Complice l’asfissiante invadenza delle case farmaceutiche nel business dell’attività motoria, la ricerca dell’incremento delle doti condizionali ha surclassato come ordine di importanza sia la ricerca che l’approccio metodologico nell’allenamento sportivo degli atleti di tutti i livelli, da quelli di altissimo livello che dell’assistenza farmacologica purtroppo non riescono proprio a farne a meno a quelli di livello medio basso che in quanto soggetti in salute più della media del resto della popolazione dalla farmacia dovrebbero proprio restarci molto distante dimostrando che la miglior prevenzione sanitaria è proprio quella orchestrata con l’attività fisica.
Più che contro il finto antidoping, che di fatto ha permesso un ingresso sempre più massiccio della farmacologia nel mondo dello sport, io ce l’ho con quella sciagurata moda di sostenere l’integrazione alimentare a tutti i livelli, come se i cibi che si acquistano normalmente ora fossero finti, tanto per muovere la bocca e fossero assolutamente privi dei principi nutritivi dei quali abbiamo normalmente bisogno. Anche lì l’industria farmaceutica, che governa pure il business dell’integrazione alimentare (non era sufficiente quello dei farmaci), la fa da padrona, ha creato nuove finte necessità ed una falsa cultura secondo la quale senza integrazione alimentare non si può più sopravvivere. A parere dello scrivente, invece, nella maggior parte dei casi (salvo disperati casi di persone anziane con seri problemi di assimilazione dei cibi) l’integrazione alimentare è assolutamente inutile se non in certi casi pure dannosa quando riesce a creare assuefazione ad alcuni prodotti non del tutto naturali come le varie etichette vogliono farci credere.
Grande colpa del business dell’integrazione alimentare è stata quella di spostare l’attenzione nei piani di preparazione fisica dall’aspetto coordinativo dell’affinamento delle abilità motorie a quello più grossolano e semplicistico del continuo incremento delle doti condizionali.
C’è da dire che l’incremento delle doti condizionali (resistenza e forza in primo luogo), anche se piuttosto semplice, è piuttosto effimero in quanto tende ad essere ristretto al breve periodo di stimolazione motoria orientata in tal senso. Se uno fa attività fisica per tutta la vita, si dirà, può insistere a stimolare l’incremento delle doti condizionali per tutta la vita così come i cultori dell’integrazione alimentare ti dicono che quando inizi un regime dietetico con l’integrazione poi non è più il caso di cambiarlo e giustificano tale aberrazione sostenendo che ormai i cibi fanno talmente schifo e che non torneranno più cibi accettabili. Se tale ipotesi è vera è proprio il caso di iniziare una battaglia contro la sofisticazione dei cibi anche per una questione di salute generale più che di rendimento sportivo e rassegnarsi ad una integrazione alimentare “cronica” è atteggiamento quanto meno scriteriato.
Sul fronte dell’affinamento delle abilità motoria la questione è diversa e decisamente meno drammatica. I circuiti nervosi che vengono stimolati nell’apprendimento di nuove abilità motorie tendono a restare permanenti anche se non vengono continuamente stimolati in tempi successivi, sono piuttosto difficili da “stampare” ma poi tendono a permanere nel tempo ed un esempio classico è dato dalla capacità di andare in bicicletta che anche se non continuamente ripresa e supportata da un organismo più che efficiente come doti condizionali tende a resistere negli anni, e così la capacità di sciare, di nuotare, di giocare a tennis in un certo modo, tutte capacità che fanno certamente i conti anche con le doti condizionali, ma non vengono certamente azzerate allo scadere di queste ultime.
E’ chiaro che buttare giù una polverina o sollevare dei pesi sempre nello stesso modo è più facile che affinare una certa dote motoria anche perché non è necessaria la presenza di un tecnico per farlo nei migliore dei modi, però è anche chiaro che non ha senso fare fatica per niente e affaticare il proprio organismo per nulla quando con la messa a punto di alcuni circuiti nervosi possiamo ottimizzare la prestazione richiedendo un dispendio energetico decisamente inferiore rispetto a chi non ha stimolato a sufficienza alcune doti coordinative necessarie per un certo gesto sportivo.
Se in giro ci fossero solo dietologi e farmacisti potremmo anche attenderci una continua attenzione all’incremento delle doti condizionali ma siccome il mondo pullula anche di esperti dell’attività motoria, patentati e non, è lecito attendersi che lo studio degli aspetti coordinativi della prestazione sportiva abbia sempre grande spazio e potrebbe pure essere che questa mania di stampo prettamente televisivo dell’integrazione alimentare venga un po’ esorcizzata e relegata al suo spazio effettivo, facendo capire che più che un esigenza dello sport è essenzialmente un esigenza del mercato. Dallo sport vero l’industria farmaceutica ha proprio tutto da perderci. Questo almeno se gli sportivi studiano lo sport oltre a praticarlo e non si bevono le frottole dell’informazione di serie B, decisamente molto presente anche nel mondo dello sport.