“Adesso ci fai da personal trainer…”

Compagno di classe (non ho diciotto anni ma il compagno è sempre compagno di classe a differenza della morosa che può essere anche “ex-morosa”) con una discreta panza, in realtà un po’ di panza l’ha sempre avuta ma nei secoli scorsi non si notava così, mi dice, rivolto a tutta la classe riunita a cena: “Adesso ci fai da personal trainer!”. Primo commento del profe di topografia che sa di più che di topografia e che per voi è ormai famoso in quanto pluricitato su questo sito e dimostrazione vivente del fatto che la scuola si può cambiare in meglio anche senza cambiare leggi: “Ma lui fa il personal trainer non il team trainer:..”. Mia aggiunta per inquadrare meglio il problema: “Non solo e sono pure personal trainer gratuito, sottolineando quel gratuito, e pertanto vuol dire che non ti faccio da baby sitter ma mi limito a darti dei consigli perché tu dopo possa arrangiarti da solo”. Replica del compagno di classe con problema endemico di portata epocale “Sì, insomma bisoja che te me iuti a butar so la pansa (bisogna che mi aiuti a buttare giù la pancia)…”.

La questione entra nel vivo quando gli dico che posso dargli tutti i consigli che vuole ma dopo deve essere lui a determinare i criteri applicativi di quei consigli, praticamente come, dove e quando inserire quei consigli nella giornata sono tutti affari suoi. E lì casca il palco perché mi atterra con un laconico: “No, se mi son da solo non fasso jente (e non c’è bisogno di traduzione nemmeno per i non veneti)”.

A questo punto io dico che bisognerebbe inventare una “startap” (ed in questo nome scritto così io rivendico la mia coerenza ad essere l’unico di tutta la classe a non essersi convertito all’inglese, se lo ricorda più nessuno che noi eravamo una classe che ha scelto tedesco?…) che aiuti la gente ad organizzare i gruppi di cammino perché quello è il modo più efficace e razionale per “butar so la pansa” e tenersi in salute. Purtroppo è più facile organizzare una cena che una camminata salutare, ma in ogni caso il problema è che di camminate salutari ne occorrerebbero 150-200 in un anno e non ne basta certamente una come la cena. Interviene il compagno di classe che non era secchione ma adesso lo è diventato: “Io vado a camminare tre-quattro sere la settimana”. E’ l’unico che si fa fatica a riconoscere, ai bei tempi aveva un po’ di panzetta adesso è scavato in dentro. E ovviamente, così dicendo si mette dalla parte dei secchioni e gli altri è già tanto che non gli tirino i pomodori. Risolvere la questione da soli è indubbiamente da secchioni, è difficile. Io stesso se non riuscissi ancora a far finta di correre non so se andrei a camminare da solo, ci vuole una gran dose di buona volontà.

Purtroppo le alternative sono la sala pesi e una infinità di mode che servono per tirarti fuori un po’ di soldi ma che faticano a diventare un modo sistematico per fare attività fisica divertendosi. Hanno creato una sorta di “sala pesi di gruppo” dove il 90% dei personaggi che stanno sollevando pesi in realtà non avrebbero nessun motivo razionale per mettersi lì a sollevare pesi. E quella è una “startap” sbagliata dettata a mio parere dal “bisness”. Purtroppo il “bisness” è talmente infiltrato in tutte le nostre attività tanto è vero che pure io che ho studiato tedesco so che si scrive business e se continuo a scriverlo “bisness” mi dicono: “Adesso smettila di fare il deficiente ed il finto tonto, anche se hai fatto tedesco sai benissimo che si scrive business”.  E’ vero, siamo immersi nella cultura dei termini in lingua inglese, è la cultura del business, che si serve di termini in lingua inglese anche per fare un po’ di casino anche perché quando il business lo comprendi nei suoi dettagli tende un po’  a sputtanarsi e la gente comincia a produrre gli anticorpi per difendersi dalla presa in giro.

Occorre organizzarsi per camminare di più e capisco benissimo che non è un business ma un “antibusiness” ma è ciò di cui abbiamo realmente bisogno, no pesi o personal trainer – baby sitter.

Come personal trainer gratuito mi trovo a fare queste prediche e allora casca il palco e posso anche dare consigli di tutti i tipi ma il primo è di non abboccare all’attività fisica mercificata, a quella che non serve a nulla, o meglio serve solo come prodotto da vendere. Per essere davvero collaborativo io dovrei proporre al mio compagno con un po’ di panza di andare assieme quando lui ha bisogno di camminare ed io di far finta di correre ma chiaramente se ci vedono e magari lui cammina più veloce del sottoscritto che fa finta di correre allora casca il mio palco perché tutti dicono “Ma quello fa finta di correre, sta andando più piano di quello con la panza che gli cammina a fianco…”. E così ti dimostro che la componente emotiva nell’attività motoria è fondamentale, io quando corro anche se sono da solo perché mi scelgo gli orari più idioti nella giornata in base alle mie esigenze, mi sento un vero atleta e gioco a fare il vero atleta anche se ormai non vado più nemmeno a spingermi e se andassi assieme al mio compagno di classe si noterebbe che lui cammina più veloce di quanto corro io, anche se ha la panza.