“…Nell’articolo in questione (“Sulle grandi quantità di carico nella preparazione per il mezzofondo” ndr.) tratti di atleti di altissimo livello e quindi poco propensi a rinunciare all’assistenza medica per affrontare la preparazione per cui tutti quei discorsi sui grandi quantitativi di preparazione senza supporto farmacologico potrebbero anche non avere molto senso. La domanda è: tali osservazioni possono avere un certo significato anche per livelli prestativi molto più bassi? Per correre per esempio gli 800 in 2’00” o anche in 2’10”? oppure i 1500 addirittura in 4’30”. Premesso che si possa trovare un atleta di quel livello che dedica tanto tempo alla preparazione (perché quegli allenamenti necessitano indubbiamente di molto tempo a disposizione) ha senso traslare un discorso del genere a livelli prestativi più bassi? Può davvero l’atleta amatore riuscire a migliorare anche grazie all’adozione di carichi decisamente estensivi e di qualità piuttosto bassa?”.
Tutto è possibile, è chiaro che è anche difficile trovare atleti di livello medio basso che sono disposti ad impegnarsi su allenamenti così lunghi però, almeno in linea teorica, è possibile che possa avere ottimi miglioramenti dei risultati anche un’atleta che parte da livelli prestativi abbastanza bassi. E’ chiaro che la via più breve è migliorare la qualità degli allenamenti e ciò consente indubbiamente di risparmiare tempo ma per chi è letteralmente “allergico” alle grandi qualità di allenamento (e certi atleti amatori che sono dei veri e propri “trattori” in effetti lo sono) può essere una strada percorribile anche quella di indugiare su grandi quantità di allenamento a bassa intensità.
In fin dei conti siamo abituati a pensare che i grandi volumi di allenamento siano tipici solo dei corridori di lunghe distanze, maratoneti, stradisti in genere o al più corridori dei 5000 e 10.000 metri in pista, ma soprattutto ad alti livelli l’opzione di indugiare su grandi quantità di allenamento non è da scartare neanche per gare più brevi quali gli 800 ed i 1500 metri. A livelli più bassi semmai l’osservazione è un’ altra: ci sono pochi atleti agonisti che praticano le specialità del mezzofondo veloce (800 e 1500 metri) a livelli prestativi molto bassi. Pare quasi che i tapascioni devano essere condannati a fare distanze dai 5000 metri in su e pertanto l’atleta di livello basso che indugia su carichi di allenamento molto considerevoli (tipo il 300 metri x 20 prove accennato nell’articolo che per chi corre in 2’10” potrebbero essere corsi tranquillamente in 50″) è una figura abbastanza rara. Le possibilità applicative sono molteplici e sta agli allenatori e pure agli atleti amatoriali autodidadatta sperimentarle con la dovuta prudenza ma anche con entusiasmo perché cose sempre nuove si possono scoprire anche senza essere dei campioni, anzi forse soprattutto senza essere campioni grazie al privilegio di poter sbagliare senza che nessuno drammatizzi l’eventuale errore.