Perdiamo tempo a chiedere cose inutili ed obsolete ma non chiediamo le cose importanti per il nostro futuro.
La bici elettrica è il mezzo del futuro. Anche l’auto elettrica ci aiuterà a combattere l’inquinamento ma i petrolieri non ci sentono e alcuni produttori di auto fanno finta di non vedere e adducono scuse da petrolieri, non da produttori di auto. La bici elettrica è il mezzo del futuro perché ci salverà dal petrolio e dalla sedentarietà. Due piccioni con una fava.
E’ anche per ospitare milioni di bici elettriche che è importantissimo che la rete ciclabile diventi capillare, efficiente e spaziosa. Se hai la bici elettrica ma non sai dove usarla finisci per lasciarla in garage e continuare ad usare l’auto (magari a gasolio…) come tutti i comuni mortali.
Quando avremo una rete ciclabile con tali caratteristiche e dunque anche spaziosa saremo pronti per lanciare sul mercato pure l’auto del futuro che esiste già ma adesso a non può andare da nessuna parte. L’auto del futuro è una specie di giocattolo, l’auto è sempre stata il giocattolo dei grandi, ed è l’auto elettrica a pedali, ti ripara da pioggia e freddo e ti porta dove vuoi ai 20 chilometri all’ora facendoti fare un sano movimento non esagerato e ti consente pure di portare un bambino, la spesa e/o il cane (salvo che non sia una bestia da 50 chili ma allora il discorso cambia…).
L’auto elettrica a pedali si può produrre con tremila euro ma ci mancano quei 100.000 chilometri di rete stradale ciclabile efficiente che possono costare anche 100 miliardi. Molto più di una manovrina economica. Un “manovrone” che può cambiarci la vita, che può dare lavoro ad una marea di disoccupati e che può portare l’Italia ad un nuovo boom economico tipo quello degli anni ’60 quando la diffusione della prima auto e del petrolio stravolsero l’economia mondiale.
Adesso l’economia mondiale langue e c’è bisogno di nuove idee. Il petrolio ha fatto il suo tempo, ci ha lasciato il pianeta un po’ puzzolente ma insomma bisogna trovare la forza di risollevarsi e pensare a qualcos’altro. Bisogna dare nuovi business ai petrolieri che comandano ancora l’economia e continuano a condizionarla con le loro bugie e fare in modo che parta una nuova era, non si torna indietro.
E’ chiaro che una cosa del genere non potrà partire in Italia. L’Italia è sempre stata al traino delle grandi economie. Però quando penso all’auto come giocattolo trovo che italiani e tedeschi siano fra i personaggi più rappresentativi di questo stereotipo culturale, Sono soprattutto italiani e tedeschi a cambiare l’auto per sfizio personale, a considerarla come un vero giocattolo degli adulti e ad investire su questa oltre che atteggiamenti razionali anche sentimenti e passioni. Così, ancora oggi, continuano a cambiarla anche se non ha senso perchè una vecchia auto a metano consuma meno di una moderna auto a gasolio, inquina di meno e dura pure di più perché le auto nuove, a differenza di quelle vecchie, sono fatte per durare poco. Gli italiani rottamano un’ auto che potrebbe durare trent’anni e convertita a metano può inquinare poco (in tal senso il gasolio deve proprio sparire) per acquistare nuove auto a gasolio non convertibili che costano un sacco di soldi e dureranno sì e no dieci anni (anche perché se durano di più sarà la legge a decretare la loro fine visto che inquinano troppo).
E’ chiaro che l’auto come comunemente intesa, come vagone da oltre 1000 chilogrammi che porta tutta la famiglia, non potrà essere sostituita dall’auto a pedali. Quella dovrà essere, per forza di cose, un’auto a propulsione “non umana” e potrà essere a idrogeno, elettrica, forse anche a metano, di certo non a gasolio ma dovrà essere usata molto meno dell’auto di adesso che viene usata anche per i piccoli spostamenti da soli, con la spesa, con un bambino piccolo, col cane. L’auto grande contenitore dovrà essere limitata nella sua utilizzazione per razionalizzare i consumi e forse ce l’avremo tutti come tutti abbiamo le auto tradizionali, perché non si torna indietro, ma saranno solo bici elettrica ed una fantomatica auto elettrica a pedali che potranno ridarci il gusto del movimento, il gusto di pedalare per qualcosa invece di pedalare depressi dentro ad una palestra pensando che fuori ci sono il traffico e lo smog (ma, molto spesso, di traffico e smog ce n’è ancora di più in palestra).
Tutti questi discorsi sono solo fantascienza se prima non si potenzia almeno di un po’ la nostra rete di piste ciclabili. In questo senso in Italia siamo veramente all’età della pietra, abbiamo il concetto di auto come giocattolo per gli adulti come i tedeschi ma almeno loro hanno una rete ciclabile di prim’ordine invidiata da tutti i paesi europei. Noi, invece, abbiamo questo giocattolone da cambiare appena abbiamo un po’ di soldi che possiamo tranquillamente far finta che non sia nemmeno un giocattolone nel senso che da noi è essenziale, non ci sono alternative, chi riesce a farne a meno è un vero e proprio eroe, una mosca bianca e pertanto quando un’adulto italiano vuole cambiare l’auto perché ha paura che la sua non sia più efficiente (ma è solo paura perchè la statistica ci dice che quelle nuove si guastano di più…) non viene preso come un bambinone viziato bensì come un adulto maturo che sta affrontando un problema logistico di vitale importanza.
Il vero problema logistico di vitale importanza è la mancanza di una rete ciclabile efficiente che ci impedisce di evolverci in tempi umanamente accettabili. “Ma finché i petrolieri non trovano nuovi business non molleranno l’osso…” Questa è una balla spaziale perché il business esiste già, devono essere venduti un’infinità di nuovi mezzi, devono essere costruite e riviste un’infinità di strade, c’è veramente tanto da lavorare. Probabilmente mancano gli imprenditori lungimiranti e quelli di adesso sono troppo preoccupati a difendere le loro posizioni che non hanno la capacità di pensare in grande. L’imprenditore di adesso è un vero e proprio politico che pensa al suo danaro, non pensa più al prodotto che produce perché quello deve produrre solo nuovo danaro, non benessere. Il benessere, anche se è un parolone del quale continuiamo a riempirci la bocca, è passato davvero in secondo ordine. Se così non fosse non avremmo milioni di disoccupati, non avremmo una politica bloccata schiava di un’ economia arcaica.
La rivoluzione parte dalla bici elettrica, per questa bisogna chiedere le piste ciclabili, poi quasi di sicuro arriveranno pure i mezzi a pedalata assistita che ti permettono di affrontare l’inverno senza problemi ma a quel punto forse io non ci sarò più per vedere se ho azzeccato questa curiosa profezia dell’auto a pedali oppure sarò talmente rincoglionito da non rendermi nemmeno conto di cosa sta succedendo. Qualcuno dice che lo sono già e non mi sto rendendo conto che la rivoluzione della bici elettrica è già partita. Può darsi che sia rincoglionito e non me ne sia proprio accorto. Io so, per esempio, che c’è una nota ditta italiana che produce un ottimo prodotto ad un prezzo contenuto che potrebbe pure venderne un milione all’anno ma, da quello che mi risulta, ne vende si e no la centesima parte e non si fa nemmeno un filo di pubblicità. Sarei pure disposto a fare pubblicità gratis purché vendesse qualche centinaio in più di bici elettriche ma il suo esperto di marketing non sa certamente che esisto e se mi legge forse ha già deciso che passare per pazzi utopisti non fa tendenza. Ognuno ha i suoi limiti…