Mi si chiede perché mi occupo così spesso su questo sito di mobilità urbana, di inquinamento e di cose che hanno a che fare con l’attività fisica solo in modo indiretto.
Io ho sempre sostenuto che il movimento non è solo quello che si fa andando in palestra a sollevare pesi o a prendere parte a qualche corso di ginnastica, cose certamente utili (soprattutto la seconda a mio parere visto che sono un accanito sostenitore della ginnastica a corpo libero senza macchine e senza pesi) ma anche e soprattutto quello che si fa fuori all’aperto, senza nemmeno mettersi in tuta, per svolgere la normale routine della vita quotidiana che potrebbe essere molto più dinamica se adoperassimo di meno l’automobile. Cammino e bicicletta potrebbero andare da soli ad incrementare di molto la nostra attività fisica portandola da una media di 3-5 ore settimanali ad un carico ben più interessante di 7-10 ore alla settimana.
Sono numeri importanti questi in un’epoca di numeri dove sui numeri si scannano fior di scienziati e anche a livello legislativo accadono cose strane.
L’altro giorno in Italia è accaduta una cosa strana, che, se verrà confermata, direi che è senza precedenti. E’ venuta fuori la norma sui 50. Io mi aspettavo quella sui 30, quella che mi attendevo io è molto diversa da quella sui 50 che è venuta fuori, ma sono numeri che trattano proprio cose diverse.
Io mi attendevo una norma che sancisse una volta per tutte che nei centri abitati non si possono superare i 30 chilometri all’ora, che nei centri abitati hanno pertanto la precedenza pedoni e biciclette e dunque il traffico è regolamentato per favorire quelli e non per favorire l’automobile come si fa ormai da quasi un secolo.
Invece hanno proposto un’altra norma, un po’ curiosa, che sancisce l’obbligo vaccinale sopra i 50 anni. Su questa norma ho almeno un paio di curiosità. La prima è a livello globale. Mi chiedo perché esistano paesi nei quali il vaccino è richiesto e sono praticamente senza dosi di vaccino e altri paesi (essenzialmente quelli occidentali fra cui l’Italia appunto) dove di dosi di vaccino ce ne sono talmente tante che manca solo che si corra dietro con la siringa in mano a gente che per motivi diversi non ha alcun interesse ad essere vaccinata. Sono paesi dove si è raggiunta un’ottima copertura vaccinale, anche superiore al 70% eppure i governi (non solo in Italia) continuano a spendere fior di quattrini per aumentare questo numero già congruo di vaccinati. Con investimenti anche meno importanti si potrebbe provvedere a portare queste dosi di vaccino in eccesso in paesi che proprio ne sono sprovveduti ma ciò non accade. Tale atteggiamento ben poco razionale perché il virus non conosce confini e non ha nessun senso inseguire un’altissima copertura vaccinale in un paese se solo poche centinaia di chilometri più in là la copertura vaccinale è decisamente ridotta, si può spiegare con una sola triste osservazione: tale incongruenza è figlia di incongruenze ataviche e ben più gravi tipo quelle riferite alla disponibilità di cibo e di cose essenziali sul pianeta. Non possiamo attenderci che ci sia una distribuzione equa di dosi di vaccino fra le varie popolazioni se non c’è nemmeno una distribuzione equa di generi alimentari di prima necessità. Insomma il medico occidentale che rincorre con la siringa il paziente è cosa nemmeno tragicomica ma semplicemente comica di fronte alla crudezza ed all’autentica tragicità del bambino denutrito che cerca cibo nei paesi sottosviluppati. E allora la seconda considerazione diventa del tutto ridicola e poco importante perché a me verrebbe da osservare che non tutti i cinquantenni sono uguali visto che mi occupo anche di queste cose e che mentre alcuni a quell’età sono precocemente dei soggetti a rischio perché minati nelle salute da accidenti che hanno a che fare principalmente con inquinamento, sedentarietà e altri problemi sanitari legati alla civiltà dello stress e dell’iperproduzione, altri sono soggetti in perfetta forma fisica e con i primi non hanno nulla a che spartire. Insomma stabilire i possibili destinatari di un certo trattamento farmacologico solo in base all’età è quanto meno curioso se non del tutto scriteriato e privo di qualsiasi motivazione scientifica.
