PER L’ENNESIMA VOLTA SULLA TELEVISIONE

Ho sempre scritto che la prima regola per combattere la sedentarietà è spegnere la televisione. Qualcuno mi dice che la prima regola è iniziare a muoversi. Ed in effetti è così ma il primo movimento da fare è proprio quello di spegnere la televisione. A quel punto si riesce a pensare bene e viene l’ispirazione per organizzare il proprio movimento. E se uno la televisione ce l’ha già spenta? Allora la prima cosa da fare è non accenderla e dopo pochi istanti verrà l’intuizione propizia per cominciare a muoversi. Insomma muoversi non è poi tanto difficile ma lo diventa nel momento in cui uno è seduto, incollato davanti alla tv e non riesce a spegnerla.

La pandemia è stata il trionfo della tv. Complice il lockdown che le ha dato una possibilità in più, la televisione è riuscita ad entrare nelle menti degli italiani come non mai ed è riuscita a condizionarne gli atteggiamenti e le scelte in modo determinante. Non che negli altri paesi la faccenda sia molto diversa, anche se dobbiamo ammettere che noi italiani siamo un popolo fra i più teledipendenti. La globalizzazione dipende anche dalla comunicazione che gira la televisione alla popolazione. Ciò che dice da noi è più o meno ciò che dice nel resto d’Europa e ciò che dice anche oltre i confini europei. Nei paesi con un sistema politico molto differente dal nostro la comunicazione è diversa e lì non si capisce se è nato prima l’uovo o la gallina. Quei paesi hanno una tv diversa perché diverso è il sistema politico o, al contrario hanno un diverso sistema politico perché la televisione racconta filastrocche diverse?

Questa domanda, apparentemente stupida, la dice lunga sul potere del mezzo televisivo e a chi dice che oggi se non esisti in rete non esisti del tutto io replico che in realtà non esiste ciò che non passa per televisione.

Un esempio banale, l’aumento del metano per autotrazione ad oltre il doppio del suo prezzo, la scorsa notte. E’ come se il gasolio fosse passato in un colpo solo a 3 euro e 40. Ma non è stato il gasolio, il carburante che inquina di più e che si spera che venga messo al bando quanto prima per diminuire l’inquinamento atmosferico, bensì il metano. Il metano interessa a circa un milione di personaggi in Italia, tanti ma non sufficienti per sconquassare i palinsesti televisivi, si può ignorare abbastanza, non del tutto ma abbastanza. Se fosse stato il gasolio non si poteva ignorare perchè riguarda oltre dieci milioni di italiani. La televisione avrebbe dovuto fare un casino che la metà basta e se non lo avesse fatto avrebbe perso credibilità. Perchè così funziona. Ci sono alcune notizie che si possono ignorare e non succede nulla, anzi, si mostra la propria capacità di alterare la realtà. Altre non si possono ignorare perché una certa realtà esiste già indipendentemente dal fatto che la tv voglia raccontarlo o meno. E così se in piazza ci sono quattro pirla a manifestare per una causa che interessa a pochi si può anche ignorare questo fatto ma se ci sono folle che non gliene frega nulla se sono pubblicizzate dalla tv o meno perché si pubblicizzano già abbastanza lo stesso allora la tv è costretta a non ignorare il fatto altrimenti crolla il castello di carta, crolla il giochino della deviazione dell’informazione che è quello che sostiene la televisione anche quando fa solo danni e andrebbe decisamente spenta.

La notizia del raddoppio del prezzo del metano in sé per sé non ha un gran peso ma è il significato che porta che ha una grande importanza. Il fatto che venga declassato l’unico carburante che inquina un po’ meno degli altri, l’unico che non ha una base di petrolio, denuncia il fatto che in realtà dell’inquinamento non gliene frega niente a nessuno. Il fatto che il gasolio, il carburante che inquina di più, sia quello che aumenta meno di prezzo e diventi come per incanto il carburante più conveniente è la notizia che afferma questa assenza in termini di controllo delle politiche ambientali e l’ulteriore fatto di come la televisione ignori tutto ciò è l’ulteriore conferma di come la televisione sia al servizio di certe politiche e non abbia la minima funzione di informazione.

Non vendo metano, devo limitarmi a fare osservazioni che riguardano la mia professione altrimenti finiscono sempre per dirmi che scrivo più di politica che di attività motoria.

Ma io non mi lamento che il prezzo del metano sia raddoppiato, se devono essere quelli che vanno a metano i primi ad andare a piedi che siano proprio loro a dare il buon esempio. Mi lamento del fatto che tutti gli altri carburanti abbiano subito aumenti che sono da “regolare” inflazione e non da cambiamento dei consumi. Se tutti i carburanti raddoppiano e pure il servizio di trasporto pubblico raddoppia, ma il numero delle corse e non il prezzo del biglietto, possiamo pure accettare per buono l’aumento dei costi del carburante perché a quel punto, con un servizio pubblico che funziona davvero, dell’automobile possiamo anche farne a meno.

A quel punto l’automobile resta molto importante ed essenziale solo per i disabili che è giusto che abbiano delle agevolazioni e possano acquistare il carburante (magari quello che inquina meno) a cifre abbordabili. Non è tragico che raddoppi il prezzo del metano, è tragico che sia più conveniente usare i carburanti che inquinano di più e che non esistano politiche per fare in modo che la gente usi l’autobus più del mezzo privato. Con un autobus si possono trasportare tranquillamente 30 persone e si tolgono dalla strada quasi 30 autovetture visto che molti utilizzano la propria vettura privata da soli. Sono cento metri di coda in meno al semaforo, è tanto gas di scarico in meno nell’atmosfera, alla fine è una città più vivibile come continuiamo a sognare ma nessuno ha il coraggio di proporre perchè sarebbe un cambiamento epocale di portata troppo rilevante, una vera e propria rivoluzione negli stili di vita.

Il primo passaggio è proprio spegnere la televisione ed iniziare a muoversi per ossigenare il cervello e ragionare meglio. Poi che raddoppi il prezzo dell’unico carburante che inquina un po’ meno può diventare anche una notizia marginale perché se si fa qualcosa per l’ambiente in modo concreto si può anche accettare l’idea di muoversi meno in auto, anche se è a metano.