STRATEGIE PER AUMENTARE IL NUMERO DI ORE DI ATTIVITA’ SPORTIVA DEI RAGAZZI

“Finiscila di occuparti di scuola, di scuola non ci capisci niente, se hai problemi organizzativi con la scuola vedi di risolverli in sede istituzionale ma vedi di non rompere i maroni a tutti con le tue idee strane e ridicole sulla scuola…”

Non ho nulla da nascondere, è vero che io dei problemi organizzativi con la scuola ce li ho ma non la critico certamente per quelli, i problemi veri sono ben altri.

Del mio problema organizzativo con la scuola ne ho già scritto in articoli che riguardano la terza età e non do la colpa a nessun dirigente scolastico. I dirigenti scolastici subiscono solo questo buco organizzativo e legislativo. Non esiste nessuna legge che tuteli l’effettazione dei corsi di attività motoria per la terza età che si svolgono essenzialmente nelle scuole pubbliche. Se esistesse una legge in proposito dovrebbe esistere anche un responsabile della struttura sportiva pubblica il quale, ancorché la palestra sia in uso alla scuola, deve comunque razionalizzarne l’utilizzazione per tutta la cittadinanza (anche per la carenza cronica di strutture sportive pubbliche sul nostro territorio) praticamente sempre. Questo responsabile di fatto non esiste e tutto è lasciato nelle mani del preside che molte volte non ha tempo per fare questo lavoro oneroso e molto difficile da districare perché pochi sono gli impianti e, per fortuna, molte le richieste di utilizzazione degli stessi (e per fortuna che i potenziali utilizzatori sono tanti perché se fossero pochi sarebbe ancora più triste, sarebbe un po’ come gli autobus in certe città che non vengono aumentati perché il servizio pubblico fa talmente schifo che nessuno è abituato ad usarlo…).

Non mi lamento della scuola per questo anche se è vero che tante, troppe volte,  ho cominciato dei corsi in palestra a novembre invece che a settembre solo perché il dirigente scolastico non aveva ancora le idee ben chiare e non concedeva l’uso della palestra comunale se non quando anche l’ultimo degli insegnanti aveva risolto i suoi problemi di orario (e questo in altro modo si chiama “attività motoria per la terza età in ostaggio dei cronici problemi organizzativi della scuola italiana” ma torno a dire che non è “colpa” dei presidi…).

Mi lamento di una cosa che mi arriva direttamente dai ragazzi. E qui per attaccarmi qualcuno potrebbe dirmi che faccio il secondo lavoro, mi lamento tanto della cattiva distribuzione del lavoro nella nostra società e poi faccio il secondo lavoro. Io alleno per passione, alleno a tempo perso e non sono un allenatore federale di quelli che organizzano i raduni per i campioni, di quelli che vivono in modo professionale una realtà che purtroppo coinvolge a livello professionale anche ragazzi che non dovrebbero essere professionisti. Alleno quei poveri cani che fanno fatica a fare più di tre allenamenti alla settimana, che non riescono ad allenarsi tutti i giorni perché sono stritolati dalle verifiche scolastiche, quei ragazzi che avendo un rendimento normalissimo nello sport non ci sarà mai nessuno a lamentarsi dicendo: “Se questo non si allena tutti i giorni dimentichiamoci che possa migliorare in modo decisivo” perché del miglioramento dei risultati di quei ragazzi non gliene frega proprio niente a nessuno, ma in questa critica mi spingo ben più in là. Non solo nessuno si lamenta se questi non trovano il modo per dedicare il giusto tempo all’attività sportiva quotidiana ma non c’è nessuno che si lamenta nemmeno se questi spariscono proprio dal campo sportivo perché non hanno più il tempo neanche per i tre risicati allenamenti alla settimana che ad inizio anno riuscivano in qualche modo a fare ma poi, siccome la scuola ha preso una brutta piega, non riescono più a fare nemmeno quelli. E aumento il brodo perché tale cosa è ancor più devastante per quei ragazzi che dovevano iniziare un’attività sportiva che non hanno mai conosciuto ma non ci hanno mai provato per lo stesso tipo di problemi perché secondo i loro tempi di organizzazione scolastica, di pianificazione della giornata di lavoro, non c’era spazio per farcela stare.

Io per quei ragazzi non posso nemmeno lamentarmi perché non li ho mai conosciuti, non li ho mai visti, per me sono volti astratti e qualcuno può anche dirmi che sono una mia fantasia perché non li avrei mai conosciuti nemmeno se avessero avuto molto più tempo libero a disposizione.

