ABBIAMO BISOGNO DI “ULTIMI”

Tra un po’ iniziano le paraolimpiadi e per fortuna che ci sono anche quelle, perché proprio tutti hanno bisogno di fare sport.

Unica osservazione critica che mi viene da fare per trasposizione dei Giochi per “normodotati” è: “Forse è un po’ meglio meno lustrini e più praticità, meno medaglie e più sostanza.”

Mi spiego: dire “Giochi per i normodotati” è una mezza bestemmia. Eppure siamo portati a dirlo perché visto che esistono i “Giochi paralimpici” finiamo per chiamare quelli classici “Per normodotati”. Ed è la più grande delle contraddizioni perché se uno è un “normodotato” proprio alle Olimpiadi non ci va, a meno che non gareggi per i colori di un qualche paesino sperduto di chissà quale angolo del mondo dove non hanno un qualsiasi “Superman” da mandare a lottare quasi ad armi pari con gli altri “Superman”.

Dunque alle Olimpiadi ci sono campioni più o meno eccezionali ma di normodotati praticamente non se ne vedono. Tutto sommato sono più normodotati gli atleti che prendono parte ai Giochi Paralimpici e la cosa fantastica del loro atteggiamento è che sono contenti già quando riescono a fare risultati anche abbastanza normali da un punto di vista sportivo perché quando partono da situazioni di disabilità arrivare a risultati “normali” è il loro vero trionfo.

Penso che molti di loro siano soddisfatti anche quando in qualche modo riescono a gareggiare nelle gare per normodotati e questo, evidentemente, per quanto sopra esposto, è molto difficile che avvenga in gare di alto livello.

Allora scopriamo che lo sport più inclusivo, probabilmente più inclusivo ancora delle belle paraolimpiadi, è quello di base, per tutti dove il soggetto con qualche disabilità arriva a mescolarsi facilmente con il normodotato e per lui il gusto non è tanto essere il più forte dei disabili, quanto il più normale dei normodotati ed in quanto tale impegnato a passare dal 743° al 742° posto dove che il 742° sia normodotato o meno non gliene frega proprio niente perché è comunque una posizione guadagnata che vale uno come tutte le altre.

Allora avete capito perché titolo “Abbiamo bisogno di ultimi” e di questi ultimi ne abbiamo bisogno dappertutto, forse ancora di più nello sport paralimpico e questo saranno gli esperti di questo sport a spiegarmelo ma io che seguo i normodotati vi garantisco che c’è una necessità assoluta di ultimi nello sport di base e anche se sono ignorante in tema di sport paralimpico sono pressoché sicuro che un buon rafforzamento numerico della categoria degli ultimi farebbe gran bene anche a chi pratica sport con qualche disabilità perché moltiplicherebbe le occasioni di partecipazione senza dover attendere con ansia competizioni che abbiano paricolari attenzioni nei confronti dei disabili.

Insomma il più disabile dei disabili nello sport, se vogliamo, è proprio il normodotato scarsamente performante e, per certi versi potrebbe essere quasi più eroico dell’ultimo degli atleti paralimpici. Per conto mio l’ultimo degli atleti paralimpici è un grande personaggio, offre un grande servizio a tutti i suoi colleghi di competizione e li invita a partecipare ma l’ultimo dei normodotati forse è ancora più eroico perché lui li salva tutti e può diventare anche inclusivo nei confronti dei paralimpici che sono contenti di poter partecipare anche nelle competizioni per i normodotati.

Se vogliamo l’ultimo dei paralimpici ha una sua normalità. E’ normale che arrivi ultimo perché ha una disabilità che limita la sua prestazione. Ma l’ultimo dei normodotati non ha attenuanti e troverà forse pure chi gli fa fretta perché possa arrivare ad un livello prestativo più decoroso per abbandonare quell’ultimo posto.

In realtà ci sono due modi per abbandonare l’ultimo posto, un sistema è che l’atleta in modo razionale senza accelerare affannosamente in modo assurdo la sua preparazione, migliori il suo rendimento e possa finalmente superare un concorrente. L’altra possibilità, fin tanto che questo atleta migliora con calma i suoi risultati, è che all’orizzonte appaia un ultimo ancora più ultimo che li salva tutti, disabili compresi.

E questo è quello che salva tutti nello sport di base, che alle Olimpiadi non ci andrà mai ed è quello che può rendere tutto lo sport veramente inclusivo. Abbiamo bisogno di ultimi, a tutti i livelli, fra i giovani ed anche fra i meno giovani perché le gare amatoriali con amatori che fanno solo risultati come i giovani (e anche meglio) non sono gare amatoriali ma gare per sportivi stagionati che hanno ancora un’esagerata voglia di vincere.

Alla fine le medaglie non sono poi terribilmente importanti. Se siamo obiettivi potrebbero essere assegnate anche agli ultimi tre della classifica. Oro all’ultimo, argento al penultimo e bronzo al terz’ultimo perché vincere è faticoso, ma talvolta arrivare ultimo lo è ancora di più.