Questa disputa, ripeto, è cavillosa e irrispettosa di problemi sanitari ben più gravi. Visto che in televisione si continuano a sparare numeri a tutto spiano e nelle televisioni dell’occidente ci si scanna a dire se sono più le persone salvate dal vaccino o quelle morte per accidenti legati allo stesso io sposto la disputa su un altro confronto ben più crudo, che ha altri numeri ed è difficilmente contestabile nel dettaglio. Non si sa quante siano le vittime del Covid nel mondo. Se sìano 5 milioni circa quanto affermato dalle statistiche ufficiali, se siano il doppio, visto che c’è gente che sostiene che i dati di paesi quali la Cina sono assolutamente inattendibili, o se siano invece anche molte meno perché altra gente, al contrario, sostiene che queste cifre siano state caricate per motivi politici e nel computo siano stati considerati anche decessi di persone che avevano sì il Covid ma sono morte essenzialmente per altre cause. Insomma stando larghissimi possiamo oscillare fra i due ed i dieci milioni di morti, molto difficile dire che siano di più proprio perché molti paesi non avevano alcun interesse a nascondere i morti per Covid, tutt’altro. A questi, indubbiamente, devono essere aggiunti anche il numero di quegli sfortunati che ci hanno lasciato le penne nel tentativo di salvarsi con trattamenti preventivi e anche qui le cifre sono molto elastiche perché si va dalle poche centinaia di casi segnalati dalle autorità sanitarie alle svariate migliaia di casi segnalati dai cittadini (e questa discrepanza porta indubbiamente sfiducia e spiega in gran parte anche perché c’è chi sfugge alla vaccinazione) ma insomma, gonfiando a dismisura la cifra anche lì, il totale massimo non si scosta molto da quel numero gonfiato di cifra tonda di dieci milioni di decessi riportato prima. Questo numero, che è pur spaventoso, deve essere confrontato con un numero che per quanto grottesco non può far ridere proprio nessuno: è il numero delle vittime dirette ed indirette della civiltà dell’automobile dovuto proprio all’eccesso di utilizzazione di questo splendido giocattolo. Se ci mettiamo dentro solo i morti per incidente stradale, quelli per inquinamento dovuto al traffico automobilistico e quelli per eccesso di sedentarietà provocata dall’uso esagerato dell’automobile e se prendiamo l’ultimo mezzo secolo, tralasciando i primi decenni durante i quali l’automobile si stava giustamente diffondendo in modo fisiologico e non patologico, con riferimento a questi cinquant’anni e a quelle casistiche sopradescritte ci tocca ammettere che il numero totale delle vittime sfiora il miliardo. Forse non ci si arriva ma per poco. E’ chiaro che stiamo parlando di cinquant’anni contro due, ma il miliardo di vittime resta e dopo un miliardo di vittime non abbiamo fatto ancora nulla di concreto. Non possiamo dire che uno sia un problema urgente e l’altro sia un problema di poco conto.
Il dibattito televisivo resta sull’obbligatorietà del vaccino. Io lo sposterei sull’obbligatorietà di escogitare soluzioni alternative per la mobilità urbana. Se tutti ci vacciniamo prima o poi qualche altra schifezza arriva e si ripresenterà la solita manfrina perché quelli che hanno avuto problemi con questi vaccini (ma anche ben prima, fin da piccoli con quelli che ci spacciavano per sicuri ma purtroppo del tutto sicuri non lo sono mai stati) avranno certamente paura anche dei vaccini futuri, ma se tutti iniziamo andare a piedi, prevedendo quelle splendide esenzioni che in materia di vaccini sono tanto maldestramente ignorate, allora il salto di qualità in termini di salute e qualità della vita sarà davvero apprezzabile. Insomma il futuro si può affrontare a colpi di medicine oppure con scelte di autentica prevenzione sanitaria. Se continuiamo a correre dietro alle nuove patologie ricercando solo nuove medicine allora vuol dire che non sappiamo guardare più in là della punta del nostro naso.
La differenza non è se prendere la tal medicina o l’altra, la differenza è fra andare a piedi o in automobile. Li si gioca la salute vera, senza eventi avversi, senza medici che corrono dietro al malato.