonfiabili non ci capisco nulla e che mi documenti prima di criticare a vanvera etc, etc, etc…) che ha la presunzione (ma poi ce l’ha?) di sostituirsi alla persona in carne ed ossa in un ambito nel quale questo gioco non è possibile. Puoi avere un robot che ti fa le pulizie, ma alla fine forse non puoi avere nemmeno quello, come viene fuori in un divertentissimo film con Alberto Sordi, ma quando entrano in campo le emozioni non c’è standardizzazione e programmazione che tenga perché le emozioni sono imprevedibili. Trattare l’attività motoria come un qualcosa di asettico senza emozioni è peccato grave, vuol dire svilirla e declassarla a livello di un gesto di igiene quotidiano.
A volte noi stessi, come insegnanti di educazione fisica, sviliamo l’attività fisica paragonandola a cose con scarso significato. Tipico l’esempio “Bisogna fare attività fisica come lavarsi i denti, tutti i giorni…” E’ chiaro che quell’esempio è riferito alla quotidianità e non al fatto che possa essere utile una meccanicità nel gesto tipica di quando ci si lava i denti che (forse i dentisti non saranno d’accordo) si lavano senza assolutamente pensarci tanto su.
Insomma le App, per quanto evolute siano, non hanno i numeri per potersi sostituire all’intervento del tecnico o comunque al processo di revisione critica di un autodidatta e probabilmente questo è il succo della mia critica. Io non ho niente contro chi si gestisce la preparazione fisica senza l’aiuto di alcun tecnico. In tempi di crisi economica ci sta pure questo, però dico che l’autodidatta, proprio perché si trova a risolvere un problema molto complesso, non può farsi traviare nella risoluzione di questo da una App che su quanto sta avvenendo in quel fisico non ne sa propria nulla. La App è il personaggio (chiamiamolo così) più ignorante che possa esistere nel comprendere l’effetto di una certa attività fisica di un soggetto, perché non vede e non sente. Però parla, visto che non vede e non sente sarebbe proprio il caso che non parlasse nemmeno. Forse l’equivoco sta nel fatto che l’App vuol farvi credere che vi vede e vi sente ma se accettiamo quello sulla base dei parametri che è in grado di rilevare la App (frequenza cardiaca etc…) allora davvero vi dico che una splendida bambola gonfiabile vi potrà capire di più e forse è proprio in grado di rilevare se quel giorno lì siete particolarmente stanchi. Insomma ho giocato un po’ con il sacro (perché i rapporti interpersonali sono sacri) nel tentare di far capire quanto sia importante non sottovalutare l’attività motoria ma l’ho fatto in buona fede, il concetto è che l’attività fisica va fatta possibilmente con una buona frequenza ma anche pensandoci su perché se deleghiamo a questo una splendida e moderna applicazione siamo praticamente sicuri di sbagliare. Correre il rischio di sbagliare è umano, sbagliano anche i migliori tecnici e più di quanto si possa pensare, ma essere sicuri di sbagliare non è molto divertente.