COME DISTRICARSI NELLA PUBBLICITA’

Siamo immersi nella pubblicità, tutto è pubblicità ed il nostro sistema funziona ancora inevitabilmente a colpi di pubblicità. Chi si piazza meglio sul mercato sopravvive chi non si piazza sul mercato soccombe. Inevitabile che il cittadino si trovi a dover affrontare il bombardamento pubblicitario tutti i giorni, in tutti i momenti della giornata e deva avere degli anticorpi nei confronti del sistema della pubblicità grandi come palloni da calcio altrimenti finisci per non avere più il tempo per sopravvivere anche se trabocchi di danaro da tutte le parti (anzi, forse soprattutto in quel caso perché come potenziale grande acquirente sei bombardato ancora di più) perché non hai più il tempo per vivere se non per comprare tutte le cose che il mercato ti suggerisce di acquistare e senza le quali ovviamente la vita non ha senso ed anzi la fine è proprio dietro l’angolo. Per cui, anche senza accorgercene, viviamo con una specie di “antivirus” sempre attivo che è quello che ci permette di vivere in modo quasi normale anche se il sistema della pubblicità inizia ad attaccarci all’alba e stenta a mollarci anche quando siamo sotto le coperte.

Il mondo dell’attività fisica non fa eccezione anzi può distinguersi proprio come un ambito dove il mercato è entrato con prepotenza trionfante negli ultimi decenni.

Dare delle indicazioni per difendersi dal sistema della pubblicità in tema di attività motoria è quasi impossibile e se io avessi inventato un sito che da di queste indicazioni probabilmente avrei tante visualizzazioni da far paura perché l’argomento riguarda tutti, però un’indicazione banale che non costa molta fatica osservare e che può già tornarci abbastanza utile è quella semplice semplice che a molti verrà istintivo applicare ma ad altri no e che recita così. “Quando vi danno un qualsiasi consiglio in tema di attività motoria, fra le altre mille cose (mica è l’unica…) domandatevi anche chi ci guadagna dall’applicazione di questo consiglio”.

Guardate che l’indicazione non è solo di tipo economico ma comprende anche altri aspetti e allora scoprendo carte in tavola che spero che siano sempre risultate scoperte (non è mai stato nei miei intenti tenerle coperte) vi spiego anche gli “interessi” di questo sito. Andiamo per esclusione partendo da distante. Interessi di tipo commerciale “terra terra”: non se ne vede l’ombra. Vi ho mai scritto di acquistare qualche integratore? Mai, anzi continuo a ripetere di consultare il vostro medico di base quando acquistate prodotti che sembrano acqua fresca ma poi sotto sotto possono essere paragonati a dei veri e propri farmaci e non a caso vengono distribuiti sul mercato da case farmaceutiche e venduti in farmacia. Vi ho mai detto di cambiare scarpe ogni tot. chilometri perché dopo un po’ si “scaricano” (che bello questo aggettivo per delle scarpe…) e diventano pericolosissime come viaggiare su un auto senza freni? No, anzi vi ho detto di tenere quelle vecchie da parte, anche quando avete già acquistato quelle nuove, perché quelle vecchie vi possono tornare nuovamente utili per mille motivi e chi ha i piedi delicati sa che la vera insidia arriva dalla scarpa nuova (è quello il vero trauma al quale ci si deve adattare, si spera in tempi brevi) e non a quelle vecchie che il nostro piede ha impiegato tanti e tanti giorni per modellare come faceva comodo a lui.

Allora qui sono fuori da ogni sospetto e non ci vuol molto a capire che non ci guadagno il becco di un quattrino sul fatto che voi spendiate soldi in integratori o scarpe supercostose. Non do molti consigli sull’argomento (di integratori proprio cerco di non trattarne anche se i lettori mi torturano con infinità di quesiti in proposito…) e si capisce che se vi do un consiglio è per convinzione personale e non per interessi di mercato. Dove sono meno attendibile, per esempio, è sul tema delle bici elettriche e delle bici in genere dove mi viene spesso chiesto “Dai, dimmi chi è il tuo sponsor occulto, sei troppo martellante con sta storia delle bici elettriche e delle piste ciclabili…”.

E lì si tratta di andare sulla fiducia. Interessi economici al momento non ne ho e con la limitatissima diffusione di questo sito è probabile che non ne abbia proprio mai, però quando vi dico che il mio nome a qualche bici elettrica che mi convince come prodotto lo affiancherei pure ammetto un coinvolgimento almeno emotivo sull’argomento che non mi può fare definire del tutto imparziale. Insomma se oltre ad essere definito “quello dei 30 all’ora” vengo definito “quello delle bici elettriche” non mi offendo e anche se non pubblicizzo nessun prodotto in particolare devo ammettere che è così. Vi dico chiaro e tondo che se dovete cercare un sito che evidenzi i problemi nell’uso della bici elettrica questo è il sito sbagliato, ne parlo altro che bene.

