ABITUDINE E ADATTAMENTO

Abitudine e adattamento non sono due cose molto simili eppure con riferimento all’attività motoria possiamo considerarle in un unico discorso. Siamo “abituati” ad assegnare un valore positivo agli adattamenti ed uno negativo alle abitudini. Vediamo l’adattamento molto spesso come un qualcosa che vogliamo innescare e se non c’è adattamento siamo preoccupati e pensiamo (molto spesso giustamente) di aver sbagliato carico di allenamento. Se c’è adattamento siamo contenti e pensiamo che tutto ha funzionato come doveva funzionare. Non abbiamo lo stesso atteggiamento nei confronti dell’abitudine alla quale attribuiamo spesso un connotato negativo e così reputiamo noioso ciò che è abitudinario dimenticando che le abitudini ci fanno anche risparmiare energia. Le molte cose che facciamo per abitudine sono fatte quasi con automatismo e ci costano poca energia psichica e fisica. Il rovescio della medaglia è che davvero se tutto è abitudine rischia di essere noioso. Se nulla fosse fatto per abitudine la giornata risulterebbe molto più stressante e arriveremmo a sera massacrati. Evidentemente ci sono delle cose che possono essere fatte per abitudine e queste ci costano poca fatica, altre che non è opportuno fare per abitudine e sulle quali è opportuno investire più energia, più attenzione, più fantasia.

Come in altre occasioni mi viene in soccorso un esempio trattando l’alimentazione. Guardate gli appassionati di diete. Non fanno quasi mai le cose per abitudine. In realtà sono grandi appassionati di cibo al quale pensano in molti momenti della giornata. Visto che sono appassionati di cibo tendono a mangiare molto e per questo molto spesso si mettono a dieta. Molto spesso la dieta non dura tanto perché il loro vero obiettivo è variare il più possibile con il cibo per poter vivere il rapporto con il cibo con più passione. In realtà questi, complice uno spirito contradditorio verso la restrizione sono dei veri appassionati di cibo ed il loro peregrinare da una dieta all’altra li porta ad occuparsi di cibo molto di più di chi se ne strafrega e non ci pensa più di tanto. Il risultato finale in genere é che questi alla faccia delle innumerevoli diete tendono ad aumentare di peso in modo considerevole e non è difficile intuire perché. Visto che sono sempre più appassionati di cibo tenderanno a sgarrare sempre meglio e ad inventarsi approcci sempre nuovi verso il cibo. Falliscono nel loro intento di mettersi veramente a dieta ma creano i presupposti per diventare dei veri cuochi.

Guardate come affrontano l’attività motoria questi soggetti. In genere la affrontano come una palla pazzesca alla quale pensano meno possibile, spesso si fanno pure fare schede da tecnici delegati a pensare alla loro attività fisica, tendono a variare la loro attività solo se sollecitati da un preparatore che molto spesso ha quasi paura a proporre variazioni del carico perché intuisce che questi cambi di regime vengono incassati come veri e propri insulti al loro quieto vivere. Insomma scatenano la loro abitudinarietà sull’attività motoria che generalmente non è mai esuberante mentre sono molto imprevedibili a tavola, pronti a saltare da una dieta all’altra.

Da un punto di vista dell’attività fisica si potrebbe anche dire che sono adattati. Abitudinari a adattati. Ma in questo caso le due cose non possono essere viste in chiave positiva, anche se il concetto di adattamento richiama a qualcosa di potenzialmente salutare perché un’ attività fisica alla quale si è adattati teoricamente non può fare danni, l’ingrediente che manca in questi approcci al movimento è un ingrediente fondamentale: l’entusiasmo. Quell’entusiasmo che questi mettono quando partono con una nuova dieta che quasi sempre sono convinti che sarà miracolosa è quello che non riescono a mettere quando si accostano ad una nuova attività fisica che se non viene suggerita dal preparatore non si sognano nemmeno di immaginare.

