ALLENAMENTO COME GARA E VICEVERSA

Generalmente ci si allena per rendere bene in gara ma può anche esserci il caso opposto, utilizzare una gara, fatta in qualche modo, per rifinire il processo di allenamento. Questa opzione non può essere utilizzata a cuor leggero proprio da tutti gli atleti per il semplice motivo che alcuni professionisti devono tenere alta la loro immagine, non possono gareggiare in qualsiasi modo e le loro prestazioni sono sempre sotto agli occhi di tutti. Anche a livelli più bassi può essere un po’ troppo oneroso in termini economici e di tempo prendere parte a molte gare ed allora ci si accontenta di prendere parte a gare locali che hanno il sapore di veri e propri allenamenti ma in qualche modo riescono anche un po’ a ricreare le condizioni di gara. La situazione opposta è svolgere dei veri e propri allenamenti che hanno le modalità di una gara. La prova è svolta ad intensità massimale e la funzione di questa può anche non essere quella di allenare bensì di vedere a che punto si è con la forma sportiva per decidere se gareggiare o meno. In ogni caso anche questo modo di procedere dal punto di vista fisico sortisce degli effetti e può mandare ulteriormente in forma oppure stressare contribuendo a far calare la forma sportiva.

Io penso che entrambi i modi di procedere possano avere una loro utilità anche se con finalità diverse. Il trucco di gareggiare molto è l’espediente per rifinire la forma sportiva nel modo meno traumatico possibile avvicinandosi gradatamente alla vera forma sportiva. Quello di fare delle vere e proprie gare in allenamento è un metodo un po’ cruento per mantenere la forma (difficile migliorarla ulteriormente perché per certi versi la gara è insostituibile) che però diventa utile quando non ci si può permettere il lusso di indugiare su carichi di allenamento troppo consistenti in volume. Per esempio quando c’è molto caldo nelle ormai “normali” estati italiane (che nostalgia di quando la gente con 30° diceva “Uff… che caldo!”) è impensabile insistere troppo con carichi di allenamento normali, bisogna fare di necessità virtù e l’intento di punzecchiare la forma sportiva con poche prove molto intense, tipo gara e recuperi molto lunghi può essere anche l’unica via percorribile per non intossicarsi di allenamenti non recuperabili (notoriamente il caldo allunga i tempi di recupero)

Ci sono atleti che in allenamento sono molto bravi a ricreare le condizioni di gara e sanno concentrarsi proprio come se fosse una gara vera e propria. Con quelli bisogna stare attenti a non creare uno stress di tipo nervoso dove l’organismo magari reagisce bene ma a livello nervoso pian piano ci si scarica e la forma può regredire ugualmente. Altri, al contrario, non riescono praticamente mai in allenamento a rendere come in gara e con quelli si può anche essere meno attenti perché il rischio di esagerare è più basso, al contrario, con quelli potrebbe essere che la forma regredisca proprio perché l’intensità massimale non è mai stimolata davvero e allora il consiglio è di tentare di essere più specifici possibile proprio per andare più vicino possibile alle condizioni di gara. Faccio un esempio banale: se con un ottocentista capace di ricreare condizioni buone anche in allenamento propongo invece che una prova sugli 800, una prova sui 700 metri o una sui 1000, poco male perché quella prova svolta a buona intensità avrà certamente caratteristiche utili anche per la gara degli 800, al contrario se propongo i 1000 metri ad un ottocentista che già sugli 800 fa fatica a concentrarsi a dovere magari quella prova sui 1000 potrà essere corsa ad intensità poco utili ed allora, nel caso specifico potrà tornare utile una prova sui 700 metri o addirittura sui 600 metri per riuscire a far correre con intensità interessanti.

Ovviamente questa capacità di ricreare le condizioni di gara varia in base al tipo di specialità praticata e così, per esempio, il compito del saltatore non è improbo tanto è vero che molte volte giunge ad un certo risultato prima in allenamento che in gara. Il compito del lanciatore è simile (anzi deve ricordarsi che in gara ha tre o sei tentativi a disposizione e non… quaranta) quello del velocista è già un po’ più complesso, quello del mezzofondista ulteriormente più difficile per non dire quello del corridore di lunghe distanze che non riesce a ricreare le condizioni di gara in test su distanze lunghe nemmeno se ha una fantasia incredibile. Passando ad altri sport quali quelli di squadra la situazione peggiora ulteriormente perché anche se fisicamente la questione sarebbe proponibile è da un punto di vista organizzativo che non lo è perché non riesci a ricreare in allenamento le condizioni di gara e allora qui ci vengono in soccorso le mitiche amichevoli dove se la squadra che accetta di fare la partita “amichevole” è di pari livello la cosa si fa interessante altrimenti potrà essere utile per focalizzare su alcuni aspetti della preparazione ma certamente non su tutti.

Insomma la strategia di fare molte gare per andare in forma è piuttosto semplice anche se bisogna capire di volta in volta quando è applicabile. Quella di tentare di rendere in allenamento come in gara per andare in forma o semplicemente mantenere la forma è un po’ più complessa ma può essere ugualmente utile anche perché da un punto di vista organizzativo è certamente meno onerosa.

In tutti i casi una grande schiettezza e capacità di comunicare con l’atleta è fondamentale perché se questo al secondo impegno agonistico è già stressato allora rischiamo di prendere lucciole per lanterne, così come quando in allenamento (ma quello è il male minore…) crediamo che sia alla massima intensità per il semplice motivo che non avendo fatto gare e sentendosi lui alla massima intensità ci fidiamo di quello che ci racconta anche se la verità è che quella è la massima intensità di allenamento, che, nel suo specifico caso, è ben diversa da quella di gara. Ovviamente non siamo tutti uguali ed è per questo che bisogna diffidare di schematismi per valutare queste situazioni ed è bene calarsi sempre nella realtà specifica dell’atleta valutando anche questioni che a volte sono solo apparentemente trascurabili. Il dettaglio di prestazione a volte è un “presunto dettaglio” ma poi si rivela insospettatamente un “fattore di prestazione fondamentale”. Per niente elementare, Watson…