Ho un po’ diffidenza verso quei tecnici (e sono tanti…) che hanno l’abitudine di dire al loro atleta in gara, ma anche in allenamento “Spingi di più!”. Molte volte tale esortazione è riferita ad atleti che praticano corse di media e lunga durata per il semplice motivo che non c’è tempo di dire “Spingi di più!” ad un velocista, ci impiega talmente poco a finire la gara che non fa tempo a sentirti ed è troppo concentrato sul suo gesto tecnico per poterti sentire. In effetti un bello “Spingi di più!” ad un velocista impegnato in uno sforzo ad impegno tipicamente esplosivo ci potrebbe anche stare perché il velocista è perennemente impegnato a spingere di più concentrato com’è a produrre la massima velocità possibile di corsa.
Ma il più delle volte come abbiamo visto si trova il tempo di dire questa cosa ad un soggetto che sta correndo i 400 metri, gli 800 metri oppure i 1500 metri. Non infrequente l’uso del mitico “Spingi di più!” anche in direzione di atleti che stanno correndo una corsa su strada di dieci chilometri o più.
Per capire l’incoerenza di tale esortazione che ci può stare solo come banale incitamento ad augurare all’atleta una corsa più veloce possibile basta pensare ad un automobilista che s’è accorto che si è accesa la spia della riserva della benzina e sulle indicazioni stradali ha visto che il distributore più vicino dista 50 chilometri. Se quell’automobilista ha a fianco un compagno di viaggio che a conoscenza della situazione sbotta “Presto accelera che altrimenti rimaniamo senza benzina?” potrebbe anche essere che lo manda sonoramente a quel paese perché l’unica cosa da non fare se vi sta finendo la benzina è proprio andare pesanti sull’acceleratore: in quel modo la benzina durerà molto meno e sarà facile restare a piedi prima di aver raggiunto il distributore. Così un atleta che sta facendo una gara sugli 800 metri e sta transitando ai 600 metri già chiaramente in deficit di energie se si sente dire “Spingi di più!” come minimo pensa che chi gli dice così non ha capito nulle delle sue condizioni di fatica e invece che pensare a spingere di più come dice il consigliere inconsapevole sarà concentrato al massimo per avanzare il più possibile con il minimo sforzo, spingendo meno possibile per poter riuscire a far bastare il carburante fino all’ultimo metro.
Insomma spingere costa fatica e soprattutto nelle corse sulle distanze lunghe la necessità impellente è risparmiare energia per avere ancora una buon disponibilità energetica nel finale della gara laddove gli atleti sprovveduti che hanno sparato tutto si troveranno nella situazione di non poter chiudere la gara in modo decoroso mentre quelli che sono riusciti a spingere di meno potranno ancora tenere un buon ritmo se non addirittura riuscire ad aumentare la velocità proprio in quel tratto.
Ovviamente è un po’ complesso mettersi a dire “Spingi tanto compatibilmente con la necessità di arrivare in fondo alla gara ancora in buone condizioni” ma ad essere pignoli il vero incitamento e la vera indicazione razionale dovrebbe essere proprio questa.
Tali imprecisioni nello sport sono piuttosto frequenti e accettate come norma e così è normalissimo sentire cantare i calciatori della nazionale prima della partita una frase tipo “Siam pronti alla morte” contenuta nell’inno nazionale quando non solo non son pronti alla morte ma molte volte, viste le dinamiche del calcio moderno, non sono pronti nemmeno a lasciarci giù un tot. di energie perché magari dopo quell’incontro della nazionale c’è in programma un incontro della loro squadra di club che ha un importanza decisamente superiore (penso a certe amichevoli inserite nel cuore del campionato magari in momenti determinanti per lo stesso).
Pertanto siamo un po’ costretti a scindere la situazione folcloristica da quella reale e così se per il folclore l’atleta deve sempre “spingere di più” in uno spreco di fatica che non ha limiti alla ricerca della gloria, nella realtà l’atleta, anche di non elevato livello è proteso in modo cosciente ma anche in modo incosciente a cercare un razionale centellinamento delle energie per giungere al miglior risultato finale possibile. Insomma secondo questa ottica il buon atleta pare quasi più un ragioniere che un eroe ed il presunto eroe finisce per essere etichettato per autentico pirla che non ha saputo distribuire le energie con la dovuta maestria.
Alla fine il mitico “Spingi di più!” è solo un romantico incitamento ma a livello tecnico il più delle volte non ha proprio nessuna valenza, tanto meno in allenamento dove non c’è un avversario da battere ed ogni occasione per affinare l’economia della tecnica di corsa deve essere colta come un’utile opzione.