Dite pure che mi lamento perché la scuola mi crea problemi organizzativi per il mio lavoro ma il problema più grosso non sono le mie beghe personali bensì la reale mancanza di attività fisica per la maggior parte dei ragazzi italiani e lì la ginnastica per la terza età non c’entra proprio nulla.

Capite che per me la benda sugli occhi della ragazzina interrogata in DAD che ormai è diventata famosa e potrebbe fare pure la pubblicità di qualche sciarpa da vendere al doppio del prezzo di mercato, è solo la punta dell’iceberg. Quello è un episodio irrilevante che non merita nessuna attenzione, una della mille cose tragicomiche che avvengono nella scuola stressata e chi focalizza l’attenzione sull’insegnante che è scivolata su quella buccia di banana (anche lei certamente potrebbe fare qualche pubblicità però, forse, ci tiene un po’ meno a metterci la faccia perché per i più è il “demone” della situazione…) non ha capito proprio niente.

Dobbiamo trovare le strategie per riuscire a far fare attività fisica ai ragazzi tutti i giorni, non solo due volte la settimana. Non cinque ore al giorno come  fa chi vuole andare alle Olimpiadi e finisce per iscriversi in scuole particolari, ma un’ora, un’ora e mezza al giorno come è giusto per tutti i ragazzi che hanno diritto a vivere oltre che a studiare.

La scuola deve fare i conti con l’organizzazione sociale. I tempi sono cambiati. Il campo sportivo non è sotto casa e per svolgere un allenamento di un’ora, un ora e mezza possono andare via anche dalle due alle tre ore. Se poi il ragazzo ha anche il corso di pianoforte, visto che il nonno gli ha tramesso la passione per il pianoforte non è che possiamo prendercela con il nonno perché ha portato il nipote sulla via della perdizione. Non si possono avere i tempi risicati a 15 anni che se perdi un autobus sei rovinato.

Se un ragazzo studia due, addirittura tre ore al giorno alla fine ha una settimana “lavorativa” di 50 ore. Ho scritto in modo polemico “lavorativa” perché questi davvero affrontano la scuola come una professione. Così come ci sono dei pazzi scatenati che a sedici anni affrontano lo sport già come una professione, ma quelli per fortuna sono pochi (e poi sarà proprio lo sport a punirli perché difficilmente mantengono quella capacità di impegno per molti anni ed arrivano al vero impegno con lo sport di vertice, verso i 25 anni che hanno già dato tutto) ci sono ragazzi che per la gente comune sono normalissimi, anzi vanno elogiati, che affrontano la scuola in modo decisamente professionale. Ed io di quelli non dico che sono pazzi scatenati perché sono invece i più adattati dei ragazzi ma dico che devono aprire gli occhi perché si stanno adeguando ad un tran-tran che non va per niente bene. Non si può barattare un elevato rendimento scolastico con l’attività sportiva essenziale perché  è pericoloso per la salute e non ne trarranno nemmeno giovamento poi nell’inserimento del mondo del lavoro e se proprio dovesse essere così peggio ancora perché  allora vuol dire che è un mondo del lavoro che fa danni anche all’esterno.

No, non credo che l’eccesso di ore passate sui libri dipenda dall’organizzazione attuale dal mondo del lavoro. Temo solo che il mondo del lavoro in modo subdolo e miope non abbia ben presente l’urgenza della rivisitazione di tutto il mondo scolastico.

Lì davvero sono poco attendibile e viaggio con la fantasia ma ho paura che ragazzi davvero maturi, che prendono la vita nelle loro mani, possano essere pericolosi per questo tipo di mondo del lavoro perché possono avere la presunzione di cambiarlo. Non ci stanno più a lavorare a tre euro all’ora in nessuna professione e piuttosto sono pronti a lasciare questo paese troppo lento a riorganizzarsi. Forse in questo senso può far paura una scuola che si rinnova davvero, può istigare al conflitto sociale, può provocare un aumento dei giovani che non si adeguano e abbandonano il paese. Una mediazione fra sterile contestazione sociale e necessità di cambiamento deve essere trovata.

Il problema non è la benda, non è la palestra che io posso usare solo a  novembre perché prima bisogna definire l’orario scolastico, c’è un problema di svecchiamento della scuola italiana che io temo che possa partire solo dai ragazzi.