E andando su argomenti ancora più grandi, il discorso delle piste ciclabili. Vi garantisco che non sono intrallazzato con nessuna ditta che prende appalti per la costruzione di queste ma non mi sentirete mai criticare la scelta di costruire delle piste ciclabili se non in casi del tutto eccezionali come per esempio nella città di Ferrara, che era famosa in tutta Italia perché era la città dove si girava senza problemi in bicicletta, e adesso, per colpa delle piste ciclabili, ci sono gli automobilisti che si sono messi a fare i prepotenti e ti dicono di andare sulla pista ciclabile. La città di Ferrara era l’unica che non aveva bisogno di piste ciclabili perché nella mentalità dei cittadini era un’unica gigantesca pista ciclabile. Costruire piste ciclabili è stato un grande favore agli automobilisti perché così adesso ti dicono che anche a Ferrara ci sono certi punti dove l’automobilista può andare via bello spedito che tanto le biciclette non devono rompere i maroni e devono andare sulla pista.

Ma allora che interesse ne ho io se tutta Italia diventa come Ferrara prima che vi costruissero le piste ciclabili? Se i cittadini decidono che anche se non esiste la pista ciclabile ormai la precedenza ce l’ha il ciclista e gli automobilisti si devono rassegnare e adeguare la loro velocità a quella delle biciclette invece di fare come nella maggior parte delle città italiane dove il ciclista o va sullo straccio di pista ciclabile quando esiste oppure di adegua a prendere la macchina anche lui come tutti gli altri per non rischiare la vita?

Ho un interesse che non è economico ma è comunque un interesse, che la fine della dittatura dell’auto farebbe automaticamente partire l’era della vera lotta alla sedentarietà e, visto che, guarda a caso, io mi occupo a livello professionale proprio di quello, ne sono pienamente parte in causa. In breve tiro l’acqua al mio mulino, anche se non prendo soldi quando qualcuno inforca la sua splendida bicicletta invece che usare l’auto per andare a lavorare. E’ chiaro che non è un interesse materiale quantificabile ma fosse anche solo a livello emotivo io in una città dove l’automobilista fa davvero i conti con il ciclista e lo lascia libero di muoversi senza ansie mi sentirei realizzato anche se magari con quell’atteggiamento non c’entro proprio nulla.

E’ un po’ il contrario di quello che accade quando c’è un ciclista traballante che va piano su una strada stretta (ovviamente senza pista ciclabile) c’è un automobilista educato che attende che ci sia lo spazio per superare il ciclista senza fargli il pelo e fagli prendere paura e dietro a quell’automobilista ce n’è un altro cafone che ha visto benissimo il ciclista ed ha capito tutto e strombazza in modo indecente l’automobilista prudente perché ha deciso che vale la pena far correre qualche rischio al ciclista. E questa non è nemmeno la situazione peggiore perché accade anche che l’automobilista cafone sia direttamente sulla ruota del ciclista e strombazzi all’impazzata perché ha deciso che il ciclista che va così piano deve andare fuori carreggiata per fare largo alla sua fuoriserie da 200 cavalli.

Insomma la pubblicità si fa anche per cose che non si vendono (quali la sicurezza dei ciclisti). E’ chiaro che io qui sopra ne faccio e non nego di farla. Vi invito anche a capire da altre parti quando chi vi da qualche consiglio ve lo da perché ha particolari interessi a darveli o se ve li da in modo disinteressato per pura convinzione professionale.

Comunque, a scanso di equivoci, vi consiglio di non andare in bicicletta in posti dove è troppo pericoloso andarci. Sono certamente per una grande diffusione della bici come mezzo che ci aiuta nella lotta contro la sedentarietà e l’inquinamento ma non voglio martiri sulla coscienza. Sono io il primo a dire, a malincuore, che in molte città italiane la scelta dell’auto privata è una scelta obbligata perché utilizzare la bici è un mezzo suicidio e prendere l’autobus ci aumenta i tempi di trasferimento perché molte volte il servizio non è capillare ed efficiente.

La mia pubblicità sia chiara e cristallina, diamoci da fare per muoverci spendendo meno possibile anche grazie all’impegno politico. Una pista ciclabile, anche se costosa, può valere in termini di movimento anche come una palestra. Sulla pista ciclabile in più, ci andate anche gratis.