Un attività fisica più stimolante può essere un tipo di attività impostata più o meno con lo stesso spirito con il quale questi impostano le diete. Un’ attività che c’è sempre (come ci sono sempre le diete) e che considera una gran varietà di stimoli ai quali pensare molto dosando le quantità e studiando le qualità (con la stessa attenzione con la quale si studiano i cibi). Tale atteggiamento provocherebbe a lungo andare una buona conoscenza del movimento e potrebbe innescare una vera passione per questo. E’ solo pensando molto al movimento che si può iniziare ad apprezzarlo. E’ chiaro che trasferendo le emozioni sul movimento la passione per il cibo potrebbe risentirne e bisogna vedere se questi soggetti sono pronti a barattare la passione per il cibo con quella per il movimento. Molto spesso la risposta a questo quesito non è racchiusa nelle profondità della psiche di questi soggetti ma è una risposta immediata, logica e pure prevedibile: in realtà a questi soggetti dell’attività fisica non gliene frega proprio niente, se ne praticano un po’ svogliatamente è proprio per mettersi a posto la coscienza e poter continuare a peregrinare da una dieta all’altra che è il loro principale obiettivo perché la loro attenzione fondamentalmente è concentrata su quello.

Quando dico che con riferimento ai sedentari cronici l’approccio a qualsiasi attività motoria va bene purché questa sia divertente alludo a questa problematica. Questi soggetti hanno bisogno di provare entusiasmo verso una qualsiasi attività fisica, lo stesso, se non superiore a quello che provano ogni volta che si accostano ad una nuova dieta. Se scoprono un’attività fisica che fa per loro è importante che questa cosa non diventi un’abitudine nel senso che devono pensarci in modo sempre nuovo e se qualche adattamento tarda a manifestarsi creando anche qualche piccolo sovraccarico poco male, purché ci sia l’entusiasmo. Se c’è l’entusiasmo si superano i problemi di adattamento (anche ragionandoci su e rivedendo il carico in modo razionale) e non è necessario abituarsi a nulla perché anche senza abitudine si trova il tempo per accostarsi ad un’attività fisica che per certi versi può essere sempre nuova come era il loro rapporto con il cibo prima di investire passione sull’attività fisica.

Non conta il metodo, non conta la scheda di allenamento, non conta l’abitudine, la costanza e nemmeno l’adattamento in certe circostanze, conta la passione perché quello è il fuoco che può portare ad altre esperienze che possano ampliare gli orizzonti in tema di cultura del movimento. Non è solo un fatto di movimento ma un fatto di cultura del movimento dove il primo scoglio da superare è quello di non delegare ad altri la gestione della propria attività fisica. Quando questa delega ad altri, siano anche persone molto competenti è una scusa per pensare poco all’attività fisica questa scelta produce risultati disastrosi.

Per certi versi il vero appassionato di attività fisica è un disadattato cronico che non fa mai niente per abitudine. Così come il vero appassionato di cibo continua a peregrinare da una dieta all’altra come un’anima in pena, anche il vero appassionato di attività fisica continua a variare il suo approccio con il movimento e lo fa anche se non cambia sport. Non è necessario cambiare sport per continuare a cambiare stimolo allenante. Anche la corsa che può sembrare la cosa più semplice che ci sia può essere variata in centomila modi diversi e proporre stimoli sempre nuovi da zero a cent’anni.

Ecco, forse il concetto che dobbiamo fare nostro è proprio questo: che così come il cibo anche l’attività fisica deve accompagnare la nostra esistenza interamente, dall’inizio alla fine, proprio per questo in certi momenti potrà sembrare un po’ abitudinaria così come può esserlo anche l’alimentazione ma se non vogliamo che diventi noiosa dovrà occupare molto spesso anche la nostra mente oltre che il nostro fisico. Il cibo non lo buttiamo giù e basta, anche l’attività fisica va elaborata, premeditata e pregustata e se fa schifo è pure giusto arrabbiarsi e capire perché fa schifo. In questo senso abitudine e adattamento possono essere utili o meno, a seconda delle situazioni, a volte entrambi ed a volte nessuno dei due.